FORZA ITALIA, BERLUSCONI PREPARA IL RITORNO ALL’ OPPOSIZIONE
“QUESTA LEGGE DI STABILITA’ E’ INVOTABILE”
“Così com’è, questa legge di stabilità è invotabile. Non possiamo dare il nostro appoggio a un provvedimento che alza le tasse”.
È il grande ritorno all’opposizione il piatto forte che Silvio Berlusconi serve ai fedelissimi riuniti a pranzo a palazzo Grazioli. Opposizione sulle tasse. E su una legge di stabilità che “massacra famiglie e imprese”. In nome del “non consentiremo che venga rovinato il Natale agli italiani”.
Quando rientra a Roma, l’ex premier è determinato, pimpante.
È nel corso di un pranzo con Marcello Dell’Utri, Paolo Romani, Annagrazia Calabria, Valentino Valentini che apre il dossier della legge di stabilità . Paolo Romani, che rimarrà capogruppo pro-tempore in attesa di restare capogruppo punto e basta, dipinge al Cavaliere un quadro a tinte fosche.
Spiega che non solo il provvedimento non recepisce nessuna istanza di Forza Italia, ma che il governo si sta pure sottraendo al confronto: “Nonostante le nostre richieste — spiega – Letta non ha mantenuto l’impegno di affrontare insieme con la sua maggioranza i temi più delicati all’esame della legge di stabilità ”.
Il risultato è che Forza Italia si trova davanti a un “prendere o lasciare” su un provvedimento invotabile.
Non si contano i capitoli dello scontento: Imu, cuneo fiscale, utilizzo del contante, concessioni demaniali. E i margini per cambiarlo — si ragiona nella war room – sono ridotti visto che Letta è al lavoro su un maxi emendamento su cui porre la fiducia senza ascoltare i rilievi che arrivano dai gruppi.
E’ come se, dopo la scissione di Alfano, il governo fosse a lavoro per certificare la sua autosufficienza spingendo Berlusconi all’opposizione: “Su queste basi – ragiona uno dei presenti al pranzo – votiamo contro intestandoci politicamente il dissenso rispetto a un provvedimento lacrime e sangue”.
È un coro contro l’esecutivo. Anche perchè il primo effetto della scissione di Alfano è che ormai Forza Italia è esclusa dai tavoli di confronto.
Una nuova maggioranza è già nei fatti. Non è un caso che Berlusconi fa coincidere il rientro a Roma con una nota che suona come una presa di distanza da Alfano.
Dopo un week end in cui sono stati fatti filtrare contatti amichevoli con l’ex delfino, nero su bianco il Cavaliere fa scrivere che “è destituita di fondamento la notizia che Berlusconi parteciperà alla convention di Ncd”.
È più di una smentita. È il segno che il Cavaliere si muove su un altro schema.
Che prevede il ritorno all’opposizione. La valutazione è su “come” tornarci. Se sulla legge di stabilità o sulla decadenza. L’idea su cui è al lavoro prevede che le distanze vengano messe sulle tasse. Per ragioni di opportunità politica. Ma anche di calendario.
Perchè la stabilità si vota al Senato prima della decadenza. Ma poi molto probabilmente torna a palazzo Madama a dicembre, dopo il passaggio alla Camera: “Se torniamo all’opposizione sulla decadenza — spiega un azzurro di rango — rischiamo che votiamo sì al primo giro sulla legge di stabilità e no al secondo, dopo che è intervenuta la decadenza”.
Epperò la scelta definitiva non è stata ancora compiuta.
Prima di azionare il timing della rottura Berlusconi vuole essere certo della data della sua cacciata dal Parlamento.
È il metro su cui calibrare l’escalation. Politica e mediatica. Non è un caso che nei prossimi giorni il Cavaliere tornerà in tv, per dare la sua versione agli italiani, a Porta a Porta o a Matrix. E non è un caso neanche che si è dedicato in prima persona all’organizzazione di Forza Italia come non accadeva da tempo, partecipando nella nuova sede di San Lorenzo in Lucina alla riunione con i big del suo partito per nominare i coordinatori regionali che dovranno contrastare l’emorragia verso gli scissionisti di Alfano.
Berlusconi ha spiegato che la nuova Forza Italia dovrà avere due gambe, una più partitica e una più movimentista, e che non può dare l’immagine di una ridotta.
E che seguirà personalmente il rilancio dei club sul territorio: “Voglio da parte di tutti un impegno straordinario — è il messaggio — dobbiamo stare pronti”.
(da “Huffingtonpost”)
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