FUMATA NERA DENTRO M5S SUL PROCESSO A SALVINI, MA AVANZA IL PARTITO DEL NO
I POLTRONISTI SI ARRAMPICANO SUGLI SPECCHI PER GIUSTIFICARE IL TRADIMENTO DEI VALORI DEL MOVIMENTO
Hai voglia a dire che non c’entra, che non c’è nessuno scambio, che le rette parallele non si incontrano e se si incontrano non si salutano.
Il caso Diciotti procede carsico sotto pelle della maggioranza e interseca tutto, dal decretone su reddito e quota 100 che ha preso il via in Parlamento fino alla tenzone senza esclusione di colpi sul Tav.
La mattina di martedì i pentastellati si sono riuniti in Assemblea per fare un punto della situazione. Bocche cucite, la paura di esporsi è tanta.
Ma a microfoni spenti la versione è concorde: la maggioranza dei senatori (e tra i componenti stellati della Giunta per le immunità ) valuta favorevolmente la possibilità di votare No all’autorizzazione a procedere per il leader della Lega.
“Sarebbero più gli elettori che ci perderemmo per strada votando Sì che votando No”, ragiona più di qualcuno.
Il capogruppo Stefano Patuanelli, pur non essendo stato presente alla riunione, si è attestato su una linea che da un lato si può leggere come attendista, dall’altro come prodromica a un voto negativo: “Qui non è una questione di immunità parlamentare, qui si deve valutare c’è stato un preminente interesse pubblico nazionale”.
Un voto politico, dunque, non sulla persona. Un escamotage — giuridico e narrativo — per uscire dallo stallo.
L’assemblea dei senatori si è aggiornata senza trarre alcun dado. I membri della Giunta si incontreranno nuovamente con Luigi Di Maio dopo aver letto, giovedì, la memoria che il ministro dell’Interno depositerà in Giunta, e che dovrebbe essere accompagnata da un testo in cui il governo, Giuseppe Conte in primis, si assumerà la responsabilità politica della vicenda che ha coinvolto la nave della Guardia costiera italiana.
Lì si farà il punto. E al momento non è escluso che si possa far ricorso a un sondaggio sul blog, con tutte le implicazioni del caso.
Ma una decisione non è stata ancora presa. Solo l’ultima della lunga catena di decisioni non prese e che al momento lasciano i 5 stelle immobili davanti al bivio e ai due cartelli segnaletici: “tradire i propri ideali” e “salvare il governo”.
(da “Huffingtonpost”)
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