GOVERNO E PDL, PER BERLUSCONI SONDAGGI DA NAUFRAGIO
IL PREMIER È AL 22,5%, IN DISCESA LIBERA, PERDE 5 PUNTI IN TRE MESI… IL PDL E’ AL 23,8% E PERDE 4 PUNTI… IL GOVERNO SCENDE AL 21,9%…PER DIVERSI SONDAGGISTI, NEL DISAMORE DELL’ELETTORE VERSO IL CENTRODESTRA, PESA IL “GOVERNO DEL NON FARE”…SE SI ANDASSE AD ELEZIONI PROSPETTIVA SCONFITTA
Invincibile, ma non per sempre.
I sondaggi, un tempo tanto amati, cominciano a raccontare un momento di inedita difficoltà per Berlusconi.
L’ultimo studio è dell’Osservatorio Politico Nazionale Lorien, specializzato in analisi sociali e politiche.
Tra il 21 e il 23 marzo un campione di mille cittadini rappresentativi della popolazione italiana è stato intervistato col classico metodo Cati sull’impatto delle tematiche più urgenti: come incidono Libia, Giappone e riforma della Giustizia sulla credibilità dell’esecutivo?
Ha ragione Giorgio Napolitano quando dice, come ieri in un messaggio inviato al Consiglio nazionale forense, che “le tensioni istituzionali alimentano la sfiducia dei cittadini”?
Spiega il ricercatore Felice Meoli: “Abbiamo analizzato le tendenze dallo scorso dicembre a oggi, ed è chiaro il calo dei consensi per tutte le voci considerate: presidente del Consiglio, governo, Pdl”.
Il giudizio più pesante riguarda il premier, che dal 27,7% del 9 dicembre è sceso al 22,5 della fiducia.
Male anche il Pdl, che passa dal 27,7% al 23,8.
Peggio se la cava il governo che partiva dal 24,2% e plana al 21,9.
Un quadro grigio, che rivede in negativo le stime di altri istituti.
“Effettivamente il dato è pesante — ragiona Renato Mannheimer di Ispo —, però anche a me risulta un calo costante della fiducia nel premier.
“Non saprei dire se siamo davanti a uno scossone più serio dei precedenti — conclude Mannheimer —, anche perchè in Italia capitano momenti di crollo improvvisi. Imprevedibili per definizione, così come le loro conseguenze”.
La retromarcia sul nucleare (propagandato strumento di rilancio del sistema industriale) e sulla Libia (con relative implicazioni su economia e immigrazione) ha portato un senso di delusione anche nell’elettorato di destra.
Sarà forse per questo che Alessandra Ghisleri, la sondaggista preferita di Berlusconi, tace ormai dai primi di gennaio: lontani i tempi del consenso al 60%.
“Il momento è difficile, ma ricordiamoci che l’elettorato berlusconiano è tifoso, non ideologico. Se mi piace una squadra, la scelgo anche quando va in serie B — sottolinea Antonio Noto di Ipr Marketing —. Eppure i numeri contano: sei mesi fa la sinistra stava cinque punti sotto la destra, oggi sono appaiate al 40%.
I sondaggi dicono infatti che la coalizione del centrosinistra potrebbe prevalere se si votasse oggi: “In teoria sì — precisa Nando Pagnoncelli —, ma non mancano i problemi nell’opposizione: divisioni interne, un’agenda mediatica che annulla ogni iniziativa, scarsa capacità costruttiva nel superare quell’antiberlusconismo che ha polarizzato la politica e allontanato il 40% degli aventi diritto dalle urne”.
E il Pdl? “Il vero limite che sta evidenziando Berlusconi è il mancato governo del fare – aggiunge Pagnoncelli -. Più che Ruby o Gheddafi conterà Napoli o L’Aquila”.
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