IL RITRATTO DEL BRACCIO DESTRO DI TOTI, MATTEO COZZANI, ANCHE LUI AI DOMICILIARI: L’EX SINDACO DI PORTO VENERE È ACCUSATO DI AVER “AGEVOLATO” UN CLAN DI COSA NOSTRA
COZZANI, L’ASCESA NEL SEGNO DELL’ARANCIONE: DA SINDACO DI PORTO VENERE A BRACCIO DESTRO DEL GOVERNATORE LIGURE
In un certo senso Matteo Cozzani era “totiano” quando Giovanni Toti ancora si affacciava di bianco vestito da villa Paradiso con Silvio Berlusconi, e alla Liguria manco ci pensava.
Nel 2013 l’allora giovanissimo (28 anni) laureando in ingegneria diventava sindaco di Porto Venere, dopo avere lasciato il Pdl e Forza Italia, con una lista civica, approfittando delle divisioni del Pd renziano.
Il simbolo? Scritta blu su sfondo arancione. L’idea piacque all’amico Giacomo Raul Giampedrone che pochi mesi dopo vinse ad Ameglia con lo stesso schema (e gli stessi colori). E da lui l’arancio diventò il colore portafortuna di Toti da presidente della Regione
Giovane politico brillante, sportivo e bon vivant (auto sportive e fidanzamento con una quasi miss Padania), così lo descrivono gli articoli dell’epoca: praticamente da sempre impegnato in politica, ma come lavoro anche nelle società di famiglia, la sua “Comart” (fondata nel 2014) e la “Segnalvara” (del padre), attive nel mercato pubblicitario e dei servizi.
Cozzani da sindaco di Porto Venere si fa notare nel suo primo mandato perché incarna quella rivoluzione del centrodestra ligure slegata dai vecchi big forzisti locali, molto cara a Toti. E lo fa in un pezzo di Liguria che storicamente guardava a sinistra. diventa il partner della Regione nel discusso progetto del Masterplan della Palmaria, l’isola che Toti avrebbe voluto trasformare nella “Capri della Liguria” e che verrà poi sdemanializzata passando in gran parte proprio al Comune di Porto Venere. Nel 2018 la conferma: Cozzani vince le elezioni comunali col 66%.
La trasformazione a factotum politico del Presidente avviene a cavallo delle elezioni regionali del 2020, quando Cozzani, che aveva seguito l’avventura totiana di “Cambiamo!” facendo parte del comitato promotore, diventa il coordinatore politico della lista Toti. In quella veste è sempre lui a rispondere per le rime a Ferruccio Sansa nella campagna elettorale, in più occasioni.
Strategia che evidentemente si rivela efficace visto che la lista del presidente diventa il primo partito in Liguria: Cozzani trasloca – restando sindaco – al quarto piano del palazzo di Piazza De Ferrari, a pochi metri da Toti, nell’inedito ruolo di Capo di gabinetto
Nel ruolo di “chief of staff” all’americana Cozzani segue come un’ombra Toti e non rilascia mai un’intervista né una dichiarazione. Nel suo Comune però l’opposizione contesta il doppio ruolo e lui si difende: «Sono incarichi di lavoro e non politici, quelli in Regione, per cui non sarei nemmeno tenuto ad informare il consiglio. Ritengo strumentale questa richiesta. Svolgo un incarico tecnico amministrativo e non di natura politica, a Genova. Detto questo, ci sono obblighi di trasparenza, per cui c’è un decreto regolarmente pubblicato, tanto che i giornali ne hanno scritto. E non c’è alcun tipo di incompatibilità fra i due incarichi», sostiene. Il compenso? «Il mio stipendio – dichiara – ammonta a 65 mila euro lordi l’anno. Continuo anche a fare l’imprenditore, perché sono una persona che comunque per campare deve lavorare: in quanto al mio impegno da sindaco, non ha perso qualità. Al contrario. È assurdo chiedermi di ridurre l’indennità di 670 euro al mese, una cifra ridicola».
Operativo, silenzioso sulla scena pubblica ma onnipresente in Regione. Soprattutto quando c’è da affiancare il governatore nella materia più importante: la sanità. C’è lui alle riunioni con i direttori generali e con Alisa, gestisce in prima persona tanti tavoli con le categorie sanitarie. E anche per questo il suo nome inizia a circolare come possibile rimpiazzo di Toti quando c’è da lasciare l’assessorato, dopo il flop delle politiche del 2022 per Noi moderati. Alla fine la scelta cadrà su un tecnico come Angelo Gratarola. Ma per Cozzani non è certo una bocciatura: per Toti è una sicurezza e intanto nel 2023 lascia il Comune di Porto Venere, che rimane al centrodestra
(da La Stampa)
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