FINI NON CAMBIA IDEA: “SERVE UNA GUIDA CERTA E HO FATTO LA MIA SCELTA”
“SONO ELETTO DAL 100% DEGLI ISCRITTI A FUTURO E LIBERTA’, AVRO’ IL DIRITTO DI DECIDERE CHI DOVRA’ GOVERNARE IL PARTITO?” … ALLA BASE DELLA DIVISIONE, QUESTIONI LOCALI E LE SOLITE AMBIZIONI PERSONALI
«Piccole questioni, presto si risolveranno».
Gianfranco Fini si tiene per un giorno lontano da Montecitorio e dalla guerra dei nuovi colonnelli di Fli.
Ventiquattr’ore dedicate per intero a Elisabetta e alle figlie, dopo le fatiche, le soddisfazioni ma anche le tante amarezze che gli ha riservato il congresso fondativo alla Fiera di Milano.
Ma la testa è dentro il groviglio di veti e controveti dei senatori “moderati”, ai quali il leader non intende cedere.
Lo racconta a chi gli ha parlato più volte ieri. «Essendo stato eletto dal cento per cento degli iscritti a Fli – è il suo ragionamento – avrò pure il diritto di decidere chi dovrà governare il partito. Io ho fatto una scelta: mi sono autosospeso. Non potrò essere io a reggere, ma abbiamo bisogno di un partito vero e di una guida certa e decisa».
E su questo punto, ribadirà ai “dissidenti” che lo sentiranno e lo vedranno oggi, non intende fare marcia indietro.
Non si torna a una guida collegiale, a un coordinamento allargato, in ogni caso non si torna indietro sulle decisioni già prese.
Meglio perdere qualche pedina, se sarà il sacrificio richiesto, ma dar vita a un partito «vero e compatto».
Perchè c’è una guerra da combattere, fuori il recinto ristretto di Futuro e Libertà .
Fini sa che in questa disputa tutta interna c’è molto di personale, ci sono le insofferenze caratteriali nei confronti di Bocchino da parte di una fetta del partito, c’è «una cosa tutta campana tra il nuovo reggente e Viespoli» per dirla con qualcuno dei finiani.
Ma i senatori sul piede di guerra – da Viespoli a Saia, da Valditara a Menardi –vogliono portare a casa qualcosa dalla riunione di oggi annunciata in pompa magna.
Non usciranno in massa da Fli, questa l’ipotesi più attendibile dopo il febbrile giro di consultazioni di ieri.
I dieci senatori firmeranno un documento fortemente critico nei confronti delle scelte imposte da Fini.
Chiederanno una parziale correzione di rotta, una gestione «più collegiale» del partito appena nato.
Si dichiareranno insoddisfatti dell’ufficio di presidenza e della scelta di Della Vedova quale capogruppo alla Camera.
Eppure, è proprio la designazione dell’ex radicale il segno di rottura, di discontinuità col passato targato An, quella sulla quale il presidente della Camera ha voluto scommettere a ogni costo.
Sebbene lo stesso deputato fosse disposto, viste le fibrillazioni, a fare un passo indietro.
Se Fini è rimasto alla finestra, ieri Bocchino, Menia e altri hanno lavorato alla ricucitura.
Sanno di poter contare al Senato su colleghi che comunque non lasceranno Fli e che peseranno nella riunione di oggi a Palazzo Madama.
Così Francesco Pontone, ex amministratore di An, e Mario Baldassarri, presidente della commissione Finanze: «Gli organigrammi contano, nella fase di transizione sarebbe stato meglio mantenere lo status quo, Fini ha deciso altrimenti. Ma conta di più il fatto di avere una strategia chiara e decisa e su questo il presidente è stato inequivocabile».
Fughe e rotture da scongiurare anche secondo Maria Ida Germontani, che spera «non accada nulla di drammatico, d’altronde Viespoli è un politico di esperienza».
Capo dei dissidenti, è vero, ma pur sempre titolare di una carica di tutto rispetto, presidente dei senatori, che perderebbe se anche uno solo dei suoi si defilasse.
Anche Urso, nuovo portavoce, è tornato ieri a lavorare a pieno regime alla presidenza della fondazione di FareFuturo che non intende lasciare.
Il fatto è che fuori, i berlusconiani hanno cominciato la caccia ed era inevitabile.
A guidare il pressing, neanche a dirlo, l’ex finiano Silvano Moffa, ora a capo dei “responsabili”.
Ha sentito Viespoli, ha sentito Urso.
Per adesso per lui porte chiuse.
Ma non nega le trattative, fa propaganda e allude: «Non mi stupirei se molti di loro, proprio quei nomi ll, facessero la stessa scelta che ho fatto io. Si può avviare una riflessione seria con coloro che pensavano di vedere un altro film» (lui di film da comparsa, da Rauti a Fini, ne ha già visti parecchi in effetti…ndr)
Lopapa Carmelo
(da “La Repubblica“)
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