IDENTITA’ PADANA A CACCIA DI ORANGO
DAI PANINI RUBACCHIATI IN CONTO SPESE AL TRADIMENTO DEL PROPRIO ELETTORATO: PER FINIRE IN MUTANDE (VERDI)
Invece di andare a nascondersi per la vergogna rosicchiando i panini al salame padano che si sono rubacchiati in conto spese, i leghisti del dopo Trota hanno deciso di ammazzare il tempo molestando la ministra Cècile Kyenge.
La quale, a differenza del loro stato maggiore, appartiene alla vasta tribù degli umani evoluti, parla un paio di lingue, si è laureata in una università italiana, veste con eleganza, ha un sorriso gentile, è orgogliosa delle sue radici.
Tutte cose che i capi leghisti, quando si riuniscono a cerchio in via Bellerio per annusare le antiche canottiere che il loro Bossi Umberto, elettrotecnico, si faceva comprare con i soldi del Movimento, non riescono proprio a digerire.
“È una negra”. Anzi: “È un orango”, ci hanno fatto sapere i più avvenenti tra loro: Borghezio e Calderoli.
Illusi che il circo di questi incredibili vent’anni non sia ancora finito.
E perciò convinti di poter riacquistare con questi pochi spiccioli gutturali quella “identità padana” con cui hanno coronato ogni loro fallimento politico.
Prima declinandola in una cosmogonia di draghi, druidi, sacri fiumi e sacra rivolta fiscale.
Per poi svenderla in cambio di un paio di miserabili mutande verdi.
Pino Corrias
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