DESTRA E SINISTRA, PER ME PARI SONO: MENO DI UN GIOVANE SU CINQUE DA’ IMPORTANZA ALLA DISTINZIONE
GIOVANI INDIFFERENTI, PER LORO SONO PAROLE VUOTE
Addio alla “bussola” per antonomasia della politica: destra e sinistra sono parole vuote per gli elettori giovani di oggi. Addio ideologie e senso di appartenenza, com’è stato per generazioni. Lo dice il Rapporto Giovani 2017 dell’Istituto Toniolo realizzato in collaborazione con Fim Cisl: il 61,5% di un campione di 2000 persone nega qualsiasi importanza alla distinzione destra-sinistra.
Questa “indifferenza” tocca il picco tra chi ha come riferimento il Movimento 5 Stelle: si arriva al 77,6%. Il no alla discriminante classica prevale comunque nell’elettorato di tutti i partiti.
Solo il 16,8% dei giovani dichiara, invece, di non avere un’idea chiara su cosa rappresentino effettivamente i diversi orientamenti ideali
“Il voto dei ragazzi, l’elettorato più difficile da intercettare, può fare la differenza in vista delle prossime elezioni – commenta Alessandro Rosina, curatore del rapporto – . I partiti devono sapere che non convince più l’offerta politica che usa gli schemi del passato, della destra e della sinistra. C’è un mondo che cambia e i giovani non vengono inclusi, per questo si chiudono e si avvicinano ai partiti anti-sistema ”
Disillusione.
Cresce lo scontento tra i giovani e aumenta anche la disillusione nei confronti della politica e della classe dirigente, ritenuta la responsabile di tutti i mali: “In Europa abbiamo la più alta percentuale di Neet (not in education, employment or training), ossia giovani non inseriti nello studio, nel lavoro o nella formazione – spiega Rosina – . Lo scenario più probabile è un voto di astensione o di protesta”.
I millennials sono “tripolari”: c’è una parte che protesta; una che non aderisce a nessun partito e rimane lontano da tutti, in attesa di una proposta politica che parli il loro linguaggio; e una parte minoritaria, rappresentata dai giovani con i titoli di studio più alti, che cerca di essere propositiva e manifesta interesse per un partito o movimento. In una scala da 1 a 10 per esprimere il grado di vicinanza ai vari partiti-movimenti, un giovane su tre (il 34,6%) dà l’insufficienza a tutti. I 5Stelle ottengono un voto uguale o superiore al 6 dal 35,1%, il Pd dal 25,7% .
Il fattore cambiamento.
Il discrimine più forte sul voto è legato al dualismo apertura-chiusura al nuovo: “La sfida è far capire che il cambiamento può essere colto come opportunità mettendo i Millennials al centro – prosegue Rosina – l’Italia deve investire sui propri giovani, considerarli una risorsa: nessun governo finora si è mai dotato di un piano di crescita che abbia al centro le nuove generazioni. E’ questa l’offerta politica che può catturare il loro consenso”.
(da “La Stampa”)
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