IL M5S SFRATTA IL CENTRO ANTIVIOLENZA A ROMA: ALTRO PENOSO AUTOGOL DELLA RAGGI
IL “MARIE ANNE ERIZE” ASSISTE LE DONNE VITTIME DI VIOLENZE: “C’E’ UN CONTRATTO, PAGHIAMO SEMPRE TUTTO”
“Quante di noi dovranno ancora morire? Restare invalide e abbandonate dallo Stato come Chiara Insidioso? Essere sfregiate dall’acido come Lucia Annibali? Con che coraggio si chiudono i centri antiviolenza?”.
Stefania Catallo ha gli occhi chiari e profondi e un sorriso contagioso che però, in questi giorni, è velato.
L’aveva già salvato due anni fa, quel centro antiviolenza che gestisce alla periferia di Roma e del mondo. Ora la guerra è ricominciata. Il centro “Marie Anne Erize” di Tor Bella Monaca sta per essere sfrattato.
Il municipio a maggioranza Cinque Stelle ha approvato ieri una mozione per rientrare in possesso di alcuni locali, compresi quelli occupati dall’associazione e dal centro che porta il nome della giovane desaparecida argentina. “Nessuno ci ha detto niente. L’ho saputo a mezzanotte del giorno prima, grazie a un passaparola”, racconta Stefania Catallo.
“Noi abbiamo un contratto che si rinnova tacitamente ogni sei mesi. Per mandarci via a luglio, avrebbero dovuto notificarci l’atto di sfratto entro la data dell’ultimo rinnovo, il 6 gennaio scorso. Non è successo. Non solo: paghiamo e abbiamo sempre pagato tutto. Di cosa ci stanno accusando? Una mozione è un atto politico, non amministrativo. Perchè ci stanno perseguitando politicamente?”
Il nuovo fronte di guerra si apre a due anni di distanza da una lunga battaglia: nel 2015 il centro era già a rischio chiusura perchè l’associazione che lo ospitava da quattro anni, la Sirio87, aveva ricevuto lo sfratto.
“Dopo una grande mobilitazione, il contratto è stato rinnovato con tacito accordo di sei mesi in sei mesi, nell’attesa che diventasse definitivo”, racconta ancora Catallo.
“E in questi due anni il centro si è trasformato e ha trasformato il territorio in cui opera”. Dal 2011 ha assistito circa 3 mila donne, “non solo salvandone la vita, ma iniziando insieme un percorso di crescita e di indipendenza”.
Qui oggi c’è una sartoria solidale e una biblioteca di oltre 8 mila titoli. Stefania Catallo è stata nominata ambasciatrice del Telefono Rosa e ha contribuito all’apertura di uno sportello antiviolenza in Romania. “Il centro vive e lotta grazie al volontariato, ai cittadini, ai finanziamenti della francese Fondazione Up. Non certo grazie alle istituzioni italiane”, chiosa la responsabile.
“Come M5S siamo contrari agli affidamenti diretti e favorevoli ai bandi: questa è la nostra politica”, racconta Roberto Romanella a HuffPost.
“Oggi il centro paga un’indennità di occupazione. Metteremo a bando cui potrà partecipare anche il centro “Marie Anne Erize”. Nel frattempo, finchè non verrà decretato un vincitore, le realtà che operano in questi locali non verranno messe alla porta”. E come si salvaguarda il valore sul territorio che nel frattempo hanno creato? “Siamo 5 Stelle, nessuno rimane indietro con noi. Non è solo uno slogan: non rimarranno indietro neanche loro”.
Il centro di Tor Bella Monaca è solo l’ultimo di una lunga lista di realtà sociali che a Roma, in queste settimane, vive sotto alla minaccia di sfratto o chiusura.
Un movimento dal basso che nei giorni scorsi è sceso in piazza del Campidoglio per protestare contro il Comune e l’amministrazione di Virginia Raggi.
“Da troppo tempo le associazioni e gli spazi sociali vivono nell’emergenza, nella consapevolezza che da un giorno all’altro potrebbero venire sgomberati anni di lotte”, tuonano da Decide Roma, la rete che raccoglie le realtà di quella che è stata ribattezzata la “Capitale Solidale”.
Nella lista ci sono scuole, centri che si occupano di integrazione, che lavorano con i bambini, con i disabili, con i malati di Sla.
C’è la Scuola Popolare di Musica di Testaccio, storico spazio culturale e sociale di Roma. Realtà che spesso hanno anche fatto investimenti strutturali sulle sedi che occupano.
“Alla minaccia di questi sgomberi, ordinati dalla famigerata delibera 140 della Giunta Marino e dalla pressione indebita della Corte dei Conti, con incredibile ritardo la Giunta Raggi è riuscita a rispondere con una delibera piccola piccola, che in sostanza ripropone la stessa 140, ordinando di proseguire gli sgomberi, partendo sì dalle realtà commerciali, ma proseguendo prima o poi con le realtà sociali e associative”.
(da “Huffingtonpost”)
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