IL FEDERALISMO VA IN FUMO, NAPOLITANO STOPPA IL DECRETO: “IRRICEVIBILE, PRIMA PASSI ALLE CAMERE”
COME AVEVAMO PREVISTO, IL CAPO DELLO STATO HA BOCCIATO LA PROCEDURA DA PATACCARI DEL DUO BE-BO…C’ERA L’OBBLIGO DI “RENDERE COMUNICAZIONE ALLE CAMERE PRIMA DI APPROVARE IL DECRETO IN DIFFORMITA’ DEGLI ORIENTAMENTI DEL PARLAMENTO”… BOSSI HA FORZATO ED E’ CADUTO NELLA TRAPPOLA DI BERLUSCONI, ORA LE ELEZIONI SONO PIU’ LONTANE
Un «non possumus» affidato ad una lettera di poche righe: il Quirinale boccia il decreto sul federalismo municipale varato in fretta e furia ier dal consiglio dei ministri.
Di più: fa sapere di non poterlo emanare.
Ancora di più: il decreto è irricevibile.
Eppure ancora poche ore fa, sbarcando a Bruxelles per il Consiglio Europeo, Silvio Berlusconi aveva risposto ad una domanda sui dubbi del Colle: «Spero di non aver problemi con Napolitano».
La replica è arrivata in tarda mattinata, affidata ad un comunicato: «Il Presidente della Repubblica ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio in cui rileva che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l’esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall’art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l’obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari. Pertanto, il Capo dello Stato ha comunicato al Presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo».
Una lunga ed articolata spiegazione, in punta di diritto, per dire che non si può liquidare come una formalità il no della bicameralina di ieri mattina, che il Parlamento è e resta centrale nell’ordinamento costituzionale, che il Presidente della Repubblica si rifà alla Carta e, in questo caso, all’articolo 87.
Dal Colle per tutta la mattina hanno giurato e stragiurato che ci sarebbe voluto tempo, che il decreto non era ancora stato inoltrato, che addirittura, nel caso della promulgazione delle leggi, si possono attendere anche 30 giorni. Invece sono bastate, per l’esattezza, 19 ore.
Senza che nemmeno il decreto arrivasse a destinazione.
Esultano le opposizioni. Dario Franceschini: «in modo come sempre ineccepibile, determinato e imparziale, Napolitano ha bloccato un procedimento illeggittimo, che ora non esiste più».
La Lega si affida ad un comunicato, che informa di una telefonata tra Umberto Bossi e il Capo dello Stato, ed aggiunge: i leghisti «si recheranno nelle aule parlamentari a dare comunicazioni sul decreto sul federalismo fiscale municipale».
Ma in fondo esulta anche Berlusconi che ha attirato Bossi in un tranello.
Ieri sera infatti, visto che Bossi aveva promesso di staccare la spina in caso di bocciatura del federalismo, lo ha convinto a dire sì al decreto.
Una rottura istituzionale calcolata da parte del Cavaliere per far ricadere sul Quirinale la responsabilità di aver bocciato la legge bandiera del Carroccio. Tra i militanti e i funzionari leghisti il malumore è fortissimo.
Ora la situazione è sempre più confusa: se non si va a elezioni, l’altra possibilità è che l’esecutivo torni indietro e rispetti l’iter previsto dal regolamento della Bicamerale.
In questo modo, per la gioia del premier, trascorrerebbero almeno due mesi. E di voto si riparlerebbe eventualmente in autunno.
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