FRANCIA, AVANTI UN ALTRO, TOCCA A BAYROU, UN ALTRO CENTRISTA. UNA VITA A RINCORRERE IL POTERE
MACRON NON HA ANCORA CAPITO CHE IL MANDATO A PREMIER SI ASSEGNA A CHI HA VINTO LE ELEZIONI, NON A CHI LE HA PERSE
Il presidente Emmanuel Macron, si legge nella nota diffusa dall’Eliseo, “ha nominato Francois Bayrou primo ministro e l’ha incaricato di formare un governo”.
Bayrou, 73 anni, presidente del MoDem, principale partito di centro, è stato fin dalla prima campagna elettorale di Emmanuel Macron, un sostenitore e una guida per il presidente, ma spesso non ha nascosto i disaccordi: il lungo colloquio di questa mattina tra i due – secondo fonti della presidenza – sarebbe stato molto teso.
Rientrato ieri da una missione in Polonia, Macron si era impegnato a nominare un nuovo premier dopo la caduta di Michel Barnier entro stamattina.
“In teoria non ci sarà una sfiducia a priori” del Rassemblement National contro Bayrou: lo ha detto il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, commentando la nomina di Francois Bayrou a Matignon. Dopo l’annuncio della nomina, Bardella ha dichiarato che “le linee rosse” del partito di Marine Le Pen “restano le stesse”.
“La palla – ha detto Bardella – è ormai nel campo di Bayrou. Il nuovo premier deve prendere in considerazione il nuovo dato politico, che rende necessario un dialogo” con tutte le forze politiche.
Mathilde Panot, dirigente de La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, ha già proclamato che il suo partito presenterà subito “una mozione di sfiducia” contro il governo Bayrou.
“La nomina di François Bayrou come primo ministro è una brutta notizia”, ha commentato Fabien Roussel, segretario nazionale del Partito comunista francese. “Si ostinerà a voler imporre una politica che ha fallito e che è stata sanzionata?”, si chiede su X Roussel, aggiungendo: “Noi chiediamo un cambiamento di direzione politica, il rispetto del Parlamento e un governo che non metta la fiducia” per far passare le leggi.
Ora al leader di Modem, 73 anni, spetta il compito di trovare una maggioranza che lo sostenga, possibilmente più a lungo di quanto la precedente non abbia tenuto in vita l’esecutivo guidato da Michel Barnier, sfiduciato dieci giorni fa dall’Assemblea nazionale.
Da una settimana si susseguivano all’Eliseo le consultazioni in diversi formati – con singole forze, poi in un tavolo allargato – di Macron con tutti i partiti tranne le “ali” di estrema destra e sinistra (Rassemblement national e Le France Insoumise) per trovare un accordo «minimo» su una nuova maggioranza in grado di far nascere un nuovo governo, in una situazione di seria instabilità politica e finanziaria.
La prima è esemplificata dal numero di primi ministri che la Francia avrà in questo 2024: quattro, un inedito assoluto per un Paese con il “mito” della stabilità della Quinta Repubblica (Elizabeth Borne, Gabriel Attal, Michel Barnier, ora François Bayrou).
La seconda dal debito pubblico e dal deficit finiti fuori controllo, sotto la lente preoccupata dell’Ue e dei mercati, emergenza cui il Paese, in mancanza di una legge di bilancio 2025, è costretto a rispondere prorogando con una legge speciale la manovra 2024.
A tutt’oggi non è chiaro tuttavia se quella maggioranza di più o meno larghe intese auspicata da Macron e dai suoi sia stata trovata e se sì attorno a quale progetto. Probabile che da questo pomeriggio stesso Bayrou dovrà rimboccarsi le maniche della camicia e cercarsela da solo, guardando, come da sempre abituato a fare, tanto verso destra quanto verso sinistra.
(da agenzie)
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