FARSA M5S, MISTERO QUORUM NEL VOTO SULLO STATUTO: NON SI DEVE SAPERE CHE E’ STATO UN FLOP?
UNA VOTAZIONE SENZA CONTROLLO DI AUTORITA’ TERZA CHE VALORE PUO’ AVERE?… SPUNTA L’IDEA DI UN UN CONGRESSO
“Ragazzi, se davvero non raggiungiamo il quorum perdiamo la faccia”. Quando due sere fa Beppe Grillo chiude la missione romana, la preoccupazione è massima.
Il flop nelle votazioni sul nuovo regolamento del Movimento è un’ipotesi concreta. “Siamo indietro, rischiamo di non farcela “.
Il leader fa il punto con lo staff milanese che tutto gestisce, compreso il prezioso scrigno di Rousseau che ospita lo scrutinio. Studiano insieme ogni possibile contromisura, nel caso in cui non si raggiunga quota 75% dei votanti.
E lo staff definisce la linea: “Il quorum non serve”.
I risultati ufficiali sono attesi per oggi. In ballo ci sono le nuove regole, pensate anche per far da “scudo” contro eventuali ricorsi degli espulsi.
Il problema è che per blindare le novità c’è bisogno di portare alle urne (telematiche) circa centomila elettori, il 75% del totale degli iscritti.
Così, almeno, sostengono i legali di alcuni ex grillini, citando un’ordinanza del Tribunale di Napoli.
Un’impresa a forte rischio, che ha spinto la Casaleggio associati a concedersi due giorni tra la chiusura delle urne e la pubblicazione dei risultati.
La ragione? Per consentire a un ente esterno (quale non si sa) – spiegano – di certificare il voto e ridurre il rischio di attacchi informatici.
I più pessimisti, a dire il vero, considerano difficile anche solo superare il 50% dei votanti. Sembra pensarlo anche Grillo, che infatti nell’ultimo giorno di votazioni ha tentato di scuotere l’ambiente: “Vi prego di votare”.
Ma da dove nasce la questione quorum?
L’attuale regolamento prevede una soglia assai più bassa: “Un terzo degli iscritti”, recita. Un gruppo di espulsi napoletani, però, ha portato la questione in tribunale. “Con un’ordinanza cautelare – spiega il loro legale, Lorenzo Borrè – il giudice ha stabilito che il regolamento non è valido. E che in assenza di regole sulle modifiche statutarie vale il codice civile, che richiede il parere del 75% degli iscritti alle associazioni non riconosciute per rendere valida ogni revisione”.
Per adesso nella galassia grillina prevale soprattutto l’imbarazzo: “Non voglio parlare di noi ora”, dribbla la questione Danilo Toninelli.
L’unica che si espone è Roberta Lombardi: “Vedremo cosa succederà in tribunale, se le nuove regole non dovessero passare. Finora i giudici non sono entrati molto nel merito”. Il dubbio, però, si è ormai fatto strada: “Per le modifiche serve il 75% ammette il deputato Vittorio Ferraresi – credo l’abbiano detto i giudici ” .
E se il regolamento dovesse davvero saltare? Tutto diventerebbe possibile, anche l’ipotesi caldeggiata dagli espulsi reintegrati di tutt’Italia – di indire assemblee fisiche degli iscritti per fissare nuove regole.
“Può essere – ammette Lombardi – ma studiamo varie soluzioni e per ora non ne parlo”. Che tutto non finisca con un infuocato congresso in perfetto stile Prima Repubblica?
(da “La Repubblica”)
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