CRAC DI PAPA RENZI, IL GIP: “NON SI PUO’ ARCHIVIARE”
TROPPE ANOMALIE, ALTRA UDIENZA PER APPROFONDIRE LA VICENDA
Le «anomalie» non sono troppe soltanto agli occhi di qualche creditore.
Anche il giudice dell’indagine preliminare Roberta Bossi ritiene che l’indagine per bancarotta a carico di Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio, Matteo, allo stato non possa essere archiviata.
Perciò nei prossimi giorni sarà comunicata la data – da scremare in una rosa di tre-quattro giornate “papabili” – in cui celebrare un’udienza per approfondire la vicenda.
Nei giorni scorsi Vittorio Caporali, uno dei creditori della Chil Post Srl, specializzata in marketing editoriale e in passato di proprietà di Renzi senior, ha presentato tramite il legale Ernesto Rognoni una memoria allo stesso giudice Bossi.
La sua azienda “Genovapress” era titolare dei locali dove aveva avuto sede Chil proprio ai tempi di papà Renzi, e vanta un credito di 8000 euro.
Sostiene che sarebbe prematuro archiviare la posizione di Tiziano, e rimarca una serie di presunte anomalie registrate anche nel periodo della sua dirigenza.
Il padre del presidente del Consiglio, dopo essere stato alla guida della compagine dalla sua nascita, aveva ceduto le quote all’ultrasettantenne Gianfranco Massone nell’ottobre 2010, e amministratore unico era diventato Antonello Gabelli.
Nello spazio di due anni e mezzo Chil è naufragata.
E la prima ipotesi degli inquirenti era che Renzi senior avesse concorso a quel dissesto. In particolare, il procuratore aggiunto Nicola Piacente e il sostituto Marco Airoldi sostenevano che Tiziano avesse “regalato” alla moglie Laura Bovoli, titolare della Eventi 6, attiva nello stesso campo, l’unico pezzo funzionante del gruppo, e poi mollato ciò che rimaneva a un prestanome.
Da lì in avanti, gravata dai debiti, ha collassato ed ecco spiegato il primo avviso di garanzia.
Matteo Indice
(da “il Secolo XIX”)
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