“I RUSSI SPARANO SUI CIVILI EVACUATI, UN SOLDATO È STATO UCCISO E CI SONO 6 FERITI” ; LA BATTAGLIA PER L’ACCIAIERIA AZOVSTAL DI MARIUPOL CONTINUA
I SOLDATI DEL BATTAGLIONE AZOV RESISTONO, CANTANDO INNI NAZIONALISTI
Cantano di «un ribelle ferito che giace ai piedi della quercia verde nel folto della foresta» i combattenti della Azov decisi a non arrendersi nei cunicoli delle acciaierie Azovstal di Mariupol. È il loro «Bella ciao» del momento.
Una ragazza in mimetica col mitra appoggiato a una spalla ritma con voce limpida e dolce il coro basso e profondo degli uomini. Il suo volto è illuminato dalla tenue luce di una torcia, attorno gli altri s’ intravedono a tratti nella penombra del cunicolo trasformato in bunker.
L’atmosfera è pervasa di passione partigiana: gente pronta a morire pur di non arrendersi. Sono i nuovi modelli di questo Paese in armi, che sta coltivando miti eroici per motivare la determinazione a continuare a combattere.
Marginali e controversi sino a pochi anni fa, i volontari della Azov per molti sono ormai l’esempio da seguire, l’ispirazione per reclute e volontari.
«L’Ucraina è nostra madre e Stepan Bandera è nostro padre», cantano nella seconda strofa, riferendosi al leader fondatore del loro movimento (assassinato da un agente del Kgb a Berlino nel 1959), accusato dai filorussi di aver collaborato con la Germania nazista per combattere i sovietici durante la Seconda guerra mondiale, e che oggi viene rivalutato dalla resistenza come patriota dell’Ucraina libera, irredenta e democratica.
Il nuovo video è apparso sui siti e i social locali assieme a quelli crudi degli ultimi combattimenti ormai dentro il perimetro dell’acciaieria sconvolta dalle bombe. Un altro diffuso ieri mattina mostrava gli effetti dei tiri delle batterie a bordo dalle navi della flotta russa del Mar Nero.
Le ultime cronache raccontano delle unità scelte russe che avanzano verso gli imbocchi delle gallerie dove sono asserragliati i volontari della Azov assieme alle unità regolari dei Marines e della Guardia Nazionale: circa 2.000 uomini in tutto, stimano i russi, di cui almeno 500 feriti.
«I russi sono dentro l’acciaieria da tre giorni», ha ammesso alla tv ucraina Channel 24 , lo stesso vicecomandante della Azov, Sviatoslav Palamar.
Nonostante Putin soltanto il 21 aprile avesse dichiarato che i suoi soldati non sarebbero mai entrati nell’impianto, la realtà dal campo sembra dunque diversa. .
Putin ha bisogno di ottenere almeno un successo in vista delle celebrazioni del 77esimo anniversario della vittoria contro la Germania nazista il 9 maggio e farà di tutto per ottenerlo.
E gli eroi della Azov faranno di tutto per impedirlo.
(da Il Corriere della Sera)
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