MAI VISTO UN SALVINI COSI’, HA UNA PAURA FOTTUTA DEL PROCESSO E ABBASSA I TONI CONFIDANDO NEL SALVAGENTE GRILLINO
I PARLAMENTARI LEGHISTI VORREBBERO ROMPERE MA SALVINI TEME CHE MATTARELLA NON MANDI SUBITO ALLE URNE
Mai visto un Salvini così, neanche l’ombra dell’uomo che fa e disfa come vuole, con la giubba che a stento copre la sicumera.
Le parole che non ti aspetti sono pressochè evangeliche, nel senso del porgere l’altra guancia. Eccole: la sorte del Governo non “per nulla legata al caso Diciotti”, “il Governo va avanti e abbiamo tante cose da fare”.
Va avanti dunque sia nel caso che i Cinque Stelle votino No all’autorizzazione a procedere, e questa è una ovvietà , sia nel caso che votino Sì. E questa è una signora notizia. Anche cioè se i pentastellati, in pieno travaglio tra salvare Salvini e salvare l’anima, decideranno di salvare l’anima, spendendo il ministro dell’Interno davanti ai giudici, dove rischia una condanna per sequestro di persona, pur di non tradire gli ideali della loro giovinezza.
Mai visto un Salvini così che, come tutte le persone preoccupate davvero, nega di esserlo perchè l’uomo che si sente forte per definizione non può essere preoccupato per definizione.
E dunque ripete il più classico dei “dormo tranquillo”, “faccio colazione con pane e nutella”, smentisce retroscena attendibili meno di “Topolino”, dopo aver detto di non leggerli, il che cozza un po’ con la logica, perchè non c’è niente che lo infastidisce di più di una immagine di sè non più onnipotente: “Il Senato — prosegue deciderà con coscienza e io rispetterò qualsiasi decisione venga presa”.
Ricapitolando. A botta calda, disse che era pronto a farsi processare poi, dopo aver letto gli atti con Giulia Bongiorno, ha cambiato idea e ha chiesto uno “scudo” per fuggire “dal” processo.
Poi ha annunciato che sarebbe andato in Giunta, e invece ha presentato una memoria scritta, perchè le parole possono volare, invece gli scritti sono più prudenti, ora rassicura che non ci sarà nessuna conseguenza sul governo.
Non è banale l’affermazione, considerati gli umori del pancione leghista: parlamentari inquieti, perchè la questione sta diventando “un fatto di dignità “, un Giancarlo Giorgetti più ombroso e inquieto del solito, per non parlare del Nord.
I capigruppo di Camera e Senato, negli ultimi giorni, sono stati compulsati da telefonate perchè “non si può andare avanti così” e “se spediscono Salvini a processo dobbiamo aprire la crisi il minuto dopo”.
La Lega è un pentolone in ebollizione, di insofferenza, preoccupazione, rabbia.
E c’è un motivo che spiega questa conversione evangelica del Capitano, che non risponde agli insulti, si fa dare del “rompic…..”, e non minaccia sfracelli o ritorsioni.
Il motivo è che il leader leghista è doppiamente sotto botta.
Sotto botta perchè teme il processo e l’unico modo per aiutare i Cinque Stelle ad arrivare al “No” sull’autorizzazione è non stressare troppo le polemiche, tenerla bassa insomma.
Più in generale, politicamente sotto botta. Perchè un fallo di reazione non è affatto detto che porti, automaticamente, a elezioni anticipate, anzi.
E piuttosto che minacciare la guerra con la santabarbara allagata, è meglio non dichiararla. Ecco il punto.
Più di un alto in grado della Lega dice: “Matteo non si fida del Quirinale. Se apriamo la crisi, è difficile che riusciamo ad andare al voto. Solo se avessimo la certezza di votare per le politiche e le europee si potrebbe far saltare il banco, ma questa certezza non c’è, anzi”.
Come noto Mattarella non è un presidente ciarliero, nè in pubblico nè in privato, e certo non ha deciso, per l’occasione, di tradire la sua proverbiale riservatezza di pensiero.
È, in materia, una sfinge anche con i più fidati consiglieri, perchè sa che ogni considerazione, nei momenti delicati, può destabilizzare, alimentare aspettative e dinamiche.
Difficile che possa ragionare del “che fare” in caso di crisi di governo, se la crisi non si manifesta e matura in tutta la sua complessità .
Proprio questa assenza di riferimenti, alimenta, nel Palazzo, supposizioni più o meno fantasiose.
In questi giorni è tutto un discettare dentro la Lega attorno a un presunto attivismo di alcuni consiglieri quirinalizi che, da sempre, “hanno lavorato” per arrivare a un governo tra Pd e Cinque Stelle, operazione che non riuscì all’inizio della legislatura e che potrebbe essere favorita dal cambio di leadership del Pd.
Logica e numeri dicono che le condizioni non ci sono, perchè il Pd, su questa operazione, si spaccherebbe e senza il Pd compatto, non ci sarebbe maggioranza.
Sia come sia, la crisi, spiegano autorevoli colonnelli leghisti vicini a Salvini, è sempre un rischio, perchè sai come ci entri ma non sai mai come ci esci, soprattutto in un Parlamento che non ha voglia di andare a casa, dove, al momento giusto, il partito più forte è sempre il “partito della cadrega”.
L’unica assicurazione, ovvero la possibilità di andare al voto assieme alle Europee, non c’è.
E questo è sufficiente per non forzare, qualunque cosa accada, mantenendo alta la tensione sugli altri dossier, dal Venezuela alla Tav, ma senza mai mettere in discussione l’esistenza del governo.
Almeno ad oggi.
(da “Huffingtonpost”)
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