DI MAIO E’ IL CAPITAN TENTENNA
IL GOVERNO POTREBBE SOSPENDERE LA VENDITA DI ARMI ALLA TURCHIA COME HA FATTO LA GERMANIA MA NON LO FA … SOLO CHIACCHIERE QUANDO SERVONO FATTI
Rilancia ma non decide. Chiama in causa l’Europa, invoca, anzi “pretende”, una posizione unitaria, che su un tema così delicato è avvenuta una sola volta in passato, ma non accenna minimamente ad un “piano B” che pure dall’interno stesso del suo partito sono in molti a voler vedere già realizzato, seguendo la strada tracciata da Germania, Francia, Finlandia, Paesi Bassi, Norvegia, Finlandia: decidere lo stop immediato di armi alla Turchia dell’”invasore Erdogan”.
D’altro canto, è quanto lo stesso gruppo parlamentare dei 5 Stelle ha ribadito in una mozione presentata alla Camera: “Nel rispetto della legge 185 del 1990 che vieta la vendita di armi italiane a Paesi in guerra, della Posizione comune europea del 2008 e del Trattato Onu sul commercio di armi sottoscritto dall’Italia nel 2013, se la Turchia non fermerà subito l’invasione, chiediamo l’immediata sospensione delle forniture militari italiane alla Turchia, terzo Paese di destinazione del nostro export bellico”.
L’Europa va bene, ma l’Italia non deve attendere il via libera da Bruxelles per assumere una decisione del genere.
Decisione tanto più significativa visto che negli ultimi quattro anni l’Italia ha autorizzato forniture militari per 890 milioni di euro e consegnato materiale di armamento per 463 milioni di euro alla Turchia.
Nel 2018, quando erano già chiari i propositi di Erdogan contro i curdi siriani, il ministero degli Esteri ha autorizzato la vendita di armi alla Turchia per 360 milioni di euro, tra munizioni, bombe, siluri, razzi, missili e altre apparecchiature.
“Lunedì al consiglio Ue dei ministri degli Esteri, come governo, chiederemo che tutta l’Ue blocchi la vendita di armi alla Turchia”, ha annunciato ieri sera Di Maio dal palco di Italia 5 Stelle a Napoli.
“Basta armi alla Turchia lo diciamo a tutta Europa”, urla il capo dei pentastellati replicando ad un gruppo di manifestanti che aveva fatto irruzione nell’Arena Flegrea chiedendo che non siano più vendute armi al governo di Erdogan che ha lanciato da 4 giorni un’offensiva militare contro i curdi nel nord della Siria.
“Questi ragazzi chiedono lo stop alle armi alla Turchia: hanno ragione, lo diciamo anche noi”, insiste Di Maio. “Avete visto la Turchia cosa sta facendo, un’azione unilaterale nei confronti della Siria. Lunedì come ministro degli Esteri ho il primo Consiglio dei ministri degli Affari esteri e chiederemo che tutta l’Unione europea blocchi la vendita delle armi alla Turchia”.
Propositi nobili, se non fosse che una decisione di questa natura deve essere presa dal Consiglio europeo all’unanimità : basta che un Paese dei 28, si opponga perchè tutto si blocchi.
E poi, dicono ad HuffPost esperti in materia, è anche una questione di tempi: ammesso che si raggiunga l’unanimità , vi sono poi procedure particolari per la messa in attuazione che richiedono tempo.
E il tempo, nel nord della Siria, è scandito dalla morte e dall’esodo di centinaia di migliaia di civili dal nord della Siria attaccato dalle forze armate di Ankara.
“È positivo che il Ministro degli Esteri Luigi di Maio abbia dichiarato di voler proporre nel prossimo Consiglio dei Ministri degli Esteri UE di lunedì 14 ottobre un embargo alle forniture di armamenti verso la Turchia. Ma se la preoccupazione per l’impatto delle vendite di armi è vera occorre comunque iniziare da una sospensione immediata dei trasferimenti di natura militare da parte dell’Italia. Una decisione che possiamo prendere da soli e subito”.
E’ questo il commento a caldo della Rete italiana per il Disarmo alle affermazioni di Di Maio .“Certamente uno stop delle forniture di armi a livello di Unione Europea avrebbe molta più efficacia e rilevanza di iniziative dei singoli Paesi, ma visti i tempi anche tecnici che serviranno per implementare una simile decisione – che dovrà essere approvata unanimemente da tutti gli Stati Membri – è opportuno che, se la volontà politica è davvero quella di contribuire a fermare le azioni belliche iniziate dalla Turchia, ci sia anche una scelta immediata dell’Italia.
“Uno stop che richiediamo con forza già da qualche giorno e che per essere serio e concreto dovrà riguardare sia le spedizioni di forniture già autorizzate sia il blocco di qualsiasi nuova autorizzazione. In questo modo il nostro Paese si allineerebbe positivamente a quanto già deciso da Finlandia, Norvegia, Paesi Bassi, Germania tra gli altri” rimarca la nota di Rete Disarmo.
“Chiediamo inoltre che il Ministro Di Maio non si dimentichi della sanguinosa situazione in Yemen e si adoperi per realizzare quanto la Camera dei Deputati ha votato lo scorso giugno con l’approvazione della mozione che poi ha portato alla sospensione dell’export di bombe e missili verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. In quello stesso testo infatti si impegnava il Governo anche a valutare “l’avvio e la realizzazione di iniziative finalizzate alla futura adozione, da parte dell’Unione europea, di un embargo mirato sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti” cioè i Paesi leader della coalizione che sta bombardando lo Yemen ormai da oltre quattro anni. Ci auguriamo ed aspettiamo che il Governo italiano assolva anche a questa parte dell’indirizzo politico votato dal Parlamento facendo gli opportuni passi in sede di Unione Europea”.
Dalla Farnesina e da Bruxelles emerge un moderato, in diplomazia è un aggettivo doveroso, ottimismo sulla possibilità che il “lodo di Maio” possa fare breccia domani a Lussemburgo.
L’Italia dovrebbe incassare il sostegno, pesante negli equilibri europei, della Germania di Angela Merkel (e della entrante presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen).
Quanto al precedente, potrebbe essere di buono auspicio: l’Ue decise lo stop di vendite di armi all’Egitto nel 2011, sull’onda della rivolta di Piazza Tahir contro il regime di Hosni Mubarak. Allora a perorare la causa era stata Emma Bonino, in qualità di ministro degli Esteri.
(da “Huffingtonpost”)
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