COSA PREVEDE LA LEGGE MANCINO, QUELLA CHE NESSUNO APPLICA MAI AI RAZZISTI
UNA NORMA INSUFFICIENTE CHE DI FATTO VIENE DIMENTICATA, ALTRIMENTI TANTI POLITICI SAREBBERO IN GALERA DA TEMPO E L’ITALIA UN PAESE CIVILE
La legge 205 del 1993, conosciuta come legge Mancino – finita nel mirino del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana – punisce chi istiga a commettere o commette atti di violenza o di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi con una reclusione da 6 mesi a quattro anni.
Sanziona anche chiunque faccia propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, o istiga a commettere atti di discriminazione prevedendo la reclusione fino a un anno e 6 mesi e una multa fino a 6mila euro.
La legge condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia fascista e vieta ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
La legge – che prende nome da Nicola Mancino, ministro dell’Interno nel 1993 – ebbe tra i primi effetti lo scioglimento, proprio nell’anno di approvazione, del Movimento Politico Occidentale, un’organizzazione di estrema destra fondata nel 1984 da quello che ne fu per anni il leader, Maurizio Boccacci.
Nel 2014 la Lega ha proposto un referendum per abrogarla affermando che si tratta di una norma liberticida. Attualmente la legge Mancino è il principale strumento legislativo che l’ordinamento italiano offre per la repressione dei crimini d’odio.
Nella scorsa legislatura, il Partito democratico provò ad ampliare queste norme attraverso la legge Fiano che prevedeva il reato di propaganda fascista e antifascista, con un’aggravante per l’utilizzo di Internet.
Il testo, però, fu approvato solo alla Camera e non ebbe mai il via libera definitivo. Doveva sanzionare anche la produzione, la vendita o l’ostentazione di simboli e gesti che rimandano ai contenuti del partito fascista. E prevedeva anche il divieto di manifestazioni con il saluto romano.
Da tempo si discute di una possibile estensione della Legge Mancino ai reati basati sulla discriminazione in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
In realtà è una delle leggi meno applicate d’Italia, che ha introdotto una serie di aggravanti per i reati a sfondo razziale per i quali, di fatto, praticamente nessuno viene perseguito, basti leggere ciò che appare in rete ogni giorno .
Quello che sarebbe necessario è una norma che equipari l’istigazione all’odio razziale a quello che è: un attentato alla sicurezza dello Stato perchè mira a minare la civile convivenza. Ed equiparlarlo ai reati di mafia per i quali sia previsto anche l’ergastolo, il sequestro dei beni e la perdita della patria potestà per gli organizzatori e i mandanti.
(da agenzie)
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