GENOVA, CORTEO DEGLI IMMIGRATI DI SECONDA GENERAZIONE: “UNITI CONTRO CHI CI VUOLE DIVISI”
“SIAMO STANCHI DI PAGARE LE TASSE SENZA AVERE RAPPRESENTANZA, NON SIAMO PARASSITI, PAGHEREMO NOI IL WELFARE DI QUESTO PAESE”
Circa un migliaio di persone di ogni colore si sono mischiate in una manifestazione con tanta musica e cartelli, bandiere, striscioni; gli organizzatori sono soprattutto immigrati di seconda generazione, persone nate in Italia di ogni età ed estrazione sociale: «Abbiamo deciso di scendere in piazza visto il crescendo di episodi di intolleranza e aggressioni razziste – ha detto Ridvan Antonios del Clici – Questo è un primo passo, da qui in poi vogliamo autorappresentarci, perchè è evidente che la delega non ha funzionato».
Una settantina le associazioni che hanno aderito alla manifestazione: fra i tanti cartelli, “Ribellarsi, tornare al bello”, “Non siamo bersagli facili” e “Uniti contro chi ci vuole divisi”, oltre a molte frasi di Nelson Mandela e a un grande striscione per esprimere “Solidarietà a Mimmo Lucano”, il sindaco di Riace.
Al ritmo dei tamburi e a passo di danza, dopo circa un’ora il corteo è arrivato in piazza della Nunziata. Tantissimi gli italiani, venuti per portare vicinanza, mentre tra gli stranieri sono molte le storie differenti: da chi è appena arrivato col barcone a chi è qui da anni e si è perfettamente integrato, a chi è nato qui e dice «non chiedermi da dove arrivo, ma di dove sono originario». Il futuro, hanno detto, «siamo noi».
Muovendosi in direzione di De Ferrari, i partecipanti al corteo hanno poi dedicato «un minuto di silenzio per chi ha perso la vita cercando una vita migliore, a chi è stato aggredito, a chi ha famiglie che li cercano e non sanno su che tomba piangere, che hanno genitori che cercano i loro figli»; lo stesso minuto di silenzio, hanno detto gli organizzatori, è «anche per le 43 vittime del Morandi, vittime di incuria, indifferenza, incapacità di una politica che pensa che il problema siamo noi: Genova, non farti fregare dai finti discorsi di una politica cieca».
Il corteo ha percorso via Cairoli prima di attraversare via Garibaldi, tra canti e applausi; in piazza Fontane Marose, invece, il coro «odio la Lega!».
Poco prima delle 17, quando la tesa del corteo è sbucata da via 25 Aprile, le persone affacciate dal terrazzo del teatro Carlo Felice hanno applaudito e fotografato.
Arrivato a De Ferrari il corteo ha lanciato un “avviso” alla città : «Preparatevi a un inverno… “africano”. Siamo stanchi di pagare le tasse senza rappresentanza, stanchi di venire guardati come qualcuno cui l’Italia regala qualcosa: non siamo accattoni nè parassiti, noi e i nostri figli pagheremo il welfare di questo paese».
(da “il Secolo XIX”)
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