NAPOLITANO E’ IRRITATO E POTREBBE NON FIRMARE
BOSSI HA IMPOSTO IL DECRETO: “NON RIESCO PIU’ A GESTIRE IL MALCONTENTO DELLA BASE, MI SERVE PER TACITARLA”… BERLUSCONI SI ARRENDE MA DAL COLLE ARRIVANO SEGNALI NEGATIVI
“Andiamo a fare il golpe…». Sono le 19,30.
Il ministro ha appena finito di votare contro la richiesta dei Pm milanesi di perquisire gli uffici di Giuseppe Spinelli, il tesoriere di Berlusconi.
Scherza e sorride amaro il ministro mentre esce dalla Camera e si avvia verso Palazzo Chigi dove sta per iniziare il Cdm.
Sa che verrà varato il decreto legislativo sul federalismo municipale, scatenando l’ira dell’opposizione, dopo il voto di parità espresso dalla bicamerale.
Sa che questo provvedimento non piacerà al Quirinale, che il capo dello Stato avrà un problema a controfirmarlo.
In effetti il malumore del Colle è forte.
Il federalismo fiscale doveva essere un evento politico bipartisan e il ministro Calderoli aveva lavorato a questo obiettivo.
E dire che fino a ieri tutti a parole avevano apprezzato l’ennesimo appello di Napolitano ad uscire dalla «spirale insostenibile di contrapposizioni».
Ora il presidente della Repubblica aspetta di vedere il testo del decreto legislativo, e i suoi collaboratori spiegano che c’è un problema di metodo e di procedure.
C’è una questione non irrilevante e riguarda la valutazione del voto della bicamerale: è un voto negativo o non espresso?
Il timore è che il decreto si configuri come un schiaffo al Parlamento.
Ma come andare avanti? «Senza il federalismo fiscale si va a votare”, ha tuonato Bossi.
Bisogna escogitare una soluzione, altrimenti qui salta tutto. Si è quindi pensato al decreto legislativo. Berlusconi d’accordo. Calderoli, Maroni, Tremonti pure.
Ha frenato Gianni Letta che aveva ricevuto una telefonata preoccupata dal Quirinale. Così il sottosegretario ha fatto presente il problema.
Ma Bossi e i leghisti non sentono ragione.
Berlusconi è infuriato con la composizione di questa bicameralina che era partita come bipartisan ma con l’esponente in quota Fini, cioè Baldassarri, che allora faceva parte della maggioranza. Poi però c’è stata la scissione del Pdl e Baldassarri è passato con il Fli.
Hanno fatto di tutto per convincere Baldassarri a votare a favore del testo sul federalismo municipale.
Si era incontrato con Berlusconi e Calderoli e gli sarebbe stato concesso un miliardo per sgravi agli inquilini e le famiglie nella cedolare secca.
Ma poi è stato chiamato da Fini: o con me o con il Cavaliere.
Si era mosso pure Bossi per convincere il presidente della Camera.
Fini gli avrebbe risposto picche: «Prima togli di mezzo Berlusconi”
Ma il Senatur ha osservato che il federalismo è la bandiera della Lega.
E’ vero che ci sono problemi per via della vicenda giudiziaria del premier: per il momento Bossi rimane fermo in attesa di eventuali nuove rivelazioni dai Pm milanesi.
Certamente la Lega non si farà trascinare nel gorgo, se le cose si mettessero male, avendo nella manica la carta Tremonti o Maroni da giocare al momento opportuno. Intanto si va avanti: da qui il diktat del decreto legislativo.
E non è finita se è vero che al megavertice di ieri si sarebbe discusso di rimettere mano alla composizione della bicamerale in vista del federalismo regionale. Un “riequilibrio” a favore della maggioranza.
Ma questo significa che il presidente del Senato Schifani dovrebbe togliere Baldassarri e metterci uno del Pdl.
A quel punto il presidente della Camera Fini potrebbe dire: manca un rappresentante del Fli e ce ne metto uno mio scelto tra i deputati.
Roba da far perdere la pazienza a Napolitano.
Ancora una volta.
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa“)
Leave a Reply