I CONTI NEI PARADISI FISCALI E LE SOCIETA’ OFFSHORE DI BERLUSCONI
I SERVI DI CORTE SI SCANDALIZZANO SE LA CASA DI MONTECARLO VIENE VENDUTA AD UNA SOCIETA’ OFFSHORE, MA FANNO FINTA DI NON RICORDARE CHI NE APERTE DECINE PER BEN ALTRI AFFARI….I “MORALIZZATORI” CHE NON SI SONO INDIGNATI PER IL PAGAMENTO DI MAZZETTE E PER LE EVASIONI FISCALI CONFERMATE DAI GIUDICI
“Sia ben chiaro: personalmente non ho nè denaro, nè barche, nè ville intestate a società offshore, a differenza di altri che hanno usato e usano queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e pagare meno tasse”: sono le parole pronunciate ieri da Gianfranco Fini nel corso del suo intervento televisivo sulla vicenda Montecarlo.
Chiaro il riferimento a Silvio Berlusconi, il re dei fondi neri all’estero, come hanno accertato sentenze definitive.
Ci riferiamo a quella prescritta dell’avvocato Mills, a quella del processo All Iberian 2 che ha accertato una evasione fiscale di 1.500 miliardi di lire, ma che non potuto decretare la condanna del premier semplicemente perchè, attraverso una legge ad hoc, quella sulla depenalizzazione del falso in bilancio, il fatto non costituisce più reato.
Per non parlare delle sei ville di cui il premier è proprietario tra Antigua e Bermuda, intestate ad offshore.
Per non parlare di una barca di 48 metri e del valore di 13 milioni di euro intestata alla Morning Glory Yachting Limited con sede alle Bermuda.
Fu proprio Mills a metà degli anni ’90 a dare l’indirizzo della nuova strategia permettendo al premier di accantonare centinaia di miliardi di lire, di evadere il fisco, di pagare mazzette come i 21 miliardi a Craxi, di eludere la legge Mammì che impediva a un editore di possedere più di tre televisioni.
Sappiamo che al processo Al Iberian per dichiarazioni taroccate a suo favore il premier è ancora sotto processo.
Ai magistrati milanesi, Mills ha pure nascosto i reali beneficiari di “Century One” e di “Universal One”, le due offshore nell’isola di Guarnsey.
I falsi in bilancio, conseguenza delle società offshore, hanno portato a un altro processo, quello per la compravendita dei diritti Tv.
Ma grazie a una legge ad personam, la ex Cirielli, che ha accorciato la prescrizione, sono state azzerate la frode fiscale per 120 miliardi di lire e l’appropriazione indebita per 276 milioni di dollari fino al 1999.
Restano in piedi quelle fino al 2003.
C’è poi il processo Mediatrade-Rti, con l’accusa di appropriazione indebita e frode fiscale: anche qui i soldi (100 milioni di dollari) sarebbero transitati su banche estere e poi confluiti su conti riconducibili a Berlusconi e ad alcuni suoi manager.
Non vogliamo dilungarci su fatti noti, ma ci limitiamo a una semplice osservazione: c’è chi accusa Fini per la vendita di una casa in cui non c’è alcun indagato (neanche Tulliani) e dove in ogni caso il ruolo di Fini è irrilevante.
Secondo questa corte dei miracolati, Fini dovrebbe dimettersi da presidente della Camera.
Dall’altra parte emerge la figura di uno che di società offshore se ne intende, essendone il proprietario di decine, con procedimenti penali in corso e altri archiviati con leggi ad hoc da lui promulgate e che si permette pure di fare morale agli altri invece che guardarsi allo specchio.
Con contorno di servi che si scandalizzano che una casa di 45 mq sia stata venduta a una società offshore, ma tacciono su chi ha utilizzato le offshore a ivello industriale per i suoi affari planetari.
E’ come paragonare uno che fa un complimento colorito a una ragazza per strada a un maniaco seriale.
Che pattume ipocrita.
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