IL PUGNO DI RENZI SUL SENATO
DOMANI VOTO DI FIDUCIA SUL JOBS ACT: IL GOVERNO RIFIUTA IL DIALOGO COL PARLAMENTO
La fiducia sul Jobs Act, il disegno di legge-delega che riforma il mercato del lavoro, ci sarà .
Ieri sera il Consiglio dei ministri ha autorizzato la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, a porre la questione di fiducia sul testo di legge che oggi sarà avviato, alla presenza del ministro Giuliano Poletti, alla discussione del Senato.
Una scelta, quella dell’esecutivo, largamente attesa e giudicata molto negativamente dalla minoranza Pd che sarà costretta ad allinearsi a Matteo Renzi, pena la crisi di governo.
Per scansare ogni equivoco, il bersaniano Alfredo D’Attorre ha assicurato che il voto sarà “sì”.
Salvo poi annunciare che se ne riparlerà alla Camera dove la minoranza democratica ha numeri e postazioni — la presidenza della Commissione Lavoro è governata da Cesare Damiano — che le possono consentire di strappare qualche risultato.
Renzi al momento ottiene due risultati.
Blocca il tira e molla sul testo che sarebbe dovuto uscire dalla discussione di Palazzo Madama e porta “lo scalpo” al vertice europeo di domani.
La soddisfazione, del resto, era evidente ieri sera nel corso della sua presenza a Quinta Colonna di Paolo Del Debbio. Ospite di una Rete4 particolarmente accogliente — tra applausi e battute simpatiche con il conduttore sembravano i fasti del Cavaliere — Renzi ha ben spiegato perchè l’articolo 18 va modificato e dato fondo alle tradizionali “spacconate”: “La legge di Stabilità ? Sono in tanti a gufare ma noi li freghiamo”.
Il voto di fiducia al Senato, per il momento, gli consente di uscire dalla morsa tra la formulazione del testo di legge attuale, cara a Ncd, e le richieste della minoranza Pd. Il governo procederà alla scrittura di un maxi-emendamento, sostitutivo del testo, in cui come già spiegato dal ministro Poletti, “non farà stravolgimenti”.
Ci saranno alcune modifiche che vanno incontro alla minoranza Pd tra cui una limatura al comma che rende possibile il demansionamento e la conferma che il governo provvederà alla cancellazione delle tante forme del lavoro precario — ma senza specificare quali.
Nulla, però, sul punto più controverso, l’articolo 18.
Dovrebbe essere il ministro Poletti a dare rassicurazioni con il suo intervento conclusivo nell’aula di Palazzo Madama rinviando però ai decreti delegati.
“Un “fidatevi” sulla parola che si aggiunge al voto di fiducia a sua volta posto su una legge di delega al governo.
“Il Parlamento viene costretto a dare una delega in bianco”, commenta l’oppositore Pd, Stefano Fassina, il quale annuncia “conseguenze politiche” dopo la fiducia. Parlando con il Fatto Fassina chiama in causa anche il Quirinale su “una votazione fatta in questo modo”.
Il voto del Senato si terrà mercoledì, in piena concomitanza con l’incontro europeo di Milano dove Renzi potrà vantare il successo sull’articolo 18.
Risultato che rappresenta l’obiettivo principale di tutta l’operazione.
L’immagine di un’aula parlamentare chiamata in tutta fretta a dare il via libera al governo, che così incassa i complimenti dalla Ue, rappresenta quello “schiaffo al Parlamento” di cui parla Cesare Damiano che sottolinea anche la “schizofrenia” tra fiducia da un lato e convocazione delle parti sociali dall’altro.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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