IL G8 CHE NON SERVE A NULLA
SEMPRE PIU SIMILE ALL’ONU, DOVE SI DISCUTE DI TUTTO E NON SI DECIDE MAI NULLA … IL PIANO ANTI-INQUINAMENTO APPROVATO, MA IN VIGORE TRA 40 ANNI…IGNORATA LA FAME NEL MONDO
Gli 8 Grandi si sono recentemente riuniti nella città giapponese di Toyako con un programma dei lavori di tutto rispetto, da cui avrebbe dovuto uscire una serie di determinazioni impegnative. Un accordo per ridurre l’effetto serra, misure concrete per ridurre la povertà , una risposta decisa contro gli abusi in Zimbabwe da parte del dittatore Robert Mugabe, la creazione di uno scudo antimissile europeo e la proposta di allargamento del G8 a Cina, India, Brasile, Messico e Sudafrica, al fine di farlo diventare un vero e proprio “organismo direttivo” del mondo industrializzato. L’inizio quindi di una nuova era che però, alla luce delle decisioni prese, sembra tutt’altro che prossima.
Andiamo per ordine, le misure sul clima del nostro pianeta. La decisione di Bush, apparentemente clamorosa, di impegnarsi a una riduzione del 50% delle emissioni inquinanti prevede in realtà una messa a regime entro il 2050, tra oltre 40 anni quindi. A parte che Bush a novembre se ne andrà e la patata bollente se la troveranno Obama o McCain, è già sicuro che il Congresso americano non approverà mai una proposta del genere, se non si impegneranno in tal senso anche Cina e India. E Cina e India non ci pensano lontanamente e dicono ” Finora avete inquinato a tutto spiano, possibile che pretendete sostenibilità ecologica proprio adesso che cominciano noi ad espanderci?”. In pratica è come se Cina e India invitassero l’Occidente prima a pulire quello che ha sporcato per secoli e semmai poi loro penseranno al proprio di inquinamento.
In realtà l’atteggiamento avrebbe potuto cambiare se fosse stata accolta la proposta di Sarkozy di trasformare il G8, allargandolo ad altri 5 Paesi. In fondo era nato come G5 nel 1974, poi progressivamente erano entrati l’Italia, il Canada e la Russia. George Bush però non era d’accordo sul farlo diventare un G13, in quanto sarebbe stato poi impossibile far assumere posizioni univoche, vista la presenza della Cina. E’ altrettanto vero però che se le decisioni a 8 sono più facili da prendersi che a 13, come si fa poi a imporle a chi è stato lasciato fuori dalla loro formulazione? No allargamento, no riduzione delle emissione quindi. Sullo Zimbabwe, stessa scena: accordo su un testo per sanzioni al regime da proporre al Consiglio di Sicurezza, tanto si sa già che la Cina porrà il veto.
Capitolo fame nel mondo…La Banca Mondiale aveva chiesto 10 miliardi di dollari per prevenire la crisi alimentare nei paesi poveri, colpiti dal rialzo dei prezzi agricoli. Dopo avere promesso di stanziare 50 miliardi per l’alimentazione e 60 per la sanità entro il 2010, ora il G8 ha promesso 25 miliardi per l’Africa. Peccato che gli impegni che ha preso nel 2005 siano stati rispettati solo al 14%, quindi le premesse non sono le migliori. Al contrario di quello che pensano i “no global”, questo G8 decide ben poco e lo impone ancor meno, è solo un organo di consultazione internazionale che se lo facessero in video conferenza risparmierebbero un sacco di soldi e contestazioni.
Il nodo è un altro: come si fa a governare, con strumenti nazionali, economie il cui aspetto finanziario è mondiale e dove emergono con prepotenza le economie di nuovi Paesi protagonisti che non si possono più bloccare, come una volta, con la logica delle divisioni in blocchi e la minaccia militare? Sono questi gli interrogativi del prossimo decennio.
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