IL BONUS BEBE’ ALLA PADANA BOCCIATO DAL TRIBUNALE DEL LAVORO: AI LEGHISTI DI TRADATE RESTA SOLO IL RUTTINO
IL COMUNE A GUIDA LEGHISTA CONDANNATO A PAGARE GLI ARRETRATI DI TRE ANNI… AVEVA ILLECITAMENTE CONCESSO IL BONUS BEBE’ SOLO AI FIGLI DI ENTRAMBI I GENITORI ITALIANI… PROVVEDIMENTO DISCRIMINATORIO E SCIOCCO
Ricorso respinto e obbligo al pagamento degli arretrati dal 2007 ad oggi.
Non poteva andare peggio al comune di Tradate (in provincia di Varese, amministrato dalla Lega Nord) nella battaglia legale in difesa del bonus bebè riservato “solo ai figli di entrambi i genitori italiani”.
L’attesa sentenza del giudice del lavoro di Milano, depositata ieri, non si limita a respingere il reclamo contro la sentenza di primo grado del luglio scorso (che già definiva discriminatorio il provvedimento), ma dispone anche di pagare i contributi non versati negli ultimi 3 anni.
“Il Collegio — si legge nell’ordinanza — ordina al comune di offrire l’erogazione del bonus bebè ai neonati iscritti all’anagrafe del comune stesso dal 2007 in poi”, con il solo vincolo che uno dei genitori sia residente a Tradate da almeno cinque anni.
Spazzata via dunque la restrizione contenuta nella delibera originaria del comune, che stabiliva come requisito per l’erogazione di 500 euro (contributo alla natalità ) “la cittadinanza italiana di entrambi i genitori”.
La sentenza non lascia spazio a dubbi.
“Non è possibile individuare — si legge — alcun valido motivo di differente trattamento tra cittadini e stranieri, che non sia quello di escludere dal beneficio previsto gli stranieri solo perchè tali”.
“Questa sentenza — spiega l’avvocato Alberto Guariso, che ha seguito la causa e i ricorsi per Asgi e Avvocati per niente — rende giustizia alle nostre richieste. Ripristina la parità di trattamento obbligando il comune a porre rimedio a una discriminazione”.
In sostanza, l’amministrazione di Tradate aveva presentato reclamo contro la sentenza di primo grado, che a luglio aveva ordinato la sospensione del provvedimento, definendolo “discriminatorio”.
Gli avvocati delle associazioni che rappresentano gli immigrati hanno deciso di presentare a loro volta un reclamo, contestando quella parte di sentenza che non ordinava al comune di pagare gli arretrati”.
Il giudice Silvia Ravazzoni, nella sentenza di appello, ha definito “pienamente condivisibili” le decisioni del giudice di primo grado riguardo al comportamento discriminatorio, ricordando “il principio costituzionale di uguaglianza” che “non tollera discriminazioni”.
E, appunto, ha ordinato al comune di pagare i bonus non erogati dal 2007 (anno di pubblicazione della delibera) ad oggi.
Il sindaco di Tradate Stefano Candiani, segretario provinciale della Lega Nord, dice : “Rispettiamo le sentenze, ma in questo caso non corrispondono al sentire dei cittadini. Prima di dire che ci adegueremo alla sentenza, voglio ricordare che ci sono tre gradi di giudizio”.
Forse al sindaco non è chiaro che le leggi non si cambiano in base al “presunto” suo comune sentire o a quello di minoranze padagne.
Perchè fosse per noi , ad es., anche personaggi come lui avrebbero il foglio di via dal nostro Paese.
Ma giustamente la legge richiama all’uguaglianza dei diritti tra italiani e quindi siamo costretti a sopportarlo.
Ci limitiamo a esprimere il nostro pensiero negativo sulle sue tesi, ma non promulgheremmo mai norme discriminanti verso i suoi diritti.
E’ lecito fare una battaglia culturale ma mai sfociare nella discriminazione razziale.
Peggio ancora discriminare i più deboli approfittando del ruolo che immeritatamente si riveste.
In attesa della sentenza di terzo grado, il sindaco di Tradate cominci pure a mettere da parte i soldini degli arretrati che il Comune dovrà pagare a causa sua.
Buon ruttino padano, sindaco.
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