GIORGETTI: “NELLA LEGA NON C’E’ DIBATTITO, NON C’E’ DEMOCRAZIA, DECIDE UN CAPO”
LO SCHIAFFO DI CONTE, SALVINI CHE REAGISCE MALE, CRITICHE INTERNE AL CARROCCIO
Lo schiaffo inatteso da parte di un premier, Giuseppe Conte, che “se mi credeva un cretino avrebbe potuto dirlo 14 mesi fa”.
Quando esce dall’aula, dopo l’ennesimo gancio sferratogli dal presidente del Consiglio (“Hai mancato di coraggio”), Matteo Salvini ha il volto scuro, è nervoso, forse rassegnato dal fatto che un governo nascerà .
Non si aspettava, certo, tutta queste serie di accuse da parte di Conte. “Pericoloso, autoritario, adesso anche poco coraggioso? Bastava il Saviano di turno per questa sequela di insulti, non il premier”, dirà a più riprese davanti ai cronisti che lo bombardano di domande.
Su tutte le questioni: dall’apertura di una crisi nel bel mezzo di ferragosto, al perchè non ha ancora lasciato il Viminale e ritirato la delegazione ministeriale nonostante volesse tornare al voto.
Sia come sia il Capitano della Lega non immaginava questo finale di scena. Vero è che il gotha leghista lo aveva avvertito nel corso della riunione del mattino: “Guarda che Conte ti insulterà ”.
E lui a tranquillizzare e a replicare con, “risponderò con il sorriso”. E infatti nel corso delle comunicazioni dell’inquilino di Palazzo Chigi, ogni qualvolta che i leghisti borbottavano, Salvini li invitava al silenzio. Segno che, come confida un leghista di peso, “Matteo, fino all’ultimo c’ha provato a ricucire, a trattare con i grillini”.
Però alle 15 e 52 tutto crolla, tutto finisce. Non a caso subito dopo il dibattito il vicepremier, mentre addenta un tramezzino, si lascia andare con alcuni fedelissimi in questi termini: “Quello di Conte è stato il sgarbo istituzionale perchè non si è trattato di comunicazioni, ma di un vero e proprio sfogo”. E ancora: “Non mi sopportava, eppure è rimasto lì 14 mesi. Non pensavo avesse tutto questo odio dentro”.
Nel Salone Garibaldi del Senato le truppe di Salvini sono spaesate. A questo punto le elezioni appartengono alla sfera dei sogni.
Non pensavano che andasse a finire così. “Sapevamo che c’erano in corso delle operazioni fra Pd e cinquestelle ma confidavamo nella tenuta di Zingaretti. Certamente la mossa comunicativa di Renzi ha avuto un impatto”.
Qualcuno, seppur sotto la cautela dell’anonimato, mette in discussione l’atteggiamento ondivago del Capitano. Che un giorno ha chiesto il voto, ma il giorno successivo ha lasciato intendere che la porta del dialogo con i cinquestelle era sempre aperta.
“Non è più lucido”, sussurra un senatore. Claudio Durigon è invece ottimista: “Vedrete che si torna al voto”. Ma anche oggi, nell’aula di palazzo Madama, l’arringa del Capitano è sembrata confusa, un sali e scendi di slogan, senza un filo.
Tuttavia a sera quando Conte sale al Colle Salvini riunisce alcuni soldati e continua a sfogarsi: “Non abbiamo ascoltato idee. Dopo un anno di governo insieme, dunque, solo insulti dal presidente del Consiglio. Che delusione, se mal sopportava la Lega e me e preferiva il Pd poteva dirlo subito”.
Salvini sembra aver perso lo smalto di circa un mese fa. E lascia il Senato, rassegnato che adesso comincerà un’altra sfida. Non invoca la piazza, ma confida nel Capo dello Stato.
Intanto Giancarlo Giorgetti sorride amaro quando gli chiedono se adesso si aprirà o meno la resa dei conti: “Nella Lega non c’è dibattito, non c’è democrazia. Decide un capo”.
Segno che il processo al Grande Capo è solo rimandato.
(da “Huffingtonpost”)
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