I SOLDI DEL CANONE? NON ANDRANNO ALLA RAI
SERVIRANNO A RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE: “COME SI PUO’ UTILIZZARE UNA TASSA DI SCOPO CHE NASCE CON FINALITA’ SPECIFICHE PER ALTRI OBIETTIVI?”
Alla Rai hanno pensato subito alle gesta di Ulisse. E con il passare delle ore il cavallo di Messina ha preso le sembianze di quello di Troia.
La legge di stabilità , infatti, “consegnata” dal governo ai senatori di Palazzo Madama sancisce che del gettito recuperato dall’evasione del canone Rai nelle casse di viale Mazzini non entrerà nemmeno un euro.
Neanche un soldo degli oltre 450milioni stimati dal recupero dell’imposta nelle bolletta elettrica.
La manovra finanziaria per il 2016 prevede, infatti, (articolo 10, comma 8 ) che le eventuali maggiori entrate rispetto alle previsioni di bilancio (circa un miliardo 730milioni) andranno in un apposito fondo dello stato per la riduzione della pressione fiscale.
In maniera più semplice l’evasione recuperata non sarà utilizzata per finanziare — come peraltro prevede la tassa di scopo – il servizio televisivo pubblico ma per abbattere la pressione fiscale.
Un modo, fanno notare all’Usigrai, che rischia di «aumentare ancora di più l’impopolarità della tasse più evasa in Europa».
E già , perchè conti alla mano quasi il 30 per cento degli italiani non ha mai pagato il canone televisivo. Sottraendo alla Tv pubblica tra i mille 600 ai mille 170 milioni di euro in cinque anni.
Ora il governo ha lanciato la sfida: pagare meno per pagare tutti. E forte dell’impegno ha ridotto di 13 euro il costo annuo del canone e ha inserito l’imposta nelle bolletta elettrica. Un disegno ambizioso che ha fatto leccare i baffi ai contabili di viale Mazzini: «Se tutti pagano, finalmente la Rai avrà le risorse necessarie per aumentare i contenuti del servizio pubblico e tralasciare il terreno dei programmi commerciali».
Ma la sostanza è tanto diversa quanto impervio sarà l’iter della legge di stabilità , che per ora se non dovesse essere modificata lascia a bocca asciutta il cosiddetto servizio pubblico.
Conti alla mano, infatti, alla Rai da qui al 2018 andrà circa un miliardo 600milioni di euro (la stessa cifra del 2015), mentre allo stato, circa 450milioni di euro (previsioni) da qui al 2018 che andranno a ridurre altre tasse, tasi, ires…
Un tetto fisso, insomma, non previsto nemmeno dalla legge Gasparri che aveva introdotto la determinazione del canone annuale in base agli investimenti e al tasso d’inflazione.
In questo modo — fa osservare il sindacato Rai — «si chiedono soldi ai cittadini dicendo che sono per la Rai e li si utilizzano per altro.
Nei fatti si smentisce l’obiettivo dichiarato dal governo di aumentare il servizio pubblico».
Va da se che «su questo provvedimento faremo le barricate — afferma Maurizio Gasparri Pdl — Come si può utilizzare una tassa di scopo che nasce con finalità specifiche per altri obiettivi?».
Già , come si può? «Teoricamente non si può…» conclude Gasparri.
Ma i fatti dicono il contrario. Ora la partita si gioca in Senato. E anche il Movimento 5Stelle è pronto alla battaglia.
Non a caso il presidente della Vigilanza Roberto Fico è pronto a ribadire che «se va pagato il canone per la televisione pubblica il canone va alla televisione pubblica».
Come dire: è possibile finanziare con un tassa la riduzione di un’altra tassa?
Paolo Festuccia
(da “La Stampa”)
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