IL PIANO PER EMENDARE DUBLINO: SOLIDARIETA’ UE OBBLIGATORIA MA NON AL CENTO PER CENTO
CHI NEGA ACCOGLIENZA SI DEVE IMPEGNARE SUI RIMPATRI ENTRO 8 MESI O SCATTA L’OBBLIGO… VISEGRAD CONTRO COME SEMPRE
La solidarietà europea deve essere obbligatoria in materia di migranti, recita la cornice generale della proposta della Commissione europea sull’immigrazione. Ma non al cento per cento, si capisce leggendo le bozze.
Secondo le anticipazioni ottenute da Huffpost, è questa la sostanza dell’articolato pacchetto voluto dalla presidente Ursula von der Leyen.
Atteso dalla primavera scorsa, rimandato per via della pandemia, il piano verrà presentato domani dai commissari Margaritis Schinas e Ylva Johansson. Ma anche questa volta sarà possibile sfuggire al dovere di accoglienza. E anche questa volta il piano rischia di venire bloccato in Consiglio europeo: Visegrad e Austria sono sulle barricate.
In sostanza, funzionerà così: uno Stato membro potrà scegliere metodi alternativi all’accoglienza dei migranti che affollano in prevalenza le coste italiane e greche.
Potrà cioè impegnarsi a rimpatriare coloro che non hanno diritto a restare in Europa, i migranti economici.
Ma, secondo il piano von der Leyen, dovrà farlo entro 8 mesi, che si riducono a 4 in caso di nuove massicce ondate migratorie.
Se non ci riesce, è obbligato a prendersi la quota interessata al mancato rimpatrio.
Il punto è che durante questi 8 (o 4) mesi, le persone interessate alla procedura restano nel paese di primo approdo.
Ed è questo il problema, dal punto di vista del governo di Roma.
L’anno scorso, l’accordo stipulato a Malta insieme a Francia e Germania, prevedeva che i migranti da rimpatriare fossero intanto trasferiti nei paesi disponibili a occuparsi delle procedure di rientro nei paesi d’origine. Non sarà così.
Questo principio che a Roma ritenevano ormai assodato non è contemplato nel nuovo piano della Commissione, che si propone di emendare — e non cancellare — il regolamento di Dublino, testo che obbliga i paesi di primo approdo a prendersi la responsabilità di esaminare le richieste di asilo.
Nota positiva per l’Italia: il governo ha chiesto e ottenuto il riconoscimento della specificità delle frontiere marittime.
D’ora in poi, chi arriva nelle aree ‘Search and rescue’ (Sar) rientrerà in una categoria speciale della banca dati europea ‘Eurodat’ e dovrebbe avere una corsia preferenziale per rimpatri o ricollocamenti in altri paesi europei.
Ecco, ma ancora una volta il piano di Palazzo Berlaymont non prevede alcun obbligo di accoglienza in senso puro, nessuna condizionalità di tipo sanzionatorio o economico che induca i paesi membri a partecipare attivamente alla redistribuzione.
Esattamente come il piano Juncker del 2015, affossato dai paesi dell’est Europa in primis e gli altri al seguito tranne la Germania. Un destino che potrebbe toccare anche alla proposta von der Leyen.
Perchè, nonostante le concessioni fatte, i paesi del blocco di Visegrad e l’Austria sono sul piede di guerra: contrari al pacchetto della Commissione europea, pronti a bloccarlo in Consiglio europeo. Non a caso, da Bruxelles hanno avvertito Roma. Della serie: il piano von der Leyen è il massimo che si possa ottenere. E non è nemmeno detto che passi, anzi.
Con l’amaro in bocca, l’Italia si prepara ad un lungo negoziato sperando nella volontà di mediazione di Angela Merkel, anche se la presidenza tedesca sta volgendo al termine.
Nel prossimo semestre, a partire da gennaio, il timone dell’Ue passerà al Portogallo, non proprio un paese grande e forte in grado di reggere le pressioni degli Stati membri su un fronte così delicato come l’immigrazione.
Giuseppe Conte intanto approfitta dell’effetto stabilizzatore che la tornata elettorale ha avuto sul governo e rilancia: “Questo governo sa lavorare, per cui ha lavorato molto col governo tunisino, rispettandone prerogative e sensibilità , ma rinforzando il piano dei rimpatri. Ci sarà una sorpresa: un piano di rimpatri più efficace ed efficiente e contiamo di partire molto presto per intensificarli”.
Sia lui che il segretario del Pd Nicola Zingaretti annunciano che il prossimo consiglio dei ministri discuterà di come superare le leggi sulla sicurezza volute da Matteo Salvini quando governava con Conte e i cinquestelle. Ma intanto il fronte di ‘guerra’ sta a Bruxelles: da domani si combatte con l’est e l’Austria e i paesi più restii ad accogliere. Come sempre.
(da “Huffingtonpost”)
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