“IL MARE NEI SUOI OCCHI E IL VESUVIO NEL SUO CUORE”: MIGLIAIA DI NAPOLETANI AI FUNERALI DI DE CRESCENZO
ARBORE E LAURITO: “HA LASCIATO UN’ITALIA CATTIVA, CI RTROVEREMO A NAPOLI IN UN’ALTRA VITA”
Il feretro bianco arriva alle 10.50 tra gli applausi di migliaia di persone in attesa all’esterno della chiesa, già gremita alle prime ore del mattino. La bara passa tra due ali di gente che scatta foto con gli smartphone. Il rito è celebrato da padre Giovanni Paolo Bianco davanti ai cittadini che hanno voluto rendere omaggio all’ingegnere filosofo che ha saputo interpretare l’animo partenopeo: “Ha dato onore alla città , sapeva parlare alla gente. Napoli perde un grande uomo, un uomo d’amore”. Le persone che non sono riuscite a entrare in chiesa ripetono le sue battute nel cortile esterno.
“Il mare nei suo occhi e il Vesuvio nel suo cuore” dice padre Bianco sull’altare.
Nella navata tre minuti di applausi. “Figlio di questa terra – aggiunge il parroco – Luciano De Crescenzo ha sempre sottolineato il suo essere napoletano. Pensava e lasciava pensare. Filosofo, ha saputo tradurre in linguaggio semplice i grandi pensatori e si è definito uomo d’amore, ha definito i napoletani un popolo d’amore. Faceva parte di una tv dove non si gridava, ed è bello consegnare il suo insegnamento a tanti giovani che oggi sono dietro una tastiera e perdono la bellezza dell’incontro”.
Padre Bianco poi legge alcuni versi di “Era de maggio”: “Napoli ha perso un grande figlio”.
In chiesa gli amici di una vita, quelli che ieri si sono recati alla camera ardente allestita in Campidoglio. Marisa Laurito e il sociologo Domenico De Masi, E Renzo Arbore, legato a De Crescenzo da un’amicizia fraterna.
La zona presidiata dalle forze dell’ordine, presente il presidente della Regione Vincenzo De Luca, mentre l’assessore alla Cultura Nino Daniele è stato delegato dal sindaco de Magistris, che si trova a Palermo per la commemorazione di Borsellino. Il Comune ha dichiarato il lutto cittadino, bandiere a mezz’asta.
“Vogliamo dedicare subito una strada della città a De Crescenzo, vico Belledonne perchè lui pensava che dobbiamo ricordarlo con un sorriso e quando c’è un sorriso c’è ancora speranza per il mondo” ha detto l’assessore Daniele scatenando un lungo applauso.
La figlia Paola: “Era un desiderio di papà , ringrazio la città “.
Arbore e Laurito hanno difficoltà a parlare per la commozione, l’attrice e la figlia cercano di sistemare sul feretro corone di fiori e una sciarpa del Napoli donata da un tifoso.
Appassionati i ricordi degli amici sull’altare. “Luciano tocca a me – urla Arbore quasi in lacrime – il regalo più bello è l’applauso della tua Napoli, non so come ricambiare. Penso a quello che vorresti sentirti dire, ma come faccio a sintetizzare la tua vita? Primo in tutto: nell’ingegneria, nello sport, nella filosofia. Non ti posso sintetizzare, posso dire solo alcune cose: la Napoli che hai cantato non è quella del passato, della nostalgia. Napoli ha avuto tante stagioni che ci hanno fatto soffrire: il terremoto, la bambina morta a Forcella, le disgrazie. Ma questa è la Napoli di sempre che sotterrerà tutti noi, la Napoli della bellezza, della cultura, del sole, della sensibilità , dell’amore per il pubblico. La Napoli che sopravvive agli intellettuali che non ti volevano bene. Ti sei vendicato Luciano, scusa se faccio il tuo avvocato”.
E ancora: “Rubavo le tue battute, sei stato un uomo d’amore. Generoso di cuore, meno di portafoglio – sorride – per farti brillare gli occhi bisognava dirti “ti portiamo a Napoli” ma non ti volevamo portare qui da morto. Adesso un regalo: per te il tuo popolo si scambia un segno d’amore”. Strette di mano e abbracci tra i presenti.
Marisa Laurito legge la prefazione di un libro del filosofo, “Panta rei”.
Le pagine ripercorrono velocemente – attraverso i ricordi – la vita di De Crescenzo, la lettura commuove: dalle dimissioni all’Ibm agli amori, dalla figlia agli amici, dai premi ai primi mali.
“Non cambierà mai l’amore che ti vogliamo – dice con voce rotta dal pianto Laurito – hai illuminato la mia vita con l’intelligenza, la cultura, e io ricorderò sempre i tuoi dolcissimi occhi. Se ci sarà una resurrezione, la prossima vita voglio nascere e vivere con te a Napoli, Luciano”.
Il sociologo Domenico De Masi: “Ci ha lasciato l’importanza delle radici, il messaggio dell’allegria – patrimonio dei napoletani – e il messaggio della convivialità . E’ stato sempre “il gruppo”, mai solo. Questi suoi amici carissimi, Renzo e Marisa, gli hanno cantato tutte le canzoni napoletane fino all’ultimo istante e forse , se ci pensate, ognuno di noi vorrebbe morire così. Luciano amava due poesie. La prima di Eduardo, del 1948, dolcissima: “Io vuless truvà pace”, ve la leggo io. La seconda Marisa”.
La seconda poesia dedicata dalla Laurito a De Crescenzo in vita. Gli amici del filosofo – Laurito, Benedetto Casillo, Marina Confalone e De Masi – leggono insieme i versi sull’altare. Glejeses prende la parola: “Voglio ricordare le parole di Luciano: ‘A forza di levare il trucco da Napoli, di dimenticarsi di mandolino, pizza, sole e mare, le stanno togliendo la pelle’ diceva. Noi, Luciano, quel trucco non ce lo toglieremo. E voglio dirvi una cosa: quando girammo la famosa scena del camorrista con Nunzio Gallo, voi non lo sapete, ma per quella scena Luciano fu minacciato dalla camorra. Non l’ha mai detto”.
Poi Vincenzo De Luca: “Ho visto migliaia di persone semplici venendo qui. De Crescenzo sembrava l’uomo di un mondo scomparso, oggi invece ci siamo resi conto che quella immagine gentile, semplice, persino debole, era una grande presenza che ci illuminava”. Il presidente della Regione ricorda il dialogo cinematografico del professor Bellavista con il dirigente milanese e il discorso al camorrista in “Così parlò Bellavista”: “‘I problemi non possono diventare un alibi’ diceva nel film De Crescenzo – sottolinea De Luca – perchè se ci diamo alibi pregiudichiamo il futuro dei nostri figli e rendiamo impossibile la vita nei nostri territori. Un messaggio di rigore dato con gentilezza. De Crescenzo è stato un maestro vero, un filosofo – conclude il governatore – ha lasciato una grande lezione. La grandezza è sempre legata all’umanità e alla semplicità “.
All’uscita del feretro un lunghissimo applauso. “Luciano, Luciano, Luciano” grida la folla che lo accompagna e cerca di toccare la bara all’esterno della basilica. Un corteo spontaneo di cittadini segue l’auto che si allontana tra gli applausi. E alcune donne intonano “Era de maggio”.
(da agenzie)
Leave a Reply