IL PD E’ PRONTO A EPURARE CHI STA CON COFFERATI
SEMPRE FANGO IN LIGURIA
Oggi no. Domani sicuramente. Sergio Cofferati attende le motivazioni con le quali la Commissione di garanzia del Pd ha cancellato il risultato di 13 seggi alle Primarie liguri del centrosinistra.
Dopodichè è pronto a trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica, per fare luce sugli eventuali aspetti penali degli inquinamenti del voto avvenuti domenica 11 gennaio in tutta la Liguria.
A due giorni dalle clamorose dimissioni pubbliche dal Pd, l’ex segretario Cgil è combattivo. E
risponde indirettamente a Debora Serracchiani, vicesegretario del Partito democratico, secondo la quale “non si resta in un partito solo se si vince”.
“Mi aspettavo reazioni come queste — commenta Cofferati, che rincara la dose rispetto a sabato — La realtà è che esco fuori perchè non posso accettare la cancellazione dei valori di questo partito e il massacro che è stato fatto nei confronti delle Primarie, snaturate da poveri stranieri in massa e dalla destra fascista”.
Ma quella di Cofferati potrebbe essere solo la miccia che darà il via a un esodo di massa dal partito.
L’addio dell’europarlamentare ha provocato una reazione a catena nella corrente ligure a sinistra di Renzi.
I primi a fare le valigie potrebbero essere i civatiani di “Liguria Possibile”, che attendono solo l’espulsione da Roma, dopo il ritiro del sostegno a Raffaella Paita e l’annuncio della creazione di una nuova lista di centrosinistra in vista delle Regionali di maggio.
Lo ha confermato anche il leader di Liguria Possibile, il deputato Luca Pastorino: “La nostra regione è la fotografia di un Pd ormai spaccato a metà . Non ci riconosciamo più in un partito che si prepara a cambiare 40 articoli della Costituzione e che continua a sottovalutare quello che è accaduto alle ultime Primarie. Intanto andiamo avanti sulla nostra linea e aspettiamo una risposta da Roma”.
Intanto, nella giornata di ieri, il vicesegretario nazionale Pd Lorenzo Guerini ha provato a fare il pompiere, telefonando personalmente a Pastorino per far tornare sui loro passi i dissidenti.
“Con il solito tono superficiale, mi ha invitato a riconsiderare le mie posizioni — rivela Pastorino — Ma io sono anche il sindaco di un piccolo paese, e da qui le cose le vedo molto bene”.
Le parole di Pastorino sintetizzano un mal di pancia sempre più diffuso tra i civatiani liguri, tra cui compaiono anche Andrea Ranieri (membro del direttivo nazionale Pd) e l’europarlamentare Renata Briano, ex assessore all’Ambiente della Regione Liguria, dirottata a Bruxelles nel maggio scorso anche per presunte frizioni con il governatore Burlando.
La stessa Briano che Raffaella Paita (candidata uscita vincitrice dalle primarie) ha preso di mira indirettamente con ripetute esternazioni.
Per loro e per un’altra decina di civatiani è pronta ad arrivare una raffica di espulsioni. E Civati? “Sa benissimo quello che è accaduto in Liguria e segue attentamente l’evolversi della situazione, — fanno sapere da Liguria Possibile — Prima di fare una mossa, attenderà almeno l’elezione del Presidente della Repubblica”.
E proprio sul tema Quirinale ieri è intervenuto Stefano Fassina, altro esponente della minoranza dem: “Il modo sbrigativo, offensivo per la dignità di Cofferati con cui la sua scelta è stata trattata — dichiara a Rainews24 — peserà notevolmente sul voto per il Quirinale. Bisogna individuare innanzitutto i criteri della scelta, prima del nome. Dobbiamo costruire le condizioni per andare oltre il patto del Nazareno, per il massimo coinvolgimento possibile delle forze di opposizione” .
In attesa dei verdetti della Procura e della Dda sull’esito delle Primarie, sono cominciate le prove per una grande coalizione di sinistra che andrebbe dai civatiani a Sel (“siamo pronti a discuterne” ha fatto sapere Angelo Chiaramonte, coordinatore regionale di Sel).
Con l’incognita Movimento 5 Stelle, dove è in atto una faida interna sulla scelta del candidato da proporre.
Paolo Putti, capogruppo M5S in Comune, ha aperto a un “volto fuori dal nostro recinto”, ma i duri e puri del movimento chiudono le porte a qualsiasi tipo di compromesso sulle alleanze e sui nomi.
Un post sul sito di Beppe Grillo ha liquidato la questione: il candidato si sceglie con le solite regole, niente “salvatori della patria”. E sarà uno del Movimento.
Neanche a parlarne di una coalizione.
L’altro rebus è legato alle prossime mosse di Sergio Cofferati, che qualcuno vede come possibile “padre nobile” di una coalizione in chiave elettorale.
Per ora il “Cinese” conferma la volontà di dedicarsi solo alla sua fondazione.
Ma lascia aperto qualche spiraglio: “È una fondazione culturale, ma si occuperà anche di politica”.
Lorenzo Tosa
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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