IL CAPITANO TOMMY, EX SKIPPER DI SOLDINI: “NELLA MIA VITA SONO STATO SULLE BARCHE PIU’ BELLE DEL MONDO, MA SONO DI UMILI ORIGINI E MI SONO SENTITO IN DOVERE DI STARE DALLA PARTE DI CHI E’ POVERO”
IL PATRIOTA EUROPEO CAPITANO DELLA ALEX, INDAGATO PER AVER SALVATO VITE UMANE: “SCENDO SOLO DOPO CHE E’ SCESO L’ULTIMO PROFUGO”… NAZICHIC CON IL RICCO CONTO IN BANCA, SAPETE PER QUANTI SOLDI L’HA FATTO? ZERO EURO, PER UN IDEALE, QUELLO CHE VOI NON AVRETE MAI
“Non dormo e non mi lavo da una settimana, ma adesso mi sento un uomo felice, perchè abbiamo salvato 54 persone, le abbiamo aiutate a fuggire dall’inferno della Libia, anche queste nella vita sono soddisfazioni».
Alle nove di sera del giorno più lungo, dopo aver forzato anche lui il blocco del governo italiano come fece la capitana Carola, la barca è ormeggiata al molo Favarolo. E poichè il ministro Salvini non ha ancora autorizzato lo sbarco dei migranti, il comandante Tommy, com’è chiamato a bordo, chiarisce agli uomini della Guardia costiera: «La nostra linea è questa, molto semplice: anche noi dell’equipaggio restiamo a bordo, da qui non sbarca nessuno, noi scenderemo solo in compagnia di queste altre persone che da più di 50 ore condividono questo spazio con noi».
«E’ un vero lupo di mare», racconta Francesca Zanoni del legal team della ong italiana «Mediterranea» qui a bordo non percepisce un euro, è un semplice volontario come gli altri undici membri dell’equipaggio.
Giovedì scorso, nella zona Sar libica, a nord delle piattaforme petrolifere, c’era un gommone di appena quattro metri, azzurro come il mare, con i migranti alla deriva, il suo motore ormai non marciava più.
E quando dal veliero Alex li hanno visti, il comandante Stella non ci ha pensato un solo minuto: ha lasciato il timone a un altro e si è calato sul rhib, il canottino da soccorso, per andare verso di loro. È stato lui ad abbracciare per primo i neonati e le donne incinte e a issarli con i suoi muscoli sempre molto allenati sullo scafo. In salvo. La prima cosa che ha letto nei loro occhi è stata la paura, quella di tornare indietro, in Libia. «Meglio passare cent’anni sulla vostra barca che un solo secondo in Libia», dicevano tutti in un inglese stentato.
La cosa più bella capitata a bordo in questi tre giorni? Il comandante Tommy non ha dubbi: «Quando una delle donne incinte è stata visitata dai medici e ha visto dall’ecografo che il feto era vivo. Non potrò mai dimenticarlo».
(da agenzie)
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