IL CENTRO RADDOPPIA: LISTA MONTI PIU’ UDC APPARENTATI, MONTEZEMOLO E RICCARDI CANDIDATI
DECISIONE PRESA, ACCORDO CASINI-MONTEZEMOLO… POSSIBILE UNA TERZA LISTA DI TRANSFUGHI DEL PDL
La decisione è quasi presa e potrebbe essere annunciata il 22 dicembre in una conferenza stampa: la lista «Verso la Terza Repubblica» potrebbe trasformarsi nella «lista Monti», con l’avallo del premier, anche se non è ancora deciso se ci sarà una sua partecipazione diretta, che viene ritenuta meno probabile.
Tra i candidati dovrebbero esserci Luca Cordero di Montezemolo e Andrea Riccardi.
La lista si apparenterebbe con l’Udc, verificando anche la possibilità di federarsi con una lista di transfughi del Pdl.
La visita a Bruxelles ha messo in moto la macchina elettorale del centro.
In attesa che Monti annunci la sua decisione, i leader cominciano a sfoltire le ipotesi e a fare chiarezza.
Dopo il caminetto nello studio del ministro Andrea Riccardi, il presidente di Italia Futura Luca Cordero di Montezemolo, il leader udc Pier Ferdinando Casini, Lorenzo Dellai, Raffaele Bonanni e il presidente delle Acli, Andrea Olivero, si è decisa la rotta da seguire.
Vista la difficile compatibilità tra l’Udc, nella sua forma partito, e l’agglomerato leggero di società civile di Montezemolo, Riccardi e Olivero, ci saranno in campo due formazioni diverse, apparentate: «Verso la Terza Repubblica» darà vita alla «lista Monti», mentre l’Udc userà il suo simbolo e sceglierà i suoi candidati.
Una scelta meditata e quasi obbligata, quella di rinunciare alla lista unica. Perchè i rappresentanti della società civile non avevano nessun interesse ad appannare la propria forza identitaria originale, annacquandola con innesti di politici di lungo corso.
E d’altro canto, Casini non aveva alcuna intenzione di rinunciare ad alcuni esponenti del suo gruppo dirigente.
La questione candidature è scottante anche per un altro motivo.
Perchè, nel giorno dell’arrivo di Monti a Bruxelles, alla riunione del Partito popolare europeo, molti hanno ipotizzato la possibilità di una riproduzione dell’esperienza del Ppe in chiave nazionale.
Silvio Berlusconi, raccontano in ambiente Pdl, avrebbe avuto sentore (forse grazie anche ad Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea) della visita del premier.
E avrebbe così deciso, con un Pdl sempre più in difficoltà , l’ennesimo cambio di programma: «Se Monti vuole scendere in campo, sarò io a proporlo come federatore del centrodestra».
La prospettiva di un accordo tra il nuovo centro e il Pdl convince una parte importante delle gerarchie cattoliche, dal presidente della Cei Angelo Bagnasco al cardinale Camillo Ruini, che ieri ha detto di aver incontrato il segretario del Pdl.
Ma è una strada difficilmente percorribile.
Monti ha ricordato a Bruxelles che la sua opera si è interrotta quando «il Pdl, con una dichiarazione di Angelino Alfano, mi ha sfiduciato».
Citazione non casuale.
Tradotta dai centristi con un veto a tutti quelli che non hanno sostenuto Monti o si sono astenuti sulla fiducia.
Sono in pochissimi i parlamentari pdl che hanno votato in dissenso al partito sulla fiducia.
Tra i montiani doc pdl della prima ora ci sono: Franco Frattini, Beppe Pisanu, Mario Mauro, Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi, Gianni Alemanno, Giuliano Cazzola.
Ma il veto potrebbe estendersi: ex capigruppo, ex ministri ed esponenti di spicco del Pdl berlusconiano non sarebbero graditi, in quanto corresponsabili del governo Berlusconi.
Tra i pochi ammessi potrebbe esserci Mario Mauro, di area ciellina.
Se non fosse possibile creare una lista di transfughi, potrebbe esserci successivamente una convergenza con quella parte di montiani restata nel Pdl, magari proprio quella che nasce domani nell’incontro di «Italia popolare».
Resta da capire l’atteggiamento che avranno i centristi verso il Pd.
Perchè finora erano in molti a sostenere (in pubblico o in privato) che un’intesa post elettorale con il partito probabile vincitore delle elezioni, il Pd, era l’unica ipotesi possibile.
Un centro con troppi agganci con il Pdl porrebbe un problema.
E intanto anche la pattuglia dei montiani democratici è in fibrillazione.
Beppe Fioroni si sottrae: «Non tiriamo Monti per la giacca, il discorso è ancora astratto».
Ma Marco Follini la vede così: «Si tratta di tenere insieme il rigore e la serietà di Monti con il respiro sociale del centrosinistra. Il pericolo maggiore è questa adunata di colonnelli e sergenti del Pdl che inneggiano a Monti come fino a pochi minuti fa inneggiavano a Berlusconi».
Alessandro Trocino
(da “il Corriere della Sera”)
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