DOPO L’INCHIESTA DI FANPAGE LA DINASTY DE LUCA BALLA SU UN PRECIPIZIO
IL GOVERNATORE SOMIGLIA SEMPRE PIU’ A IVAN DRAGO NEL FILM ROCKY IV, PRIMA DI ESSERE MESSO AL TAPPETO
Mascelle serrate e denti stretti. La rabbia è a malapena controllata. Biascica un sussurro ringhioso: “Vi faremo ringoiare tutto”.
Eccolo il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, forse per la prima volta in seria difficoltà e sfiancato dagli effetti collaterali della clamorosa inchiesta giornalistica Bloody Money, condotta dal giornale on line Fanpage.it diretto da Francesco Piccinini.
Nella seconda puntata trasmessa dal sito viene immortalato Roberto De Luca, il secondogenito del governatore della Campania, che accoglie con disinvoltura nel suo studio di commercialista e nel ruolo istituzionale di assessore al Bilancio del Comune di Salerno un imprenditore, dei rifiuti, Paolo Varotto, che va subito al sodo e piomba sull’affare ecoballe.
De Luca junior non si tira indietro e addirittura tratta a nome della Regione Campania fornendo perfino il nominativo di un ingegnere preposto a seguire queste vicende. Sarà successivamente il segretario-tuttofare dell’assessore Roberto De Luca a perfezionare l’accordo sulla quota pari al 15% dell’affare da destinare come tangente anche per Roberto.
Fatti gravissimi, da appurare giudiziariamente. È chiaro.
L’imprenditore in realtà è l’ex camorrista e pioniere del grande “affare monnezza”, una sorta di enciclopedia ambulante, Nunzio Perrella, che per Fanpage.it fa il gancio per entrare nel sistema e documentarlo con una telecamera nascosta.
Quel Paolo Varotto, cognome marcatamente veneto, in realtà è l’identità di copertura di Perrella data a suo tempo dalle stesse forze dell’ordine, quando aveva lo status di collaboratore di giustizia all’inizio degli anni Novanta.
Generalità che non possono essere adoperate per negozi giuridici ma solo al fine dell’identificazione e adesso riusata dall’ex manager della monnezza per far luce in questo mondo per conto di Fanpage.it.
Il lavoro è rigoroso. In particolare il giornalista Sacha Biazzo nei cinque mesi di raccolta di video e documenti “dal dì dentro” si finge autista di Perrella e gli sta attaccato addosso.
L’inchiesta è spericolata e dirompente e incrocia il lavoro della Procura di Napoli che spedisce due comunicazioni giudiziarie: una per Piccinini, l’altra per Biazzo, entrambi indagati a piede libero.
E’ il giornalismo bellezza. Senza inchini, senza premure, senza se e senza ma appunto solo e unicamente la forza di documentare.
Ne escono fuori circa 900 ore di girato, un’inchiesta giornalistica condensata in sette/dieci puntate dove si mostra nella sua tragicità come un sistema economico-finanziario, imprenditoriale, istituzionale, politico, camorrista, nonostante disastri ambientali, inquinamento, una catena di morti innocenti, devastazione, scandali, inchieste, processi, condanne, nuove leggi ha la forza di sopravvive a se stesso conservando plasticamente modus operandi, traiettorie delinquenziali, incrostazioni, collusioni a più livelli e una carica eversiva-istituzionale. Ci saranno ripercussioni.
Ora Vincenzo De Luca balla su di un precipizio. La Dynasty del sistema di potere di stampo familiare mostra crepe preoccupanti.
Chi ci è stato a contatto parla di un governatore afflitto, provato, sofferente. Il politico navigato, dalla corteccia dura, dal temperamento irascibile si è chiuso in un silenzio impenetrabile.
Roberto non è Piero, blindato dal Pd e candidato sia uninominale e proporzionale.
Il secondogenito di De Luca non è stato mai posseduto da quel fuoco sacro della politica. Neppure gli studi da commercialista — dicono — volesse intraprenderli. Fu un compromesso. Se fosse stato libero, avrebbe optato per studi umanistici.
E’ stato un sabato notte drammatico, insonne. Forse per la prima volta, si è consumato un clamoroso strappo nella monolitica famiglia De Luca.
L’arcigno presidente della Regione Campania nella doppia veste anche di padre con durezza, nel corso di un drammatico faccia a faccia, con il figlio Roberto, gli avrebbe letteralmente “ordinato” di andare avanti e ricacciare dalla testa quell’umana tentazione di fare un passo indietro.
Consiglio non ascoltato. Roberto De Luca ha disubbidito. Ha gettato la spugna e non tanto per le pressioni di Luca Lotti ma per quelle immagini e dialoghi eloquenti che rappresentano la sintesi tragica di un potere gestito alla maniera della Prima Repubblica considerando le istituzioni cosa loro.
E veniamo a ieri. Nel corso della presentazione a Salerno dei candidati del Pd dal palco Roberto De Luca fissa un punto neutro in mezzo alla platea, tira il fiato e annuncia le dimissioni da assessore al Bilancio del Comune di Salerno.
Sembra che a fargli forza e sostenerlo contro il niet paterno sia stata sua madre da molti anni separata dall’ex marito-governatore.
Ora è caccia agli oscuri mandanti nel mirino del clan De Luca ci sono i giornalisti di Fanpage ne sa qualcosa la brava Gaia Bozza.
Una doccia fredda anzi gelata per Vincenzo De Luca che comincia a somigliare a Ivan Drago, il pugile invincibile del film Rocky IV, che viene messo al tappeto.
E oggi il governatore a testa bassa rincara la dose e rabbioso accusa : “Ignobile aggressione contro di noi che stiamo cacciando la camorra dalla Campania“.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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