EXPO, GUERRIGLIA ANNUNCIATA E LA TESI “IMPOSSIBILE FERMARLI PRIMAâ€
IL CAPO DELLA POLIZIA: “EVITATI GUAI MAGGIORI”… RENZI: “SONO TEPPISTELLI”, ALFANO RESISTE: “HANNO IL ROLEX”… GLI AGENTI PIÙ DURI SUL WEB: “SPARARE!”
“Sa cosa rispondo a chi adesso ci dice ‘dovevate prenderli prima’? Che finchè viviamo in uno Stato democratico, la polizia risponde alla legge. E la legge impedisce gli arresti preventivi”.
Tiene la linea un alto funzionario del Dipartimento di Pubblica sicurezza e non accetta provocazioni: “Volete davvero che si torni alla legge Reale nella sua integrità e al fermo di polizia? O che l’istituzione tenuta a far rispettare la legge sia la prima a violarla? La democrazia vale per tutti, non ci sono eccezioni”.
Il giorno dopo la guerriglia, la devastazione, lo scempio operato da un gruppo di 500 incappucciati per le vie del centro di Milano, senza che una sola testa sia stata spaccata, lo stesso capo della polizia difende la strategia adottata: arginare i danni, non cadere nelle provocazioni dei violenti, tenere bassi i manganelli, evitare lo spargimento di sangue.
“Il fatto che le forze dell’ordine abbiano atteso e lasciato che alcune azioni violente venissero compiute — ha commentato ieri il prefetto Alessandro Pansa — è una scelta fatta a monte. Noi infatti, grazie all’attività di intelligence, sapevamo benissimo che gli obiettivi dei manifestanti violenti erano ben altri: volevano fare danni molto maggiori, raggiungere piazza Duomo e la Scala, distruggere i simboli di Expo disposti nella città ”.
E allora a chi sostiene che i violenti (“teppistelli figli di papà ” ha detto il premier Renzi, con una definizione che stona parecchio con le immagini di roghi e barricate) potevano essere fermati, la polizia contrappone la rigidità del “lecito”.
Suddiviso persino in una scansione temporale: prima, durante, dopo.
La legge impedisce gli arresti preventivi: quindi, anche qualora fossero stati individuati nei giorni precedenti singoli soggetti potenzialmente pericolosi, più che tenerli d’occhio a distanza e mettere sotto controllo i loro telefoni non si poteva fare. “Abbiamo operato numerose perquisizioni — racconta ancora l’alto funzionario — e sequestrato materiale contundente. Questo ha fatto arrivare un segnale preciso, ma già così in quelle ore siamo stati accusati di aver esagerato”.
Quello che la polizia è riuscita a fare — stavolta a differenza di altre — è stato individuare l’obiettivo di questi gruppi.
Grazie ai contatti con l’Interpol e ai servizi segreti, si è compreso che i black bloc avrebbero voluto colpire i luoghi simbolo della cultura milanese e italiana, come il Duomo e la Scala, e per farlo avrebbero tentato di attirare in trappola le forze dell’ordine: veniteci a prendere in mezzo al corteo, così voi fate una mattanza e noi riusciamo a passare indisturbati.
“Abbiamo scelto di non caricare — prosegue il funzionario —, perchè avremmo dovuto farlo su interi pezzi del corteo pacifico: le operazioni chirurgiche in questi casi non sono ipotizzabili. Dovete comprendere che non si tratta di gruppi organizzati che fanno capo a pochi leader, ma di individualità molto forti sparse per Francia, Spagna, Grecia, Italia. Conoscono benissimo le tecniche di indagine, motivo per cui non si scambiano informazioni al telefono, e conoscono le regole della guerriglia urbana. I più noti poi, sono bravissimi a reclutare ragazzini sconosciuti da mandare in prima linea”.
Non solo: per il Trattato di Schengen i cittadini europei sono liberi di circolare e quindi l’Italia non avrebbe potuto, da sola, sospendere gli accordi e controllare tutte le frontiere.
Sempre ammesso — e, allo stato delle indagini, non concesso — che i violenti siano arrivati per lo più dall’estero (alcune espulsioni di cittadini europei, peraltro, non sono state convalidate).
Sul “dopo”, il ragionamento fatto nelle stanze del Viminale ci riporta alla questione centrale: si potrebbe applicare anche alle manifestazioni di piazza il cosiddetto “arresto differito” previsto per il calcio: la flagranza di reato vale 48 ore.
Ma, appunto, servirebbe una nuova legge.
Se Renzi ha parlato di “teppistelli”, il ministro Alfano, difendendosi da chi ne chiede — ancora una volta — le dimissioni, ha dichiarato di aver visto “farabutti con il cappuccio e figli di papà con il Rolex. Abbiamo rischiato un altro G8, ma abbiamo evitato il peggio”.
E a proposito del G8 di Genova, la nuova linea della polizia non è andata a genio ai tanti “siamo tutti Tortosa” (l’agente che si è fatto sospendere per aver scritto su Facebook di voler “rientrare alla scuola Diaz mille e mille volte”).
Sui profili e sui forum si sprecano i “C’era una volta la polizia… ma è successo tanto tempo fa”, “Sparare, sparare e ancora sparare… in America sarebbero già all obitorio!!!!!!!” e i messaggi a Pansa: “Dare del cretino a un agente che sbaglia, poche ore. Intervenire per un ‘mi piace’, mezza giornata. Dare solidarietà a un agente ustionato da una molotov, non pervenuto” (riferimenti al poliziotto che passò su una manifestante a terra, stigmatizzato da Pansa tempo fa, ai commenti al post di Tortosa costati il posto a un funzionario e a un episodio di ieri, ndr).
Il sindacato Coisp tende la mano alla “delusione” e alla “frustrazione” e si scatena sulle “torture di cui non frega nulla a nessuno”, cioè le violenze contro i poliziotti.
Silvia D’Onghia
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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