POLITICI INQUISITI, COSA SUCCEDE IN FRANCIA: “RENZI SI E’ PIEGATO ALLE CORRENTI E HA SBAGLIATO”
INTERVISTA AL CORRISPONDENTE DI “LIBERATION”
Non è solo l’Inghilterra, dove i ministri si ritirano perchè la colf non è in regola, a sottolineare l’anomalia italiana.
In Francia, racconta il corrispondente da Roma di Libèration, Eric Jozsef, c’è una legge non scritta: “Risale all’inizio degli anni ’90, da quando sono emersi vari scandali, tra cui quello dell’ex deputato Bernard Tapie. È una regola introdotta dai socialisti e mantenuta poi da quasi tutti i governi, anche di destra: quando un ministro o un sottosegretario viene raggiunto da un avviso di garanzia, semplicemente, si deve dimettere.
Il ministro Boschi invoca a gran voce la presunzione d’innocenza.
Non sono pochi i politici che hanno lasciato e sono stati poi scagionati. In Italia poi il problema è ancora più pronunciato, perchè i tempi della giustizia sono molto lunghi. Ma ammettiamo che Renzi – invece di adottare la regola più normale, cioè di mandare a casa queste persone – scelga una linea politica più garantista, analizzando i singoli casi. A quel punto deve affrontare un nodo politico.
Quale?
Perchè il sottosegretario Antonio Gentile se ne va e gli inquisiti del Pd no? Il Nuovo centro destra dovrebbe trarne le conseguenze. E poi c’è un aspetto anche più delicato: non era Renzi a insistere, quando il premier era Letta, sul fatto che chiunque ha un problema con la giustizia o adotta comportamenti non opportuni deve mollare la poltrona?
È sorpreso?
L’aspetto inquietante è che queste persone, nel momento della nomina, erano già inquisite. L’intransigente linea francese colpisce quei politici che vengono raggiunti da avvisi di garanzia dopo aver assunto l’incarico, non prima. In questo caso li hanno scelti deliberatamente, pur sapendo che sono sotto inchiesta. Lo trovo perlomeno curioso.
Per i renziani Francesca Barracciu non era candidabile in Sardegna perchè accusata di peculato aggravato, ma nessuno ha obiettato quando è sbarcata ai Beni Culturali. Qual è la logica?
Il fatto è che questo governo, così come il suo premier, è afflitto da un grave problema di coerenza politica. In un Paese come l’Italia, tra i più corrotti in Europa, ci si aspettava un esecutivo ineccepibile. Soprattutto considerando che Renzi pretende di presentarsi come un grande rinnovatore.
“A noi il compito di ridare credibilità alla politica”, cinguettava.
Infatti quello che sta lanciando non è un bel messaggio. D’altronde aveva già smentito se stesso annunciando il voto nel 2015. Ora parla del 2018. Giurava anche che non avrebbe pugnalato Letta e l’ha fatto lo stesso.
La professoressa Carlassare ha fatto notare che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, avrebbe potuto impedire la nomina di sottosegretari sotto inchiesta. Invece il veto è caduto solo sul pm antimafia Nicola Gratteri.
Gratteri avrebbe rappresentato un messaggio molto forte, che avrebbe fatto credere a un vero impegno per il rinnovamento. E poi che bisogno c’era di nominare chi ha problemi giudiziari? Possibile che non ci fosse nessun candidato in quota Pd senza macchia e senza ombre?
E perchè, secondo lei, Renzi si è piegato?
Per motivi interni al partito, per accontentare varie correnti e per rispettare gli equilibri territoriali. Per le pressioni. Renzi ha cercato di soddisfare un po’ tutti: non penso, per esempio, che volesse nominare Gentile, ma ha dovuto farlo. Proprio come è accaduto a Letta, costretto a virare su sottosegretari imbarazzanti. Insomma, è la solita, vecchia politica. Sempre quella.
Beatrice Borromeo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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