EUROPEISTI PENTITI E FAN DI PUTIN: PRIMI STRANIERI IN FUGA, CACCIATI I GIAPPONESI DA VIA DEL TRITONE
IL DEBUTTO DEI SOVRANISTI E LA FUGA DI TURISTI DALLA VIA DELLO SHOPPING: NON PASSA LO STRANIERO… CI MANCAVA PURE IL MOSCOVITA IN CORTEO CON IL CROCEFISSO ORTODOSSO CHE BENEDIVA IL MONDO
Primo risultato raggiunto dai sovranisti: via del Tritone ripulita dai giapponesi. Per ora un successo incidentale.
Ma alla fuga dei turisti dalla via di shopping, percorsa dal corteo della destra quasi unita, dovrebbero seguire risultati secondo progetti più ambiziosi.
E le cui premesse sono state illustrate dalla signora del pomeriggio, Giorgia Meloni leader di F.lli d’Italia, sul palco di piazza San Silvestro , a due minuti a piedi da palazzo Chigi.
«Seguite il ragionamento», ha detto Meloni, e noi lo abbiamo seguito, eccome, e non è stato nemmeno complicato perchè il ragionamento era il seguente: «L’immigrazione è pianificata per fornire manodopera a basso costo al grande capitale».
Dunque, si ritmava, «via gli stranieri dall’Italia», e non per questioni etniche, ma per far fronte al complotto planetario del «grande capitale» ma, è stato detto nel corso degli interventi, anche delle «lobby col potere saldamente in mano», della «finanza globalizzata» e naturalmente dei «poteri forti».
Un nemico di tale inafferrabile vastità meritava uno slogan all’altezza, sebbene, per una folla di destra, dalla sorprendente assonanza leninista: «Il popolo al governo» («L’insurrezione è la risposta più energica, più uniforme e più razionale di tutto il popolo al governo», dal celebre discorso del «Che fare»).
Un impegno politico tanto vibrante e impegnativo avrebbe meritato una partecipazione più massiccia di quella di una piazza di media grandezza non più che pienotta, ma chi segue la politica sa che le «manifestazioni oceaniche» sono rimaste nella mitologia del secolo scorso e forse dei primissimi anni di questo.
È meno banale notare il meticciato ideologico fatto di sigle che andava dai leghisti (qui nella versione centromeridionale di «Noi con Salvini») al Partito liberale di Giancarlo Morandi (esangue reincarnazione del vecchio Pli), che alle elezioni Europee del 2014 stava in una lista che si chiamava «Scelta europea», e adesso aderisce a scelte antieuropee, e fino al movimento di Gaetano Quagliariello (Idea) e ai ragazzi di Patria e Libertà , di cui ignoriamo colpevolmente i contorni, ma li si possono intuire dalla pagina Facebook, illustrata da una foto di Yukio Mishima con la katana.
E poi c’erano anche quelli di Forza Italia, capeggiati dal governatore ligure Giovanni Toti e da un Renato Brunetta naturalmente rissoso («il centrodestra unito vince, e chi non ci sta se ne assume la responsabilità »), ma la loro presenza non ha impegnato il partito, visto che non una bandiera forzista s’è unita allo sventolio.
A caratterizzare lo spirito dell’iniziativa sono state bandiere più suggestive, per esempio quella russa, innalzata da una delegazione guidata da un moscovita con crocefisso ortodosso impugnato a benedire il mondo; una giovane donna di Odessa aveva con sè una drappo nero-arancione, ridisegnato sui colori del nastro di San Giorgio che in Russia simboleggia patriottismo e indipendenza.
«Arancione come il fuoco, nero come il fumo», ha detto la donna per evocare la risolutezza di un sentimento: infatti è di Odessa, cioè Ucraina, ma si sente una donna della Grande Madre, e l’ovvia conseguenza del gruppo di cui faceva parte erano due grandi icone di Vladimir Putin e Donald Trump.
Però poi a distinguerci siamo sempre noi italiani, soprattutto con i cori che hanno seguito la tradizionale etichetta di happening di questa natura: «Gentiloni / fuori dai cog…» si direbbe il più apprezzato da un popolo con una visione del mondo non sempre lineare, per esempio fermo nel dichiarare abusivo il presidente del Consiglio (lo avrebbe fatto più tardi anche Giorgia Meloni), nonostante gli sia stato affidato l’incarico dal presidente della Repubblica secondo le più consolidate – e forse usurate – obbedienze costituzionali, e cioè secondo la dottrina di quella Carta che tutti questi hanno difeso con enfasi nel referendum di dicembre.
Probabilmente sono soltanto sofismi, la posta in gioco, per tornare all’inizio, è la sovranità . «I nostri soldi li prendono così / miliardi a clandestini e banche del Pd», si cantava. Bisognerà mandare al diavolo Bruxelles e Francoforte, la burocrazia e la finanza, ristabilire i confini e controllarli armi in pugno. Reintroduciamo il servizio di leva, ha detto Salvini, e creiamo eserciti regionali: un insuperabile progetto che però non è stato accolto con l’atteso nerboruto entusiasmo.
Legalizzare la prostituzione, ecco l’idea di Salvini più applaudita: non è questione di destra o sinistra, è che siamo italiani.
Mattia Feltri
(da “la Stampa”)
Leave a Reply