IL POLITOLOGO FRANCIS FUKUYAMA : “SE VINCE PUTIN, L’OCCIDENTE DIVENTERÀ UNA COLONIA CINESE”
“IL MIGLIOR MODO PER CONTENERE PECHINO È SCONFIGGERE MILITARMENTE LA RUSSIA. MOSCA DEVE PAGARE UN PREZZO MOLTO PIÙ ALTO”
L’aggressione russa dell’Ucraina ha svegliato l’Europa dal sogno di pace eterna in cui si beava dalla caduta dell’Urss. Guerra, inflazione, choc energetici tornano a destabilizzare società e mercati occidentali.
Cina e Russia decretano il tramonto dell’ordine unipolare a trazione americana. E la democrazia liberale, minacciata dentro e fuori – ci dice Francis Fukuyama, influente politologo statunitense noto per il celebre saggio sulla «fine della storia» – sta realizzando di non essere più «la forma definitiva di governo nel mondo».
Ora se l’Occidente vuole sopravvivere non deve ricadere con Pechino nell’errore già commesso con Mosca: «Concedere, per interesse, ai propri rivali strategici leve economiche che possano poi essere usate come armi politiche».
La storia quindi non è mai «finita»: cosa abbiamo sbagliato?
«Dopo la caduta del comunismo, ci siamo compiaciuti della pace e della prosperità di cui stavamo godendo e nell’Europa orientale un’intera generazione è potuta crescere senza conoscere direttamente la dittatura. Il problema è che non abbiamo considerato che prima o poi avremmo dovuto difendere questo nostro modo pacifico di vivere. L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin è stata un campanello d’allarme per tutti noi».
La guerra in Ucraina traccia l’alba di un nuovo ordine mondiale?
«Il mondo si sta dividendo in blocchi, ma in modo diverso dalla Guerra Fredda. Non contano più le vecchie divisioni tra destra e sinistra, ma lo scontro tra dittatura e democrazia, contrapposizione più sul piano politico-valoriale che economico.
Nonostante alcune catene di approvvigionamento strategiche verranno disaccoppiate, l’interdipendenza economica tra Cina Stati Uniti e l’Europa sarà difficile da superare. È probabile però che il sistema finanziario si allontanerà dalla dipendenza esclusiva dal dollaro americano».
E chi sono oggi i «nemici dell’ordine liberale», come li definisce nel suo ultimo libro «Il liberalismo e i suoi oppositori»?
«L’opposizione al liberalismo non è necessariamente correlata a chi sostiene o meno le sanzioni alla Russia: alcuni dei critici più duri delle democrazie liberali sono al loro interno, come negli Stati Uniti o in Europa.
A destra, il liberalismo economico classico si è evoluto nel neoliberismo che ha portato l’economia di mercato all’estremo e ha prodotto un mondo globalizzato diseguale e instabile. Cosa che poi ha innescato reazioni populiste, sia a sinistra che a destra. A sinistra, invece, l’individualismo liberale si è evoluto nella politica dell’identità, in cui la disuguaglianza viene vista come basata su razza, etnia, genere o orientamento sessuale.
Ciò ha prodotto fratture profonde nelle società e una reazione da parte dei gruppi maggioritari già affermati che hanno visto minacciato il proprio predominio».
La Cina è considerata il vero competitor pronto a sferrare l’attacco.
«Penso che il modo migliore per contenere la Cina sia sconfiggere militarmente la Russia.
Ora ?
Se cerchiamo una soluzione a breve termine, questo non porterà la pace ma darà semplicemente nuovo slancio all’aggressione russa. La Russia deve pagare un prezzo molto più alto per la sua brutale invasione, un prezzo che misurerà anche la vera compattezza dell’Occidente. Questo è l’unico modo per scoraggiare la Cina».
Anche la cultura dei diritti individuali, base delle democrazie, portata all’estremo può però minacciarne la tenuta.
«E la questione del crescente illiberalismo di certa sinistra progressista ne è un esempio. Ormai divenuta intollerante nei confronti dei partiti e dei gruppi politici che difendono i valori tradizionali, la sinistra più radicale ha moltiplicato gli attriti nelle società occidentali destabilizzandole ulteriormente».
Il segretario del Tesoro Usa Janet Yellen ha detto che si entrerà nell’era della globalizzazione «solo tra amici». È così?
«Probabilmente un alto grado di interdipendenza tra rivali strategici come Usa e Russia, o Cina, non era una buona idea e il libero scambio deve avvenire tra società che condividono gli stessi valori di base su libertà e democrazia. Gli Stati Uniti e l’Europa non possono più permettersi di dare, per interesse, a Russia e Cina leve economiche che possano poi essere usate come arma politica».
Perché, al netto di contraddizioni e storture, secondo lei, il liberalismo è ancora il migliore dei sistemi possibili?
«Penso che l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin illustri le conseguenze del vivere in una società illiberale. Il liberalismo consiste nel porre limiti al potere statale e nel proteggere i diritti individuali contro lo stato. Senza queste tutele, né i singoli cittadini né i paesi vicini sono al sicuro dalla minaccia che il potere dei dittatori rappresenta. Il liberalismo sopravviverà solo se si difenderà e manterrà ferma la sua fede nei valori fondamentali di uguaglianza, libertà e stato di diritto».
(da Il Giornale)
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