IL CAIMANO TORNA E SFASCIA LA MAGGIORANZA DI MONTI
ICI A PARTE, BERLUSCONI HA OTTENUTO TUTTO: NIENTE IRPEF, NIENTE PATRIMONIALE, TASSAZIONE RIDICOLA SUI CAPITALI SCUDATI, LE NUOVE FREQUENZE TV REGALATE, LA STANGATA SUI PENSIONATI
La stanza più buia di Montecitorio è la sala lettura.
Luogo ideale per un fugace incontro “carbonaro” tra i capigruppo di Pd e Pdl.
Il dibattito sulla manovra era ancora in corso, ma Dario Franceschini e Fabrizio Cicchitto si stavano già confrontando in un luogo adiacente al Transatlantico insieme ad Enrico Letta (Pd) e Simone Baldelli (Pdl).
“Il voto di fiducia è necessario — spiegava Cicchitto — ci serve per tenere insieme tutti”.
Franceschini non escludeva l’ipotesi: “Ma noi vogliamo un accordo meno punitivo sulle pensioni, dobbiamo trovare un compromesso sugli emendamenti”.
Nessun problema, “parlate con Giuliano Cazzola, vicepresidente in commissione Lavoro”, chiudeva il presidente dei deputati Pdl.
Deciso, ma conciliante e con un obiettivo preciso. Durante tutta la seduta era stato seduto accanto a Silvio Berlusconi, arrivato a Montecitorio per imporre la sua linea sul decreto: voto di fiducia o morte.
“Questa manovra contiene diverse cose su cui non siamo aperti — ha detto Berlusconi — tuttavia, il problema non è una singola parte, ma la necessità di approvarla interamente per la situazione che si è creata. Noi sosteniamo il governo lealmente e lo faremo anche se ci saranno, dopo il lavoro della commissioni, delle cose su cui non avremmo un’opinione positiva”.
La manovra così com’è, infatti, non cerca di salvare solo l’Italia, ma anche una buona parte del popolo piddiellino dalla scure delle tasse.
Una patrimoniale vera e propria non c’è e nemmeno l’aumento dell’Irpef che Berlusconi è riuscito ad evitare in extremis.
Mentre i lavoratori e i pensionati, cari al Pd e alla Cgil, vengono stangati.
In più, se la Lega presentasse in Aula una serie di emendamenti condivisibili, metterebbe in seria difficoltà il partito di Angelino Alfano costretto a respingerli. Meglio un accordo in commissione e un voto di fiducia che avrebbe anche il favore di spaccare il centrosinistra.
L’Idv ha infatti annunciato che il decreto non merita la fiducia.
“Perchè in questa manovra l’equità la vede soltanto lei”, ha detto il presidente dei deputati Idv, Massimo Donadi, durante il dibattito, rivolto a Mario Monti.
“Non c’è una tassa sui grandi patrimoni, non c’è niente contro l’evasione fiscale, si abbatte solo su ceto medio e lavoratori”.
Critiche esposte anche poco prima da Franceschini: “Questa non è la manovra del Partito democratico. Capiamo l’urgenza ma noi l’avremmo fatta in un altro modo”. D’accordo con Cicchitto, che ha ribadito come “le differenze tra Pd e Pdl restano inalterate” ma queste misure “possono creare problemi sociali”.
Il Parlamento è momentaneamente fuori dai giochi, anche se Monti lo ha definito “l’unico interlocutore” .
Può limitarsi a qualche modifica in corsa, ma non può scegliere quale politica proporre.
“Anche perchè nessun governo politico sarebbe riuscito a fare questa manovra” ha dichiarato Pier Ferdinando Casini, “ora però chi lo sostiene ci metta la faccia in maniera trasparente, senza furberie” ha chiesto il leader Udc.
E ai due partiti maggiori, Pd e Pdl, conviene assecondarlo, a costo di tagliare fuori gli storici alleati.
“Dobbiamo accordarci su un punto col Pdl, cedendo qualcosa a loro per ottenere una cosa noi — ha spiegato un deputato democratico — e chiedere un paio di modifiche sostanziali direttamente al governo. Di questa manovra c’è bisogno, possiamo solo limitare i danni”.
Che a quanto pare non sono pochi: i parlamentari di entrambi gli schieramenti ieri hanno ricevuto decine di e-mail da elettori scontenti che minacciano di non votarli più.
Il decreto arriverà dal Quirinale a breve, la commissione Bilancio della Camera è già in preallarme e lavorerà nel ponte dell’Immacolata.
Il Pd chiederà un adeguamento sulle pensioni, rivalendosi sui capitali scudati.
Il Pdl insisterà per rivedere la tassa sulla prima casa.
Più difficile che il governo accontenti l’Idv portando la soglia no cash a 300 euro. Dopo l’intervento alla Camera, Monti ieri sera è andato al Senato, dove gli schemi si sono riproposti.
Lega all’opposizione, Idv oppositrice alla manovra, Pd e Pdl in cerca di una mediazione.
Fuori da Palazzo Madama, due vigili urbani discutevano tra loro: “Io ho solo 26 anni di contributi, non mi ci mandano più in pensione”.
L’altro lo guardava, sconsolato: “Già , siamo spacciati”.
Le prossime lacrime saranno le loro.
Caterina Perniconi
(“Il Fatto Quotidiano“)
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