E DOPO 43 GIORNI SARA’ CASELLATI, PER PERDERE ALTRO TEMPO
MATTARELLA HA ANNOTATO L’IMMOBILISMO DEI PARTITI ED E’ ORIENTATO AD AFFIDARE ALLA PRESIDENTE DEL SENATO UN MANDATO ESPLORATIVO
Al 43esimo giorno dallo stallo probabilmente uscirà il nome di Elisabetta Alberti Casellati per un mandato esplorativo, nella giornata di domani.
A meno di clamorose sorprese il capo dello Stato sarebbe sempre più orientato a conferire alla presidente del Senato un incarico per esplorare l’immobilismo dei partiti. È, al momento, l’ipotesi più accreditata nei Palazzi che contano.
Dettata quasi dalla necessità . Perchè al Quirinale si è preso atto che, anche il periodo di riflessione concesso dopo il secondo giro di consultazioni, non ha portato consiglio. E non sono arrivati segnali – degni di questo nome – che attestassero l’innesco di una trattativa convincente nè tra centrodestra e Cinque stelle, nè tra Lega e Cinque Stelle, ovvero quella maggioranza in grado di “maturare spontaneamente” nel “confronto” tra i partiti, come auspicato dal capo dello Stato.
Anzi sono arrivati segnali – degni di questo nome — che attestano l’esatto contrario: il collasso di una trattativa solo abbozzata tra Salvini e Di Maio, i timidi sussurri che arrivano dal Pd lontani dall’essere un inizio di una nuova strategia, il progressivo emergere di linee di frattura anche all’interno dei singoli schieramenti, con divergenze sostanziali, tanto per citare la più eclatante, tra la Lega e Forza Italia, su un tema cruciale e delicato come la politica estera e la collocazione geopolitica del paese, emersa anche nell’odierno dibattito parlamentare.
Ecco, al Quirinale è stato registrato un lungo elenco di puntigli, veti, personalismi e, con essi, gli echi di una campagna elettorale mai davvero finita in nome di un salutare e maturo bagno di realtà .
Toccherà a Mattarella l’onere di una prima mossa per sbloccare lo stallo.
Della prima, nella consapevolezza che potrebbe non essere quella risolutiva e che sarà necessario altro tempo per vedere se nei partiti emergerà un sussulto di responsabilità o se il capo dello Stato sarà costretto a scelte solitarie.
Il ragionamento circola nei Palazzi: “Di fronte a una situazione insostenibile, Mattarella sarà costretto a rivolgere ai partiti un appello alla responsabilità che suonerà come una denuncia di fronte al paese. E a quel punto a cacciare un suo nome, quello vero”.
I tempi non sono maturi per una scelta di questo tipo che va spiegata, metabolizzata, preparata, come ogni extrema ratio dopo una serie di tentativi falliti.
Adesso, alla luce della situazione che si è delineata, per fare un passo in avanti, il capo dello Stato, a meno di clamorose novità , giocherà la carta di un mandato esplorativo. Perchè non sembrano essere emerse, al momento, le condizioni per un incarico a uno dei due leader dimezzati, Di Maio e Salvini, soprattutto perchè i diretti interessati hanno lascianto intendere di non voler essere messi alla prova per paura di bruciarsi, e che dunque potrebbero anche rifiutarlo creando una situazione di singolare tensione.
Ecco dunque, la scelta di un mandato esplorativo.
È una sorta di consultazione supplementare, affidata a una figura di prestigio, a cui viene dato il compito di verificare, su indicazione del Colle, se tra i partiti ci sono spiragli per un’intesa, nel faticoso tentativo di avviare la legislatura.
I precedenti suggeriscono che tale incarico viene di solito affidato al presidente di uno dei due rami del Parlamento. È stato così quando furono fatti dei tentativi, in epoche diverse, con i presidenti del Senato Merzagora, Fanfani, Spadolini e Marini. O con Leone, Pertini e Iotti, che sedevano sullo scranno più alto di Montecitorio.
La scelta dovrebbe cadere sulla presidente del Senato Elisabetta Casellati, perchè è chiaro che conferire un incarico del genere al presidente della Camera Roberto Fico significherebbe spalancare le porte dell’inferno al suo amico-rivale Luigi Di Maio.
I precedenti storici non furono molto fortunati e tutto lascia intendere che anche questo tentativo difficilmente farà nascere il governo. Però l’esplorazione comunque serve a mettere un punto fermo.
In questo caso a certificare l’impraticabilità dello schema che ha occupato la discussione politica di questo mese, ovvero la trattativa tra centrodestra e Cinque Stelle.
È difficile immaginare che la presidente del Senato possa compiere il miracolo perchè è un po’ come se fosse Berlusconi a condurre le danze.
La presidente del Senato, sottosegretario alla Giustizia ai tempi della guerra santa contro le procure, non ha mai abiurato alla sua fede berlusconiana, neanche nelle sue esternazioni post voto. E non lo farà in questa occasione.
È come se l’ostacolo Berlusconi, invece di fare un passo indietro, ne fa uno in avanti. E chissà se è un caso che, a palazzo Grazioli, qualcuno già ha tolto i freni ai desideri, immaginando che l’esplorazione possa diventare un incarico vero, immaginando che qualche aiuto possa arrivare dal Pd e da “responsabili” che, al momento giusto potrebbero uscire dalle file dei Cinque Stelle.
Una settimana se ne andrà così, certificando che, partendo dal centrodestra, non nasce alcun governo.
(da “Huffingtonpost”)
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