CRESCITA DEL PIL A 1,5%, SOLO IL BELGIO HA FATTO PEGGIO DI NOI, MA IL GOVERNO ESULTA
LA MEDIA UE DI CRESCITA E’ DEL 2,3%
L’economia italiana, nel secondo trimestre, è cresciuta più del previsto: l’aumento del pil dell’1,5% registrato dall’Istat rispetto allo stesso periodo del 2016 è il più alto dai sei anni a questa parte.
Il Pd, puntualmente, festeggia il “grande risultato ottenuto grazie alle riforme del governo Renzi e proseguite da quello Gentiloni“.
L’ex premier Matteo Renzi sostiene che “la realtà ha smentito i gufi“.
Ma resta il fatto che i nuovi dati piazzano ancora una volta l’Italia agli ultimi posti nella classifica europea.
Anno su anno ha fatto peggio (di poco) solo il Belgio, con un +1,4%. La media è stata di +2,3%, 0,8 punti sopra il progresso fatto segnare dall’economia italiana, che pure non ha mai corso tanto negli ultimi sei anni.
“Il gap tra l’Italia e i principali partner commerciali e finanziari si amplia quasi inesorabilmente ad ogni trimestre”, sottolinea il capo economista di Nomisma, Andrea Goldstein.
“Prima o poi San Super Mario dovrà cominciare a stringere i cordoni della borsa dell’Eurotower e l’Italia rimarrà l’unico paese del G20 con un pil inferiore al livello pre-crisi”
“Crescita 2017 prevista a +1,5%. Meglio delle previsioni”, ha twittato il premier Paolo Gentiloni. “Una buona base per rilanciare economia e posti di lavoro”.
A dire il vero secondo l’Istat la crescita acquisita nel 2017, quella che si otterrebbe se nel resto dell’anno il pil rimanesse invariato, è pari a 1,2%.
In ogni caso il Documento di economia e finanza varato dal governo lo scorso aprile prevede per quest’anno un +1,1% e alla luce dei nuovi dati è probabile che a settembre, quando il Def verrà aggiornato, la stima sia rivista al rialzo.
Quanto al fatto che questo progresso sia sufficiente per “rilanciare l’economia”, Goldstein non è d’accordo: questi livelli, rileva, appaiono “ancora insufficienti per rilanciare sensibilmente gli investimenti e assorbire la disoccupazione”.
Terzultimi per crescita trimestre su trimestre, penultimi anno su anno
Il confronto con il resto dell’Europa e con l’Eurozona aiuta però a capire la reale portata di questa crescita.
Nel secondo trimestre, rispetto al primo, il pil italiano è salito stando ai dati Istat dello 0,4%. La media Ue, secondo Eurostat, è stata di +0,6%: meno dell’Italia sono cresciuti solo il Portogallo (+0,2) e la Gran Bretagna (+0,3) alle prese con i negoziati su Brexit.
Anno su anno (secondo trimestre 2017 sullo stesso periodo del 2016) la media dei Paesi che hanno adottato l’euro è stata di +2,2%: la Germania ha messo a segno un +2,1%, la Francia +1,8, la Spagna ha raggiunto il +3,1%. L’Est Europa corre: +3,6% la Bulgaria, +4,5% la Repubblica ceca, +4% la Lituania, +4,1 la Lettonia.
L’Irlanda ha registrato addirittura un +6,6 per cento.
Anche Gran Bretagna e Portogallo, che trimestre su trimestre sono fanalini di coda, si piazzano davanti alla Penisola se il metro di paragone è la crescita rispetto al secondo trimestre 2016: rispettivamente fanno segnare +1,7 e +2,8 per cento.
Su industria e servizi, cala l’agricoltura. A giugno boom di farmaceutica e attività estrattiva
L’aumento tendenziale dell’1,5% è il più alto registrato dall’Istat da sei anni. Per trovare un valore maggiore bisogna tornare al primo trimestre del 2011 quando l’incremento era stato del 2,1%.
I dati sono corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati per tener conto che il trimestre ha avuto tre giornate lavorative in meno del trimestre precedente e due in meno del secondo trimestre 2016.
La variazione congiunturale è sintesi di un aumento dell’industria e dei servizi, che hanno un “andamento omogeneo, con i servizi che mantengono un tasso di crescita importante”, e di un calo dell’agricoltura.
Trattandosi di stime preliminari (che verranno confermate o meno il 14 novembre), non sono ancora disponibili dati disaggregati per settore.
Gli ultimi dati sulla produzione industriale, relativi al mese di giugno, hanno evidenziato un incremento complessivo dell’1,1% con il traino del settore farmaceutico (+5,9% mese su mese), dell’attività estrattiva (+11,2%) e della fabbricazione di prodotti petroliferi (+7,9%).
(da “il Fatto Quotidiano”)
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