VERTICE TRA DI MAIO E CASALEGGIO: AVANTI SUL FORNO PD, SPERANDO CHE IL COLLE REGALI ALTRO TEMPO
SI SPERA NEL FALLIMENTO DELL’ESPLORATORE
All’ora di pranzo arriva la benedizione finale: “Luigi, ci fidiamo di te, vai avanti”.
È Davide Casaleggio a dare l’imprimatur al tentativo del Movimento 5 stelle di trasformare in primario il forno finora tenuto in disparte.
Quello in cui dovrebbe cuocere il pane del governo tra il Movimento 5 stelle e il Partito democratico.
Un pranzo blindatissimo, nel caffè Illy, a qualche sampietrino di distanza dall’ingresso del palazzo di Montecitorio dove Luigi Di Maio ha stabilito il proprio quartier generale.
Presenti solo il capo politico della truppa stellata, il figlio del fondatore e Pietro Dettori, ormai vera e propria cinghia di trasmissione fra la sfera milanese e quella romana dell’universo a 5 stelle. Una tavola blindatissima. Dalla quale però filtra la benedizione per la linea seguita dai vertici romani.
Una mossa che acquisisce ancor più valore alla luce del fatto che sul calare della scorsa settimana Casaleggio ha avuto modo di confrontarsi a lungo con Beppe Grillo.
Il Movimento nelle sue figure apicali si stringe intorno all’uomo su cui ha investito tutto. La scommessa di Di Maio ha una posta molto alta. Virare sui Dem dopo settimane di canali privilegiati tenuti vivi con Matteo Salvini.
Lunedì una pelo e contropelo riservato alla Lega che aveva il sapore di un’exit strategy. Perchè non solo Di Maio ha battuto sul tasto del no a Silvio Berlusconi, as usual. Ma ha anche scavato un solco profondo sulla politica estera. Sulla Siria in particolare.
Quando il martello batte sulla sostanza delle cose — nello specifico il primo scenario di crisi che il nuovo esecutivo si terrà per le mani — colpisce molto più a fondo di qualche randellata sulle schermaglie da tattica di Palazzo.
Così oggi nel quartier generale si sono soppesate con profonda attenzione le parole di Maurizio Martina. Che ha rilanciato su tre punti specifici: reddito di inclusione, assegno universale per le famiglie con figli e salario minimo legale.
Nessuna novità , ma la tempistica con cui il segretario reggente del Nazareno è uscito è stato considerato un segnale. Così a metà pomeriggio i capigruppo Giulia Grillo e Danilo Toninelli diramano una nota di apprezzamento.
Eccola: “La proposta avanzata da Maurizio Martina rappresenta un’iniziativa utile ai fini del lavoro che sta svolgendo il comitato scientifico per l’analisi dei programmi presieduto dal professor Giacinto Della Cananea. Abbiamo sempre detto che ciò che vogliamo fare è partire dai temi che interessano ai cittadini”.
Si metta nel canestro di giornata anche una nota della delegazione grillina a Bruxelles nella quale ci si dice “pronti a collaborare con Emmanuel Macron per l’agenda europea” e mancherebbe solo un indizio per veder materializzarsi la classica prova.
Fonti 5 stelle accreditano un certo scambio sull’asse Di Maio — Martina.
E identificano in Roberto Giachetti, Matteo Richetti e Graziano Delrio i possibili pontieri con l’area che fa capo a Matteo Renzi, quella che di fatto sta gettando secchiate d’acqua sul fuocherello alimentato dal Movimento.
Ettore Rosato, già capogruppo e oggi vicepresidente della Camera, stronca con l’ironia le avances, prendendo a spunto un articolo del Foglio nel quale si evidenzia una sostituzione del programma M5s votato in rete con una copia edulcorata messa online qualche giorno dopo le votazioni.
E twitta: “Caro Di Maio, vorrei sapere quale programma valuterà il comitato Della Cananea: quello presentato ai cittadini o quello scritto dopo 4 marzo?”. Lo segue a ruota Andrea Romano, che con un editoriale su Democratica, l’organo di stampa del Pd, bolla come fallimentare l’esperienza di Di Maio, certificandone l’impossibilità di andare a Palazzo Chigi.
La pietra tombale sembra metterla il capogruppo al Senato Andrea Marcucci: “I 3 punti di Martina? Rivolti al futuro premier incaricato, non sono un’apertura ai 5 stelle”. E lo stesso segretario Dem, sia pur in maniera più sfumata e lasciando galoppare tutto il giorno il dibattito, ha marchiato di strumentalizzatori gli esegeti delle sue parole.
De profundis? Forse. Perchè nella war room stellata rimane la convinzione che Sergio Mattarella procederà con l’affidare un mandato esplorativo, cercando di fatto di prendere ulteriore tempo.
“E da qui a 10 giorni nel Pd tante cose possono cambiare”, è la speranza-convinzione di chi è a stretto contatto con Di Maio. Gli stessi che spiegano che, nonostante l’avvenuto sorpasso, l’ipotesi Lega non sia tramontata.
Se l’esploratore fosse la presidente del Senato Elisabetta Casellati, è il ragionamento, il fallimento di un suo tentativo potrebbe dare il là a Salvini per cambiare schema, sganciandosi dal centrodestra.
Strategie, progetti, speranze, illusioni. Il segretario della Lega a sera dai microfoni di Di Martedì è tornato a minacciare il voto in caso di mancato accordo politico, ha espresso apprezzamento per la Casellati ma anche per Roberto Fico come possibili incaricati dal Quirinale, ha chiuso la porta al Pd e aperto a un governo con il solo scopo di fare una legge elettorale.
Infine, ha risposto così a Di Maio: “Torni sulla terra, ci vediamo e si parte”. Distanze siderali.
(da “Huffingtonpost”)
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