I DUBBI DELLA UE SUI CONTI PUBBLICI ITALIANI: RENZI METTE LE MANI AVANTI
IL TESORO TEME IL PRESSING PER UNA NUOVA MANOVRA DA 4 MILIARDI
Fatto sta che in queste ore le linee telefoniche tra Palazzo Chigi, il Tesoro e il Berlaymont sono roventi.
E il clima è teso anche alla Commissione europea, se è vero che la paginetta delle raccomandazioni dedicata ai conti pubblici italiani è stata trasmessa dai servizi della Direzione generale Economia e Finanze direttamente al gabinetto del presidente Barroso.
Insomma, il dossier è per tutti una patata bollente e la decisione finale a Bruxelles verrà presa tra questa notte e domani mattina.
Poco prima che la Commissione pubblichi le Countryspecific recommendations, le raccomandazioni per ogni paese della zona euro composte da un giudizio, e una serie di indicazioni, sulle riforme e sulla politica di bilancio.
Ed è proprio questa la parte spinosa per l’Italia.
Roma naviga con il deficit sotto il 3% (per il governo e per la Ue è al 2,6%), ma i conti non tornano del tutto sul deficit strutturale, ovvero quello depurato dal ciclo economico e dalle una tantum
In attesa che nel 2016 entri in vigore il Fiscal Compact con l’ingiunzione di tagliare il debito eccessivo di un ventesimo l’anno, ogni Paese deve assicurare che la sua traiettoria inizi a scendere e avvicinarsi al pareggio di bilancio strutturale, rispettando così il proprio Obiettivo di medio termine.
Ma l’Italia su questo punto potrebbe essere giudicata inadempiente perchè mentre Roma prevede di avere a fine anno un deficit strutturale dello 0,6%, la Commissione lo vede allo 0,8% (noi stimiamo una crescita allo 0,8, la Ue dello 0,6%).
Scostamento che potrebbe portare Bruxelles a sollecitare una manovra da circa 4 miliardi.
C’è poi la questione legata al 2015, con Roma che prevede uno 0,1% e chiede di rinviare al 2016 il raggiungimento dell’equilibrio perfetto, lo zero per cento strutturale, mentre Bruxelles prevede uno 0,7%.
Una diffidenza che potrebbe essere causata anche dall’incertezza, rilevata dalla Commissione, delle coperture degli 80 euro di taglio dell’Irpef.
Per questo il governo teme che l’Unione bocci il rinvio di pareggio di bilancio richiesto dal governo, complicando ulteriormente le cose. Senza contare che il debito continua a crescere, nel 2014 alla quota record del 135,2% del Pil.
Pur consapevoli della situazione, al Tesoro si dicono «tranquilli ». Non solo perchè, come ha detto ieri il ministro Padoan, ci troviamo di fronte a una divergenza metodologica nel calcolo di alcune voci di bilancio, per cui «la diversità di opinione è parte della normale dialettica », ma anche perchè le raccomandazioni di Bruxelles non sono vincolanti.
«Se la Commissione ci consigliasse di intervenire sui conti si aprirebbe un confronto, potremmo tenerne conto o meno», spiegano fonti del governo.
Ma si aprirebbe comunque un fronte polemico che tanto Roma quanto Bruxelles in questa fase politica eviterebbero volentieri.
Per questo al governo sperano che la Commissione limi le virgole in modo da rendere il proprio giudizio meno abrasivo possibile.
Diverso sarebbe se la Ue ci aprisse, tra fine anno e inizio 2015, una procedura per debito eccessivo legata anche al mancato raggiungimento degli obiettivi sul deficit strutturale.
In questo caso sì le indicazioni di Bruxelles sarebbero vincolanti, ma si tratta di un passo che al momento al Tesoro viene considerato «impossibile ».
E in effetti una scelta così legata all’ortodossia del rigore appare improbabile in una fase di debole ripresa, di sentimenti euroscettici e con molte capitali che chiedono apertamente di abbandonare l’austerity
Ma per Renzi e Padoan domani arriveranno anche buone notizie, con un’ottima pagella sulle riforme.
La Commissione darà il via libera a quanto fatto fin qui e spronerà ad andare avanti. Ci sarà l’allarme sulla «gravissima» disoccupazione giovanile e la sollecitazione ad attuare il Jobs Act, giudicato positivo.
Si chiederà di completare la riforma della giustizia civile, di accelerare sulla digitalizzazione dello Stato e di attuare rapidamente la riforma della Pa.
Ci sarà l’ok alla riduzione di Irap e costi energetici per le aziende, un via libera alla revisione dei valori catastali e la richiesta di andare avanti con la delega fiscale.
Infine il solito richiamo a puntare sulle tasse legate ai consumi e alle proprietà abbassando le altre imposte.
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply