IL SATELLITARE DI GREGANTI, IPOTESI ANTI-INTERCETTAZIONE
TROVATO UN TELEFONO DA ZONE DI GUERRA… LE VISITE AL SENATO OGNI MERCOLEDI’
Che ci faceva Primo Greganti quando il mercoledì, giorno di rigore delle sue visite a Roma, entrava in Senato?
Chi andava a incontrare non si sa, perchè gli investigatori della Procura di Milano che lo pedinavano hanno sempre dovuto abbandonarlo una volta varcato il portone di Palazzo Madama, ovviamente per evitare che il «compagno G» si potesse accorgere di essere seguito. Del resto, se si pensa che tutta questa inchiesta è stata fatta sul campo da soli sette finanzieri – argomento che forse potrebbe meritare qualche riflessione tra i tanti esponenti delle istituzioni accalcatisi ora a congratularsi in buona o cattiva fede con l’autorità giudiziaria –, si intuisce come gli inquirenti temessero di poter prima o poi essere riconosciuti dagli indagati che erano pedinati quasi sempre dalle stesse persone: al punto che una donna del team investigativo, per non dare nell’occhio di fronte ai medesimi pedinati, si è procurata un gran numero di parrucche, con le quali cambiare almeno sommariamente il proprio look da un giorno all’altro
Anche intercettare non è sempre stato agevole.
Frigerio faceva spesso «bonificare» dalle microspie il centro culturale in cui operava. E ora c’è curiosità per quello che potrà essere verificato in un telefono satellitare sequestrato a Greganti nella perquisizione a casa sua.
Utilizzato di solito dagli inviati di guerra in zone senza copertura ordinaria, è ingombrante, peraltro con una grossa antenna-parabola, costa migliaia di euro e anche la telefonata ha un alto costo al minuto, insomma è incongruo per un utente ordinario.
In teoria, però, può avere un altro appeal: se un telefono satellitare chiama un altro satellitare, la conversazione viaggia appunto solo via satellite e non «aggancia» mai alcun ponte radio delle compagnie telefoniche nazionali, quindi non ricade nella modalità tecnica ordinaria delle intercettazioni disponibili dall’autorità giudiziaria.
Soltanto una perizia sull’apparecchio potrà ora verificare se il satellitare corrispondesse a una utenza diversa da quelle note di Greganti e già indirettamente intercettate, e se ne siano recuperabili almeno gli ultimi numeri chiamati
Ieri di questo tema, come pure dei suoi rapporti con le cooperative rosse, non si è parlato nel breve interrogatorio in cui Greganti, difeso dagli avvocati Roberto Macchia e Nicola Durazzo, ha negato di aver mai ricevuto o chiesto soldi a qualunque titolo, ha affermato di non aver mai avuto dagli indagati alcun beneficio economico o vantaggio di lavoro, ha detto di non sapersi spiegare perchè gli altri indagati parlino talvolta di lui come di una persona alla quale dare soldi in funzione di suoi interventi.
Greganti sostiene invece di aver solo promosso da anni la cosiddetta filiera del legno per i suoi benefici ambientali e occupazionali nella realizzazione di edifici, e in questo ambito di aver cercato contatti con chi realizza opere pubbliche, compresi alcuni padiglioni di Expo.
Luigi Ferrarella
(da “il Corriere della Sera”)
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