ELOGIO DEL VOTO “CONTRO”
CHE LAGNA IL BUONISMO SUL VOTO “PER”… TUTTI ABBIAMO IL DIRITTO DI CERCARE DI EVITARE L’OPZIONE CHE CONSIDERIAMO PEGGIORE
So benissimo che la cosa che più conta nel voto è quello che le forze politiche vogliono, i programmi, gli ideali, i contenuti. L’idea di paese, insomma.
Bene così, allora? Proprio no.
Perché una visione così “piatta” del confronto elettorale, così razionale, quasi contabile, esclude una parte fondamentale delle scelte umane, non solo politiche.
È vero che è giusto votare per un programma, per un’idea d’Italia, per un leader. Ma è altrettanto vero che tutti noi abbiamo il diritto assoluto di “votare contro”, di cercare in tutti i modi di evitare, e di far evitare al paese, l’opzione che consideriamo peggiore.
Non solo è legittimo. È anche giusto.
Se esiste uno schieramento che, in gran parte, in questi anni ha ammiccato plaudente a Putin, a Orban e alle democrazie illiberali di mezzo mondo, beh, il “voto contro” da diritto individuale si trasforma in dovere politico. E patriottico.
Se esiste un leader che fino a una manciata di giorni fa voleva farla finita con le armi all’Ucraina, voleva andare a trovare Putin a Mosca, che dire, il voto contro diventa una scelta obbligata.
Se esiste uno schieramento che, al di là delle belle parole, mette in discussione la compattezza europea, il voto contro è un appiglio che può salvare l’Italia.
Anche perché, va detto, i programmi scritti a tavolino sembrano fatti apposta per ripulire le malefatte di anni e anni di brutta politica e bruttissima propaganda. Non basta dirsi tolleranti per esserlo, non basta dirsi antirazzisti per non essere razzisti: sarebbe tutto troppo facile. E infatti la fanno facile.
Se la politica è scelta di campo, è anche scelta del campo che non ci piace. La politica è porre confini. E il confine oggi è lì dove lo hanno spostato i fantomatici moderati del centrodestra accucciandosi al servizio dei sovranisti e portando a compimento il draghicidio del 20 luglio. Quello è il punto di non ritorno, la sedicente destra oggi è quella che ha scelto scientemente di cacciare dalla guida del Paese l’italiano più illustre e con più credibilità internazionale.
E allora votare bene significa anche votare contro, per evitare che la destra sovranista e antieuropea riesca a vincere, o almeno per evitare che stravinca.
Troppo poco? Almeno è qualcosa.
Filippo Rossi
(da Huffpost)
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