DI MAIO LOGORATO DA SALVINI E DAI SUOI PARLAMENTARI: “NON SO SE CONTINUARE”
IL BIVIO: SOTTOSTARE ALLE RICHIESTE DI SALVINI O SALVAGUARDARE I VALORI DEL MOVIMENTO… MORRA PROPONE UN REFERENDUM: CONTINUARE O MENO COL GOVERNO?
Per la prima volta, da quando è nato il governo, Luigi Di Maio ha la sensazione che tutto stia precipitando.
Il capo M5s è finito sotto l’assedio di Matteo Salvini ma anche dei suoi gruppi parlamentari. Così la voglia di chiudere qui l’esperienza gialloverde fa capolino a tarda sera nell’ufficio del vicepremier grillino dove sono entrati solo i suoi fedelissimi. Così dopo ore convulse il capo M5s, che nella sua stanza di Palazzo Chigi ha ascoltato il comizio del leader leghista, si lascia andare a uno sfogo: “Io non so se continuare”.
In successione sono tre i fatti che in poche ore hanno sconvolto la vita politica del governo e dello stesso Di Maio.
La bocciatura della mozione M5S sulla Tav, poi la richiesta di rimpasto arrivata da Matteo Salvini e per finire la notizia che un gruppo di deputati e senatori, guidato da Nicola Morra, vorrebbe mettere ai voti la possibilità di continuare o meno con l’esperienza di governo.
È la presa d’atto di essere ormai a un bivio, da un lato piegarsi a Matteo Salvini e dall’altro salvaguardare i valori del Movimento dicendo ‘no’ alle richieste dell’alleato, che alza sempre di più l’asticella quasi a voler provocare la crisi.
“La vita è fatta di scelte e M5s non rinuncia alle sue”, parole criptiche affidate a un post su Facebook scritto in nottata dopo averci riflettuto per tutto il giorno.
La scelta probabilmente sarà presa domani o al massimo lunedì quando incontri e colloqui dovrebbero servire a sciogliere i nodi e quando Di Maio capirà quanto potrà cedere all’alleato.
Tuttavia la voce di incontro tra Salvini e Di Maio già giovedì è stata smentita da fonti leghiste a stretto giro.
“Quello di Salvini è terrorismo psicologico, alza l’asticella perchè vuole un rimpasto, ma forse vuole anche di più, un Conte bis. Vuole la crisi di governo”, osserva un componente del governo tra i più vicini a Di Maio.
A questo punto il capo M5s vede due fedelissimi, i ministri Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. Secondo quanto trapela il leader leghista avrebbe chiesto tre o quattro ministeri, quello dei Trasporti guidato da Danilo Toninelli, la Difesa di Elisabetta Trenta e quello più pesante dell’Economia in capo a Giovanni Tria.
Forse anche il dicastero della Salute.
In più Salvini vorrebbe rivedere l’intero programma di governo per renderlo a trazione leghista. Per i 5Stelle è davvero troppo. Per Di Maio lo è ancor di più, significherebbe annientare del tutto il Movimento e sottometterlo ai leghisti.
Il governo è appeso a un filo, tanto che il premier Conte rimanda la consueta conferenza stampa prima della pausa estiva. Tra i pentastellati serpeggia la certezza che, anche con un rimpasto o con una revisione del contratto, la “fame” del titolare del Viminale non sia saziata.
Di certo — è il ragionamento che per adesso prevale — se il Movimento farà un passo indietro sui ministeri non potrà retrocedere sul contratto di governo.
Per adesso i due vicepremier si ignorano. Si sono ignorati in Aula durante la discussione sulle mozione e, a Palazzo Chigi, quando Salvini ha parlato con Conte, il capo M5s è rimasto chiuso nella sua stanza.
Sarebbe dovuto andare al Senato, dove ad attenderlo c’erano deputati e senatori per un’assemblea congiunta. Ad aleggiare c’era lo spettro di un documento nel quale sarebbe stato elencato tutto ciò che non va sia dentro il Movimento sia nei rapporti con il governo.
Ma non è il proprio il caso, per Di Maio, di prendere schiaffi anche dai sui gruppi parlamentari. I suoi lo aspettano per oltre un’ora, molti deputati sono tornati a Roma dalle ferie. Alla fine arriva l’sms: “La riunione è sconvocata”. L’aria è pessima. Si parla di una mozione che impegna il capo politico a cedere incarichi e a valutare se proseguire o meno nell’esperienza di governo.
Ecco che Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, lancia la proposta: “Vista la deludente esperienza di governo, direi di mettere in votazione su Rousseau se continuare o meno”. O per dirla con le parole del senatore Elio Lannutti: “Onore e dignità vanno difesi”.
A questo punto la decisione, al netto del sondaggio sul blog, è nelle mani di Di Maio, logorato dai continui attacchi tanto da ipotizzare che forse è arrivato il momento di non poter più sottostare alle richieste di Salvini.
(da “Huffingtonpost”)
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