I CONSUMI PRECIPITANO AI LIVELLI DI DIECI ANNI FA: LE FAMIGLIE NON CREDONO ALLA RIPRESA
PER LE FESTE NATALIZIE PREVISTA UNA CONTRAZIONE DELL’1,2%, PARI A 17 EURO IN MENO A FAMIGLIA… STOP AGLI ACQUISTI DI GENERI DI ABBIGLIAMENTO, LIBRI E MUSICA… AVANZA SOLO LA SPESA ALIMENTARE E QUELLA DEI BENI TECNOLOGICI
La buona notizia è che, forse, nel 2012 andrà meglio; la cattiva è che — quanto a consumi — siamo tornati indietro di dieci anni e che, quando si tratta di spendere, le famiglie non credono alla ripresa.
Uno studio della Confcommercio ha analizzato le previsioni d’acquisto degli italiani per il prossimo Natale e ha scoperto che anche quest’anno le feste saranno sotto tono.
O meglio, le famiglie spenderanno in realtà qualcosa in meno — l’1,2 per cento, al netto della variazione dei prezzi — rispetto al 2009 ( più 0,3 senza tenere conto dei prezzi).
Tutto compreso — regali, panettoni, ma anche bollette e benzina, servizi — il Natale costerà 1337 euro, la spesa destinata alle feste nel 2009 era di 1354 euro.
Diciassette euro in meno a famiglia che — dice la Confcommercio — «sono in linea con la situazione di difficoltà economica».
Questo nonostante il «capitale» netto assicurato dalle tredicesime sia diventato un po’ più ricco (33,4 miliardi, lo 0,7 per cento in più rispetto allo scorso).
Ma a beneficiare di tale crescita è stata soprattutto la quota riservata ai pensionati, i lavoratori dipendenti infatti — a causa della disoccupazione e delle casse integrazioni — hanno vista ridursi la fetta loro assegnata e ciò spiegherebbe la frenata sui consumi.
Senza contare il fatto che — secondo Confcommercio — la fetta si spartisce fra un numero superiore di famiglie (circa 180 mila in più rispetto allo stesso anno) frutto di nuovi ingressi o semplicemente del fatto che i nuclei si frammentano e diventano sempre più piccoli.
Sta di fatto che se — guardando ai numeri — ufficialmente la crisi sta finendo, le famiglie non vedono ancora l’uscita dal tunnel.
La ripresa collegata al mancato aumento dell’occupazione sta dando quindi i suoi frutti, anche se Confcommercio non vede tutto in negativo.
Il Natale sarà difficile, «ma la caduta dei consumi non ci sarà » dice il suo presidente Carlo Sangalli, che questa volta chiede una riforma fiscale che abbassi il carico sui redditi da lavoro, ma non la detassazione delle tredicesime.
Nè i commercianti si aspettano molto dal 2011: la ripresa dei consumi, assicurano, l’anno prossimo (al netto degli effetti inflazionistici) si fermerà allo 0,9 per cento definendo un periodo di «convalescenza» e le spese decolleranno solo nel 2012 (più 1,6).
Di sicuro è che le famiglie fanno le loro scelte e selezionano con precisione cosa e quanto comperare.
Stop agli acquisti di vestiario (meno 4 per cento rispetto al 2009), frenata anche sui libri, la musica e i dvd (meno 1,2): in quella che Confcommercio chiama la quota «tradizionale» dei consumi avanza solo la spesa alimentare, che rispetto al Natale dello scorso anno guadagna lo 0,6 per cento.
Cresce invece la spesa destinata ai settori più innovativi.
Trainata dall’iPod, destinato a diventare il regalo più desiderato di queste feste, la vendita di prodotti tecnologici aumenterà quest’anno del 2,7 per cento.
In crescita anche computer e accessori (più 1,5), stabile la spesa per la telefonia .
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