GRILLO: “A DI MAIO BISOGNA ABBASSARGLI UN PO’ LE PENNE, MA TENERLO”
SOLDI, VIAGGI, NOMINE: E’ SCONTRO SU DI MAIO, LA RIVOLTA NON SI PLACA… SOLDI SPESI, INCONTRI E FREQUENTAZIONI
Forse Beppe Grillo, che presto tornerà a Roma, dovrà affittare una camera stagionale all’Hotel Forum, al quartiere Monti, perchè lo stato d’agitazione dentro il Movimento cinque stelle è permanente, l’aria di Rivolta non è finita, e il processo a Luigi Di Maio è appena cominciato, anche se non ne è chiaro l’esito perchè troppo variegato il fronte frondista.
La pubblicazione, ieri mattina su La Stampa, dell’ultimo capitolo di Supernova, il libro di Nicola Biondo e Marco Canestrari (due ex importanti collaboratori, con vari ruoli, di Gianroberto Casaleggio) in uscita tra due mesi ha provocato una giornata di panico purissimo.
Grillo e Davide Casaleggio venerdì hanno riconfermato la fiducia a Di Maio, mostrandosi in terzetto vicinissimi al funerale di Dario Fo (c’è un patto tra Di Maio e Davide, dal quale Grillo non sembra in grado di prescindere, va dicendo «Luigi deve solo abbassare un po’ le penne, ma dobbiamo tenere lui»).
Nondimeno è altrettanto vero che i malumori dei parlamentari ormai tracimano, vengono esposti ai quattro venti.
L’uomo del sistema
Di Maio è nel mirino per tante ragioni. Innanzitutto perchè in questi mesi si è fissato un’agenda personale di incontri con lobby, poteri, grandi imprese, ambasciatori, per nulla concordati dentro il Movimento (anche altri del direttorio non ne sapevano nulla).
Incontri di rassicurazione nei quali promette che, se andrà a Palazzo Chigi, non farà un governo infarcito di cinque stelle, ma anzi, si servirà di grand commis, garanzia per il sistema.
I parlamentari, che queste cose le hanno sapute sempre in un secondo, fino a poco tempo fa abbozzavano, ora non più. «Era questo il Movimento che volevamo?».
Il discusso Spadafora king maker per la Raggi
Altro capitolo indigesto, la nomina di Vincenzo Spadafora a uomo di punta dello staff di Di Maio.
Spadafora ha avuto un ruolo cruciale e coperto (questo si sa poco) nella formazione della giunta Raggi. Alcuni parlamentari ne chiedono espressamente conto: «Perchè prendere un uomo che era intercettato al telefono con Balducci, nelle indagini sulla Cricca?».
Spadafora non fu indagato; ma appare quanto di più distante dallo spirito delle promesse originarie del M5S. I rivoltosi attaccano, scrive Supernova: «Uno così, Grillo anni fa l’avrebbe preso a calci e mandato via».
I 108mila euro spesi in tre anni
Altro capitolo spinoso, come Di Maio spende i soldi.
Da elaborazioni di Canestrari basate sul sito tirendiconto.it è venuto fuori che Di Maio ha speso 108mila euro in due anni e dieci mesi. I parlamentari in Italia non pagano treni e aerei, come si spiegano questi soldi?
Il secondo, Roberto Fico (il punto di riferimento della Rivolta) spende appena 31600 euro nello stesso periodo. Di Maio ieri ha replicato: «È normale per un parlamentare spendere per attività sul territorio».
Significa che si sta facendo la sua corrente? Alla Stampa estera ha risposto: «Eventi sul territorio è una dicitura fittizia. Tutti quanti utilizziamo fondi, sono gli spostamenti logistici per un normale parlamentare che si muove sul territorio».
L’espressione «dicitura fittizia» ha fatto sobbalzare ancora di più i suoi avversari: «Che vuol dire esattamente?», domanda un deputato del nord.
I numeri dei rivoltosi
Ieri Fico ha smentito la ricostruzione del libro: «Nel Movimento non ci saranno mai correnti interne. Il resto sono chiacchiere da bar». Sarà , ma solo per stare a ieri, la senatrice Bulgarelli s’è scagliata contro «cerchi e cerchietti di potere, invece che facilitare non condividono nemmeno le informazioni. Siamo per la trasparenza eccetera eccetera, e poi risposte, a volte anche banali, zero».
E Paola Nugnes, altra senatrice, è stata lapidaria: «Non amo le correnti, ma il leaderismo mi fa decisamente schifo».
Sono solo la punta di un iceberg. I malumori arrivano a contare poco più della metà del gruppo parlamentare.
Di Maio e Davide hanno un patto; ma al momento Luigi è riuscito nell’impresa titanica di mettere insieme, contro di lui, gli opposti, da Roberto Fico a Roberta Lombardi, una delle poche persone che lì dentro sappiano fare politica, da Carla Ruocco a esterni all’aula di peso, come l’ex assessore Marcello Minenna.
Jacopo Iacoboni
(da “La Stampa”)
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