EMERGENZA AFFITTI NELLE GRANDI CITTA’: IL 60% DELLE FAMIGLIE E’ IN DIFFICOLTA’
RICERCA NOMISMA: OLTRE UN TERZO DEL REDDITO PER PAGARE UNA LOCAZIONE…AUMENTANO DEL 5,2% GLI SFRATTI PER MOROSITA’…NEL 1991 L’AFFITTO INCIDEVA DEL 12,5% SUL REDDITO, NEL 2009 E’ ARRIVATO AL 27,8%….STRETTA SULL’EROGAZIONE DEI MUTUI PER LE GIOVANI COPPIE
Le famiglie italiane sono sempre più in difficoltà nel far fronte ad affitti sempre più cari: è quanto emerge da una recente indagine di Nomisma in cui si sottolinea l’aumento del numero dei nuclei familiari che sono costretti a pagare più del 30% del proprio reddito per l’alloggio.
Ovvero quello che è ritenuto un limite oltre il quale il canone mette a rischio il bilancio familiare.
A Roma il 63,7% delle famiglie affittuarie dedica un terzo del reddito al canone, il 61,5% a Firenze, il 61,2% a Milano, il 51% a Bologna.
Gli sfratti per morosità sono passati dal 73,6% del totale delle richieste nel 2005, al 78,8% del 2008.
Si assiste poi a una stretta nell’erogazione dei mutui, soprattutto alle giovani coppie e agli immigrati che vorebbero acquistare un immobile.
Le banche stringono i cordoni della borsa, con una contrazione degli importi erogati, della loro durata media e con un allungamento dei tempi dell’istruttoria e delle richieste supplementari di garanzie che alla fine pregiudicano la possibilità di accesso per questa fascia di potenziale domanda.
L’incidenza media nazionale dell’affitto di un appartamento di 70 mq situato alla periferia delle città è passata dal 12,5% del 1991 al 27,8% del 2009 e pertanto l’affitto si è fatto più complicato soprattutto nelle grandi città del Centro e del Nord, anche se tende ad estendersi anche al di fuori dei grandi centri urbani.
Secondo la ricerca Nomisma, emerge come la scelta di una casa in affitto risulti ormai prerogativa delle classi meno abbienti, residenti nei centri maggiori, senza distinzioni particolari tra Nord e Sud.
Il 71,7% delle famiglie in affitto ha infatti un reddito inferiore ai 2.000 euro mensili, il 26,6% tra i 2.000 e 4.000 euro e solo l’1,7% percepisce più di 4.000 euro.
Non si vede alcuna prospettiva calmieratrice del mercato.
Il governo stesso, nonostante le promesse, non ha ancora messo a punto alcun piano di edilizia popolare che possa venire incontro ai ceti più deboli. Pare essersi dedicato solo al “piano casa”, quello che autorizza ampliamenti di chi una casa già l’ha: ma anche qui è tutto fermo per le diverse visioni tra Stati, comuni e regioni sul modo di impostare la normativa.
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