IL LUNGO VIAGGIO DI YUSRA VERSO LE OLIMPIADI: DA RIFUGIATA AD ATLETA OLIMPICA
HA SALVATO 17 PROFUGHI NELLE ACQUE DEL MEDITERRANEO
I secondi che precedono il tuffo sono i più difficili. Muscoli pesanti, tensione nervosa, la paura di non riuscire nell’impresa.
Un conto, però, è tuffarsi dal blocchetto di una piscina olimpionica, tutt’altra storia è saltare in mare, di notte, nel tentativo di salvare la vita ad altre 17 persone. In fuga dalla guerra.
È la storia di Yusra Mardin, la diciottenne siriana portabandiera alle Olimpiadi del Team dei rifugiati, che ha debuttato nelle batterie dei 100 metri farfalla.
La prima batteria l’ha vinta, poi l’eliminazione in semifinale.
Nonostante questo, Yusra è soddisfatta: “È stato straordinario. Sono molto felice”. Ma la diciottenne avrà un’altra possibilità il prossimo 10 agosto, nei 100 metri stile libero. Una seconda chance che quella notte di un anno fa non le sarebbe stata concessa: “Non potevo annegare quel giorno, perchè io sono una nuotatrice e avevo un futuro da inseguire”.
La ragazza è scappata dalla Siria con la sorella nell’agosto del 2015, arrivando in Libano e poi in Turchia.
Qui sono riuscite a mettersi in contatto con alcuni scafisti per trovare il modo di arrivare in Grecia. Partono, ma la guardia costiera turca blocca la loro imbarcazione, rispedendole indietro.
Le ragazze non demordono e ci riprovano con una barca più piccola, stracarica di persone. Dopo un’ora e mezza di traversata il motore si spegne, nel bel mezzo del Mar Egeo, di notte.
Yusra, con la sorella e altri tre rifugiati, si tuffa in acqua e con un immenso sforzo riescono a trainare la barca verso le coste europee.
Dopo tre ore di nuoto, raggiungono l’isola di Lesbo: la vita di 17 persone, grazie a quell’impresa, è salva.
Dalla Grecia, le due sorelle si spostano prima in Austria, poi in Germania, a Berlino, dove Yusra vive e si allena con il team del Wasserfreunde Spandau 04.
Per il dopo Rio, a cui si aggiunge la partecipazione ai campionati mondiali di nuoto di Turchia 2012, il suo obiettivo è quello di prepararsi al meglio per i Giochi di Tokyo 2020.
Le sue specialità sono i 100 farfalla e i 100 stile libero, anche se la sua speranza sarebbe stata di riuscire a qualificarsi per i 200 stile.
Non potendo gareggiare vestendo i colori del suo paese natale, la giovane nuotatrice siriana ha avuto la possibilità di coronare il suo sogno olimpico grazie al team refugee creato dal Comitato Olimpico Internazionale, per permettere ad atleti scappati da situazioni drammatiche di proseguire la propria carriera sportiva in un altro paese e competere ai massimi livelli.
“Voglio che tutti i rifugiati siano orgogliosi di me – racconta Yusra – e che si sappia che dopo ogni lungo e complicato viaggio, si possono raggiungere risultati importanti”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply