RIECCO LA BARZELLETTA DELLE PRIMARIE DI FORZA ITALIA
DOPO LA MAZZATA ELETTORALE FITTO CI RIPROVA, CHIEDENDO ANCHE LO STREAMING… MA BERLUSCONI FA SENTIRE CHI COMANDA: “È NO”.
Politicamente, tutto quello che tocca Silvio Berlusconi diventa una barzelletta.
L’esempio principe sono le primarie nel centrodestra.
Un’utopia o un’araba fenice, fate voi.
Nel dicembre del 2012, prima della scissione di Fratelli d’Italia, il gigante Guido Crosetto, oggi con Meloni e La Russa, le paragonò al pulcino Pio, insopportabile canzone tormentone che dilagò nell’estate di quell’anno: “Le nostre primarie sono diventate il pulcino Pio della politica italiana”.
Le macerie azzurre e il no di Silvio
Sulle macerie berlusconiane del Venticinque Maggio, l’attuale alfiere delle primarie, sia di partito per la classe dirigente, sia di coalizione per i candidati alle elezioni, è Raffaele Fitto, ex governatore incolore ma potente della Puglia.
Fitto le ha rilanciate ieri con l’intervista più solenne e istituzionale che si può, quella al Corsera, e Silvio le ha stroncate per l’ennesima volta: “Chiedo a tutti di non proseguire con uno sterile dibattito a mezzo stampa sulle primarie e a non contribuire così all’immagine negativa che i media ostili costruiscono ogni giorno a nostro danno”.
Raffaele il Sarkozy di Lecce vuole pure lo streaming
Fitto, che coi quasi 300mila voti raccolti alle Europee crede di essere un Sarkozy di Lecce, ha rilanciato: “Non è la discussione che fa male, ma le falsità e i veleni. A Berlusconi chiedo di fare il prossimo ufficio di presidenza di Forza Italia in diretta streaming”.
Per rianimare quel che resta del partitino azzurro i rimedi sono copiati al centrosinistra (primarie) e ai grillini (streaming). Ne verrebbe fuori un mostriciattolo a tre teste.
L’annuncio finto di B. e le ambizioni di Angelino
Nell’autunno del 2012, il tormentone delle primarie fu letale ad Angelino Alfano, allora segretario del Pdl.
La frattura tra B. e l’ex delfino senza quid cominciò da lì, il resto venne dopo. A onor del vero, fu Berlusconi a fare e disfare tutto.
Sfiancato dalle faide interne, Berlusconi annunciò il 25 ottobre una decisione epocale, anticipata già a giugno: “Non sarò più il candidato premier. Con elezioni primarie aperte nel Popolo della Libertà sapremo entro dicembre chi sarà il mio successore, dopo una competizione serena e libera. Il movimento fisserà la data in tempi ravvicinati (io suggerisco quella del 16 dicembre)”.
La Pitonessa in campo e l’ironia di Rotondi
In teoria, perchè poi non si tennero più, le primarie del Pdl sarebbero cadute due settimane dopo quelle del Pd tra Bersani e Renzi, quando il sindaco di Firenze venne sconfitto dalle regole ordite da Nico Stumpo.
Il 26 ottobre Daniela Santanchè dichiara di candidarsi contro il favorito Alfano. La Pitonessa, ancora non tale, sceglie una mela come simbolo della sua discesina in campo. Questo lo slogan: “Me-la mangio, me-la voto”.
Lo sfrenato Brunetta tenta di andare oltre: “Le primarie devono servire anche per il candidato al Colle”. Illusi di essere slegati dal giogo padronale, gli azzurri scoprono la libertà , al punto che Alfano, imprudentemente, spiega: “Saranno primarie di partito ma aperte”. Semplificazione crudele di Gianfranco Rotondi: “Significa che vota anche il primo che passa”.
La minaccia dei soldi: “Non caccio un euro”
All’inizio di novembre, Berlusconi ha già cambiato idea sulle primarie.
Non le vuole più e mette sul tavolo la minaccia estrema: “Se le fate, io non caccio un euro. Voglio vedere dove li trovate tre milioni di euro per farle”. In cuor suo, l’ex Cavaliere teme che l’investitura di Alfano nei gazebo sia la fine del centrodestra padronale.
La resa dei conti arriva in un drammatico ufficio di presidenza dell’8 novembre. Il Condannato è messo in minoranza da “Angelino” e costretto a ingoiare le primarie. Sandro Bondi parla di “brutalità ” mai vista. Venti giorni dopo, le primarie sono diventate uno straordinario e ridicolo circo Barnum con undici candidati.
Gli undici del Circo Barnum: Samorì, Proto, Sgarbi e Marra
I magnifici undici sono: Alfano, Santanchè, il misterioso Samorì (banchiere amico di Dell’Utri), un nobile di nome Silighini Garagnani, l’amazzone Biancofiore, il solito Sgarbi, la Meloni e Crosetto (ancora separati), il veneto Galan, l’indagato Proto, finanche Alfonso Luigi Marra, avvocato anti-banche ed ex fidanzato di Sara Tommasi.
Proto definisce Alfano come “un salmone che va contro la corrente”. Samorì proclama: “Mi temono perchè sono nuovo ma per loro è suonata la campana”. Spunta un rottamatore che vuole ergersi a Renzi del centrodestra: Alessandro Cattaneo.
Il dinosauro torna in campo contro Bersani
Ben presto però ci si rende conto che le primarie non si svolgeranno mai.
I candidati piccoli sono contro Alfano per le regole capestro: ventimila firme da raccogliere in due settimane, necessarie a candidarsi.
A sua volta il segretario del Pdl minaccia di non correre se ci saranno indagati in lizza. Berlusconi, infine, medita di rifare Forza Italia e vuole cacciare “un dinosauro dal cilindro” (ossia lui stesso). Il dibattito sulle regole contempla anche il modello americano (votare nell’arco di due mesi) ma a dicembre è tutto finito. Bersani vince le primarie contro Renzi e B. ci ripensa: “Se il loro candidato non è Renzi allora posso correre ancora io”.
Il modello americano e il destino della Ravetto
Due anni dopo ci risiamo. Basta sostituire Alfano con Fitto e la farsa è la stessa.
Ufficialmente B. ha dato l’incarico a Laura Ravetto di scrivere il regolamento per le primarie.
La fine del tormentone è nota.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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