DUE GALLI IMPALLANO LE PRE-CONSULTAZIONI: DUE LINEE OPPOSTE SU PD E M5S TRA SALVINI E BERLUSCONI
LA VERA PARTITA E’ TRA GOVERNO E RITORNO AL VOTO
È tutto “in chiaro”, limpido: la luce del sole squarcia l’ipocrisia degli spifferi notturni artati sul centrodestra compatto alle consultazioni.
La divisione dei “separati in casa” manda in scena un pollaio che, detta in gergo, impalla queste “pre-consultazioni”.
Sentite Salvini, nella sua conferenza stampa alla stampa estera, dove annuncia la sua ripresa del tour, come se la campagna elettorale non fosse finita: “Esclusa una collaborazione col Pd, tutto il resto è possibile”. Ecco: mai col Pd. E ammicca, eccome, ai Cinque Stelle: “Nessun pregiudizio”.
Quasi in contemporanea va in scena il Cavaliere. Atteso alla Camera per il primo incontro con i neo-eletti, non si sottrae ai cronisti, anzi.
Sentite qui: “Ho aperto ai Cinque Stelle? Ho aperto la porta per cacciali via”. Ecco: mai coi Cinque Stelle.
E ammicca, eccome, al Pd, non solo per la trattativa sulle presidenze dei due rami del Parlamento, ma per il governo: “Sarebbe plausibile un governo di centrodestra con il Pd che appoggia singoli provvedimenti. Cercheremo di convincere Salvini e la Meloni”
Non sono due tattiche per lo stesso obiettivo. Ma due “linee”, due impianti strategici opposti che si annullano a vicenda, anzi che confliggono.
La verità è che nel vertice notturno a palazzo Grazioli si è concluso ben poco.
E, tanto per capire come vanno le cose da quelle parti, all’uscita Salvini è stato il più lesto ad accreditare un mandato a trattare per conto della coalizione, che era ben più sfumato.
Tutti parleranno con tutti, tutti andranno per conto loro al Colle — altro che delegazione comune — e tutti continueranno a giocare la propria partita, che non è comune.
E la macro partita, all’interno del centrodestra, è tra formazione di un governo e voto anticipato.
È questa la chiave per leggere le mosse dei galli nel pollaio.
Si spiega così la “offerta indecente” di Silvio Berlusconi che ha chiesto a Salvini, assieme a Giorgia Meloni, di correre per la presidenza del Senato: “Al quarto scrutinio ce la facciamo”.
L’argomentazione suona così: Mattarella non ti darà mai l’incarico perchè non abbiamo la maggioranza, ma se sei eletto presidente ti può dare un mandato esplorativo e lì ce la giochiamo.
Ve lo immaginate? Salvini nei panni istituzionali, costretto a interrompere la sua campagna elettorale quotidiana e anche a moderare toni e linguaggio, e costretto a quel punto a non poter parlare di ritorno alle urne.
Una trappola, a cui il leader del Carroccio si è sottratto anche abbastanza platealmente nel corso della conferenza stampa: “Onorato della proposta, ma mi ci vedete?”.
Sembra già uno schema saltato, anche se Ignazio La Russa pensa che sia ancora prematuro arrivare a conclusioni affrettate: “Non ha detto ‘no mai'”.
Sia come sia, il dato politico è duplice. Il centrodestra, inteso come “coalizione”, non c’è in questo delicato passaggio.
E le sue convulsioni rendono incomprensibile il quadro, alimentando l’incertezza degli altri sia nella trattativa sulle presidenze sia su quella del governo, perchè i due piani sono inevitabilmente intrecciati.
C’è il derby tra Berlusconi che vuole scongiurare il ritorno al voto facendo nascere un governo, purchè potabile. E Salvini che, quotidianamente, rende più difficile che questo accada, giocando di sponda con i Cinque Stelle che questa eventualità l’hanno apertamente evocata.
Parliamoci chiaro: il leader della Lega sta conducendo questa fase con il chiaro obiettivo di non fare un governo, altrimenti aprirebbe una trattativa sul programma e sul potenziale inquilino di palazzo Chigi.
La linea “Salvini o morte” è perfetta per ricevere dei no, rimanere all’opposizione e, magari, tornare presto al voto. E, specularmente, Di Maio utilizza il gioco con Salvini per spaventare il Pd, piegarlo alle sue condizioni, ma – anche in questo caso – senza aprire una trattativa vera sul programma e sul premier.
Linea anche questa perfetta per non fare un governo e, magari, tornare al voto, eventualità che il leader dei pentastellati ha evocato nella conferenza stampa di martedì.
Anche il tema “legge elettorale” è scomparso dal dibattito, perchè si sa come vanno certe cose: la legge elettorale è un possibile grimaldello per avviare la legislatura, uno di quei film che quando inizia non si sa quando finisce.
In fondo anche la pasticciata legge vigente ben si presta al disegno dei due “alleati di fatto”, Lega e Cinque Stelle, bramosi di spartirsi le spoglie di Forza Italia e Pd per guadagnare qualche punto in più nelle urne senza l’onere di un governo e neanche di una responsabilità complessiva verso il paese.
(da “Huffingtonpost”)
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