DOPO I CINQUE NUOVI ESPULSI, IL M5S VELEGGIA TRA LACRIME E ACCUSE
CAMPANELLA: “IO HO SEMPRE RESTITUITO TUTTO, GRILLO CONTROLLI PIUTTOSTO QUALCHE AMICO SUO, MAGARI SCOPRE CHE HA ASSUNTO IL CONVIVENTE”
«Ah, quanta cattiveria che si respira… Nessuno stupore, non poteva che finire così…». La senatrice Laura Bignami si avvia rassegnata verso la sala assemblee del Movimento.
Poche ore prima Beppe Grillo, prendendo a sassate il totem regolamentare, l’ha buttata fuori assieme ad altri quattro colleghi.
Un’epurazione pianificata e fortissimamente sollecitata dal quartier generale della Casaleggio associati.
Sul terreno restano soprattutto rapporti umani distrutti. E una scia di veleno lunga così. «Con le espulsioni – sorride Riccardo Fraccaro – il M5S si libera dalle tossine».
Ormai si procede con quattro o cinque purghe alla volta.
È il leader a fotosegnalare sul blog Maurizio Romani, Maria Mussini, Alessandra Bencini, Monica Casaletto e Bignami.
Nel post Grillo ricorda le dimissioni, «gesto politico in aperto conflitto e contrasto con quanto richiesto dal territorio, stabilito dall’assemblea dei parlamentari, confermato dai fondatori e ratificato dagli iscritti ».
La colpa, insomma, si riassume nella strenua opposizione alla cacciata di alcuni colleghi.
Troppo, per chi ha in mano l’infallibile arma del blog.
Il clima è di totale, assoluta incomunicabilità . Al bancone della buvette Vito Crimi quasi appoggia le spalle a quelle della Bencini. Si sfiorano e però si ignorano. Scoccano le 17, i cinque si avviano in assemblea.
Camminano quasi per mano, uno al fianco dell’altro, come per darsi coraggio.
Dentro, poi, si battono per ore. Ne sortisce effetto una mediazione fuori tempo massimo – «se cambiamo insieme il regolamento del gruppo, ritirate le dimissioni? » – di un super falco come Laura Bottici.
Una che definisce i giornalisti «avvoltoi» e ha già attaccato i dissidenti evocando il concetto di sabotaggio.
Nessuno, comunque, cambia opinione. Urla e lacrime rendono la porta della sala riunioni quasi un orpello.
«Una dinamica del genere è distruttiva della nostra azione – grida Mussini – Qui c’è chi vuole la guerra, ci sono dei caduti. Voi pensate: “ci siamo liberati di quattro che rompevano i coglioni e ora ne facciamo fuori altri cinque”. Ma dal giorno delle espulsioni non c’è stata alcuna riflessione, anzi è partito il treno, è ricominciato lo stesso meccanismo ».
Anche un ortodosso come Alberto Airola si sfoga, amaro: «Scusate, questa situazione mi ha molto provato. Non c’è dialogo da parte di nessuno. Nessuno ».
Bencini trattiene a stento le lacrime, sembra quasi chiedere aiuto ai cronisti: «Tutti a casa? Sono io che voglio tornare a casa mia».
Fumano tutti. Una cronista becca Andrea Cioffi sulla soglia del bagno con una sigaretta in bocca. Il senatore desiste.
In assemblea c’è chi difende gli espulsi, anche se i 13 fuoriusciti hanno ridotto di molto la pattuglia delle colombe.
Nel gruppo – oggi a quota 41 senatori – volano soprattutto falchi. A sera, comunque, le dimissioni restano sul tavolo. «Nessun giochino – urla Romani – siete voi che mi buttate fuori. Non c’è scritto da nessuna parte che mi dimetto dal Movimento».
Si rivedranno lunedì. Solo allora si capirà se altri parlamentari preferiranno la via dell’esilio dal Movimento.
I nomi degli ultimi malpancisti – ancora indenni dall’epurazione – sono quelli che circolano da tempo: fra gli altri Michela Montevecchi, Ivana Simeoni, Cristina De Pietro e Giuseppe Vacciano.
«Io penso – è facile profeta Luis Orellana – che non è finita e altri usciranno».
Gli espulsi, intanto, si organizzano.
Entro martedì dovrebbero avviare ufficialmente l’iter per dar vita a un nuovo gruppo parlamentare. Li osserva Sel: «Insieme per una nuova maggioranza? Manca la premessa – risponde la capogruppo vendoliana Loredana De Petris – e cioè la volontà di Renzi. Noi comunque già ci raccordavano e ci raccorderemo con il nuovo gruppo. Poi tra tre mesi chissà … ».
Mentre il conflitto infiamma, il cofanetto dei veleni sembra destinato a schiudersi.
Sui soldi, ad esempio: «Ho sempre restituito tutto – assicura Francesco Campanella – ma tra i talebani si dovrebbero fare più controlli. C’è anche chi ha assunto il convivente ».
Gli espulsi Lorenzo Battista e Orellana, nel frattempo, ricevono una lettera di minacce con proiettili. E a complicare il quadro, si sparge la voce che alla radice del dissidio tra Grillo e Federico Pizzarotti ci sarebbe stata anche una mail inviata dal primo cittadino di Parma agli altri sindaci grillini per chiedere di prendere le distanze in blocco dalle espulsioni del Fondatore.
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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