IL GOVERNO IN ARMI SUL BAGNASCIUGA: SPIAGGE IN REGALO AI PRIVATI PER 90 ANNI, L’EUROPA STUPITA CHIEDE CHIARIMENTI
GLI ECOLOGISTI: UN OMAGGIO AGLI SPECULATORI… CONCESSIONI PROLUNGATE E DIRITTO DI COSTRUIRE, LA LOBBIE DEI GESTORI DEI BAGNI: INCASSANO 16 MILIARDI, PAGANO SOLO 102 MILIONI DI IMPOSTE… NEL 2009 SU 573 CONTROLLI, BEN 551 IRREGOLARITA’
Se le notizie stampa sul decreto che cede le spiagge in concessione per 90 anni sono corrette e confermate, la Commissione europea sarebbe “molto sorpresa, perchè il provvedimento non sarebbe conforme con le regole del mercato unico europeo”.
Lo ha indicato stamane una portavoce della Commissione Ue, riferendo che Bruxelles ha chiesto alle autorità italiane chiarimenti sul decreto presentato ieri dal ministro Tremonti.
Criticato per non aver smaltito la burocrazia e non aver fatto nulla per lo sviluppo economico, il Governo improvvisamente ieri si è svegliato ed ha inserito una norma nel decreto sviluppo che ha fatto saltare sulla sedia milioni di italiani.
Rispettando il principio secondo cui “vale tutto ciò che non è previsto dalla legge”, il Governo ha deciso di “regalare” le spiagge ai privati.
La ratio del provvedimento sta nel fatto che non si fanno grossi investimenti negli stabilimenti balneari in Italia, in quanto le concessioni sull’utilizzo dei tratti di spiaggia vengono assegnate di anno in anno.
E così ecco il colpo di genio: dare la concessione novantennale sulla superficie demaniale.
Durante la presentazione del decreto, il Ministro Tremonti ha tenuto a specificare che non si tratta di una vendita di spazio pubblico, in quanto la proprietà rimane allo Stato, ma solo una concessione a fare ciò che si vuole nell’area assegnata per i prossimi 90 anni.
Gli unici paletti entro cui gli imprenditori dovranno muoversi sono i vincoli paesaggistici e ambientali già stabiliti dalla legge.
Certo, se i vincoli ambientali rimanessero inalterati, in teoria difficilmente si potrebero operare sviluppi diversi da quelli già attuati fino ad oggi.
Anche perchè nel decreto è specificato che il diritto di passaggio e di utilizzo dev’essere garantito.
In realtà le nostre spiagge vengono di fatto “vendute” ai titolari degli stabilimenti balneari per quasi un secolo. Poi se ne riparlerà .
Uno stratagemma sul filo dell’incostituzionalità .
Il diritto di superficie è infatti un diritto molto simile alla proprietà privata mentre le spiagge fanno parte del demanio necessario, ossia quella parte del territorio nazionale che non può essere venduta per restare a disposizione di tutti
E’ questo lo stratagemma previsto dal ministro Tremonti per accontentare i potenti sindacati dei balneari italiani, terrorizzati dall’applicazione della direttiva europea sulla libera concorrenza,
L’Italia è infatti sotto procedura di infrazione comunitaria perchè non applica la direttiva Bolkestein ossia l’obbligo di fare aste pubbliche per assegnare le concessioni demaniali, così come succede in tutta Europa.
Tutti possono partecipare e chi offre di più si prende la concessione che, alla scadenza, viene rimessa all’asta, permettendo allo stato di realizzare guadagni proporzionati agli incassi delle attività oltre ad un salutare rinnovo tra i gestori.
Nella proposta di Tremonti a delimitare le aree saranno le Regioni su iniziativa dei comuni d’intesa con l’Agenzia del Demanio.
Il diritto viene rilasciato dietro il pagamento di un corrispettivo annuo e con l’accatastamento delle strutture presenti.
Le risorse provenienti dai diritti di superficie, riscosse dall’Agenzia delle entrate, sono versate all’entrate del bilancio dello Stato per essere riassegnate a un Fondo al ministero dell’Economia per poi essere annualmente ripartite tra la Regione, i comuni, i distretti turistici, e l’erario.
Inoltre sulle aree ‘vuote’ sarà possibile edificare solo in regime di diritto di superficie mentre in quelle già esistenti sarà possibile ristrutturare e anche ricostruire.
Ed è proprio il nuovo cemento all’orizzonte che induce Legambiente a parlare di «un piano casa» al cui interno sarebbe annidato «un regalo senza precedenti a mafiosi, abusivi e speculatori».
Per il presidente dell’associazione, Vittorio Cogliati Dezza, siamo arrivati a «un punto così basso» in cui il «Bel Paese viene smembrato», e dato in pasto «a criminalità e speculatori, privatizzando il patrimonio costiero».
Il Wwf Italia accende «un allarme» per «il pericolo lungo quasi un secolo».
Secondo il Codacons con, quello che chiama, il «Piano spiagge vengono create le premesse per un grande piano di cementificazione del territorio aprendo agli speculatori».
Lo Stato ha incassato “soltanto” 103 milioni di euro provenienti dalle concessioni demaniali marittime a fronte dei 16 miliardi di euro di guadagni stimati per le imprese della balneazione.
Sono questi le cifre relative alla concessioni demaniali marittime (periodo 2009) secondo un dossier dei Verdi intitolato Spiaggiopoli.
Uno stabilimento balneare di 10.000 metri quadrati paga soltanto 1.000 euro al mese, come l’affitto di un bilocale a Roma o Milano.
Nello specifico – si legge nel dossier – uno stabilimento paga in media quasi 1,4 euro per metro quadro all’anno, con punte pari a 0,93 euro per spiagge definite di bassa valenza turistica e 1,86 per quelle di alta valenza.
Il giro di affari degli stabilimenti balneari, «tra i cui privilegi c’è l’esenzione al rilascio dello scontrino fiscale», si apoggia anche sull’evasione fiscale che «per l’Agenzia del Demanio si aggira intorno al 50%».
In base agli ultimi controlli della Guardia di Finanza, afferma il dossier, «nel 2009 su 573 controlli sono state rilevate 551 irregolarità pari a oltre il 96%».
A fronte delle stime che parlano di 16 miliardi di euro all’anno di incassi «i gestori dichiarano circa 2 miliardi l’anno, pur avendo 600.000 addetti nel settore».
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